Negli ultimi giorni si sono intensificati i negoziati tra Israele e gruppi palestinesi, con la Jihad Islamica che si unisce ai colloqui a Sharm el-Sheikh per una possibile tregua e il rilascio degli ostaggi. Tuttavia, la violenza nella Striscia di Gaza continua con morti e feriti, mentre in Israele si susseguono allarmi e proteste internazionali per la crisi umanitaria.
Le trattative di pace in Egitto: un possibile spiraglio
Dopo anni di conflitto, una nuova fase di negoziati si è aperta a Sharm el-Sheikh, in Egitto, con la partecipazione di diverse delegazioni palestinesi, tra cui la Jihad Islamica e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. L'obiettivo principale è raggiungere un accordo per una tregua duratura e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e altri gruppi armati.
Secondo fonti vicine ai colloqui, si sta lavorando per definire le clausole relative al rilascio dei prigionieri, un punto cruciale che potrebbe privare Israele dei pretesti per continuare le operazioni militari. La Jihad Islamica ha espresso ottimismo sulla possibilità di un'intesa nei prossimi giorni, segnando un potenziale passo avanti verso la cessazione delle ostilità.
La situazione sul terreno: vittime e tensioni crescenti
Nonostante le trattative, la violenza nella Striscia di Gaza continua a mietere vittime. Nelle ultime 24 ore, otto palestinesi sono stati uccisi e altri 61 feriti a causa degli attacchi israeliani, secondo il ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas. Dall'inizio del conflitto, il bilancio complessivo delle vittime palestinesi supera i 67.000 morti, con centinaia di migliaia di feriti.
In Israele, la tensione resta alta con frequenti allarmi antiaerei, come quello registrato a Eilat, nel sud del paese. La situazione umanitaria a Gaza è drammatica, alimentando proteste e mobilitazioni internazionali, tra cui una nuova manifestazione a Torino in solidarietà con la popolazione palestinese e contro l'intercettazione della Flotilla diretta a Gaza.
Aspetti politici e reazioni internazionali
Hamas ha mostrato disponibilità a un disarmo parziale, proponendo di affidare la gestione della Striscia a un comitato amministrativo affiliato al governo palestinese, rifiutando però la presenza di un governatore internazionale come Tony Blair. La proposta prevede che Hamas gestisca i negoziati con Israele tramite mediatori, mentre l'Autorità Nazionale Palestinese si occuperebbe dell'amministrazione locale.
La comunità internazionale, inclusa la Caritas, ha rilanciato l'appello per un cessate il fuoco immediato, sottolineando l'urgenza di fermare il conflitto per permettere l'accesso agli aiuti umanitari e la protezione dei civili. Nel frattempo, la visita provocatoria del ministro israeliano Itamar Ben Gvir alla Spianata delle Moschee ha suscitato dure condanne da parte di Hamas, complicando ulteriormente il clima politico.