Vite spezzate dal silenzio: il dramma del bullismo in Italia

Pubblicato: 22/09/2025, 10:31:22 ·

Vite spezzate dal silenzio: il dramma del bullismo in Italia Cronaca

Andrea Spezzacatena – Roma, 20 novembre 2012

Andrea Spezzacatena, quindici anni, si tolse la vita il 20 novembre 2012. La colpa? Indossare pantaloni che, a causa di un innocuo errore di lavanderia, erano diventati rosa. Un gesto che a chiunque altro sarebbe sembrato banale, perfino affettuoso, ma che per i suoi compagni fu il crimine supremo.

Non bastavano insulti e derisioni: occorreva una pagina Facebook intitolata “il ragazzo dai pantaloni rosa”, perché nulla dice “società civile” come la pubblica umiliazione digitale.

Dopo la tragedia, la madre Teresa Manes scoprì l’ampiezza del cyberbullismo subito dal figlio e decise di raccontarlo nel libro Andrea: Oltre il pantalone rosa.

La storia venne trasposta nel film Il ragazzo dai pantaloni rosa, accolto con commozione dal pubblico, quasi a sostituire la reale protezione che Andrea non aveva mai ricevuto.

Michele Ruffino – Alpignano (Torino), 23 febbraio 2018

Michele Ruffino, diciassette anni, si tolse la vita gettandosi da un ponte ad Alpignano.

Vittima di bullismo e cyberbullismo, veniva deriso per la sua disabilità e il suo aspetto fisico. La famiglia cercò aiuto, ma la scuola, magnifica istituzione dedita ai voti più che alla vita, ignorò le segnalazioni.

Dopo la morte, la famiglia si impegnò in iniziative di sensibilizzazione, mentre il dolore rimaneva, insistente, una presenza costante che nessuna buona intenzione scolastica poteva lenire.

Marco Ferrazzano – Foggia, 22 gennaio 2021

Marco Ferrazzano, ventinove anni, si tolse la vita gettandosi sotto un treno.

Era vittima di insulti online e aggressioni fisiche: veniva costretto a capriole e umiliazioni pubbliche, mentre nessuno interveniva, forse perché le istituzioni erano troppo occupate a compilare modulistica o a discutere protocolli teorici.

La madre denunciò gli episodi, ma la giustizia, lenta come un monaco medievale, si mosse solo l’anno successivo. Nel frattempo, il senso di impotenza cresceva, come una nebbia tossica che soffoca chi resta.

Leonardo Calcina – Senigallia (Ancona), 14 ottobre 2024

Leonardo Calcina, quindici anni, si tolse la vita dopo essere stato vittima di bullismo a scuola. Aveva provato a denunciare, ma gli adulti – custodi del privilegio dell’indifferenza – non presero sul serio le sue parole. La scuola era perfettamente informata, ma decise che il decoro ufficiale era più importante della sicurezza di un ragazzo. La famiglia presentò due denunce e consegnò un dossier al Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, chiedendo l’istituzione di un reato specifico per il bullismo. L’incontro avvenne, ma i risultati concreti restarono… invisibili.

Paolo Mendico – Santi Cosma e Damiano (Latina), 15 settembre 2025

Paolo Mendico, quattordici anni, si tolse la vita poche ore prima del ritorno a scuola. Vittima di bullismo fin dalle elementari, i genitori avevano segnalato i fatti più volte, ricevendo risposte inefficaci e tardive, perfettamente coerenti con una scuola che ignora la vita reale per concentrarsi su voti e regolamenti.

Dopo la morte, la Procura dei Minori convocò quattro compagni accusati, mentre la dirigente scolastica dichiarò candidamente di non essersi accorta di nulla. La comunità, incredula e furiosa, organizzò una fiaccolata di migliaia di persone, illuminata da candele e rabbia, un gesto che avrebbe dovuto scuotere le coscienze di chi per anni aveva finto di non vedere.

Le vicende di Andrea, Michele, Marco, Leonardo e Paolo rappresentano solo una piccola parte di un dramma che si ripete in Italia con la monotonia di un rituale funebre.

Non si tratta di incidenti isolati, ma di tragedie annunciate, nate dall’indifferenza, dalla superficialità e dalla complicità silenziosa di chi dovrebbe proteggere.

E mentre i morti lasciano vuoti che nessuna commemorazione può colmare, i feriti sopravvivono con cicatrici invisibili ma indelebili, marchi della violenza quotidiana e della solitudine.

Il bullismo fa vittime reali: uccide lentamente chi resta, annienta chi combatte e spezza il futuro di chi osserva impotente. Ogni silenzio, ogni lentezza, ogni indifferenza è una pietra nella tomba della dignità.

La riflessione non può essere superficiale: scuole, famiglie e istituzioni devono trasformare il dolore in azione concreta, offrire ascolto reale, protezione tangibile e giustizia immediata.

Ogni adolescente che crolla sotto il peso del bullismo è un monito crudele e inequivocabile: il problema non è “loro”, è di tutti noi.

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