L’Italia è già coinvolta nella guerra possibile sulla frontiera est

Pubblicato: 21/09/2025, 10:02:24 ·

Sono ancora troppo pochi a sapere – e ad essere consapevoli -che nell’Europa dell’Est, oggi al centro delle tensioni e del rischio di guerra con la

Sono ancora troppo pochi a sapere – e ad essere consapevoli -che nell’Europa dell’Est, oggi al centro delle tensioni e del rischio di guerra con la Russia, ci sono già più di 3 mila soldati italiani, con oltre un migliaio di veicoli e una ventina di aerei. Sono in Estonia, Lettonia, Bulgaria, Ungheria.

L’impegno militare italiano sul fianco Est della Nato, viene coordinato dal Comando operativo di vertice interforze (Covi), quello situato nel cuore del popolosissimo quartiere Tuscolano di Roma.

Non solo dunque ci sono già boots on the ground, c’è anche la copertura assicurata in caso di necessità dalla Forza di reazione rapida della Nato, che ha sede nella base militare di Solbiate Olona (Varese), sotto comando italiano, in grado di mobilitare 10 mila uomini e oltre 1.500 mezzi di vario genere per affrontare situazioni di emergenza ed essere di supporto alle unità già presenti sul campo.

E poi, come abbiamo visto, ci sono gli aerei militari italiani che in un paio di occasioni si sono alzati in volo contro quelli russi.

L’Italia inoltre si prepara a partecipare all’operazione Sentinella dell’Est rafforzando con due caccia Eurofighter il contingente militare e i mezzi dispiegati lungo il fronte orientale dei confini Nato in Europa.

Martedi il ministro della Difesa Crosetto ha in programma di visitare i contingenti militari presenti nei paesi della frontiera est dell’Europa.

In base agli automatismi del trattato Nato, l’Italia potrebbe trovarsi coinvolta in un conflitto ancora prima di esserne pienamente consapevole.

E’ accaduto sistematicamente che il Parlamento ne abbia discusso a cose già fatte. Ultimo in ordine di tempo l’invio di armi in Ucraina dall’aeroporto di Pisa che era già cominciato mentre la Camera doveva ancora pronunciarsi se mandarle o meno. Al governo in quell’occasione c’era Draghi, ma anche in altri casi, come nei bombardamenti Nato sulla Jugoslavia nel marzo 1999, in base all’Activation order alla fine del 1998, l’Italia aveva avviato le operazioni ancora prima che il Parlamento ne discutesse.

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