Attenzione WhatsApp: queste sono le cinque emoji che non dovresti mai usare

Pubblicato: 20/09/2025, 21:40:37 ·

In un'epoca dominata dalla comunicazione digitale, l’uso degli emoticon è diventato parte integrante del nostro modo di esprimerci.

WhatsApp, novità emoji (www.blitzquotidiano.it)

In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale, l’uso degli emoticon è diventato parte integrante del nostro modo di esprimerci.

Non tutti gli emoji sono sempre appropriati o chiari nel loro significato, e alcuni possono generare fraintendimenti o risultare addirittura controproducenti.

Ecco una panoramica aggiornata sui cinque emoji da evitare assolutamente nell’uso quotidiano, basata su un’analisi approfondita di sistemi di intelligenza artificiale (IA).

L’evoluzione e le ambiguità degli emoji più usati

Nati per arricchire la comunicazione scritta con espressioni emotive, gli emoji si sono trasformati nel tempo, spesso assumendo significati inattesi o ambigui. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di analisi rapida e contestuale, ha identificato cinque simboli che conviene evitare per evitare fraintendimenti nei messaggi via WhatsApp o altre piattaforme.

Le mani giunte: da preghiera a gesto ambiguo

Il primo emoji da evitare è quello delle mani giunte. Originariamente pensato come simbolo di preghiera o ringraziamento profondo, il suo significato si è evoluto fino a rappresentare anche un gesto di “darsi il cinque”. Questa ambivalenza porta a confusioni: alcuni lo utilizzano per augurare buona fortuna, altri come saluto o per celebrare un risultato condiviso. Questa doppia interpretazione rende il simbolo poco chiaro e a rischio di malintesi.

Il facepalm: un’espressione spesso percepita come negativa

Il secondo emoji da evitare è il volto con la mano sulla fronte, noto come facepalm. Utilizzato comunemente per esprimere frustrazione o delusione verso situazioni assurde, viene però percepito frequentemente come segno di condiscendenza o atteggiamento passivo-aggressivo. L’IA sottolinea come possa essere interpretato come un giudizio silenzioso, ostacolando una comunicazione empatica e rispettosa.

L’emoji del pagliaccio: da divertente a simbolo di derisione

Il terzo simbolo da non usare è l’emoji del pagliaccio. Nato per indicare il divertimento, è stato adottato dalla cultura internet per indicare una persona ridicolizzata o che ha fatto una figuraccia. L’associazione con umiliazione e vergogna ha trasformato questo emoji, originariamente di allegria, in un simbolo di derisione e disprezzo, inadatto nella maggior parte dei contesti sociali.

La bomba: un simbolo potenzialmente allarmante

Il quarto emoji da evitare è la bomba. Sebbene possa sembrare utile per sottolineare una notizia scioccante o importante, il suo impiego può generare ansia o una percezione di pericolo ingiustificata. In un contesto sempre più sensibile a messaggi che possono scatenare allarmi, l’IA consiglia di preferire descrizioni più esplicite e meno ambigue per evitare fraintendimenti.

Il pollice in su: da segno di approvazione a risposta fredda

Infine, l’emoji del pollice verso l’alto, un tempo simbolo universale di approvazione, ha perso la sua efficacia comunicativa. Spesso è interpretato come una risposta generica e talvolta condiscendente, specialmente in ambienti lavorativi o formali. L’IA suggerisce di adottare emoji più espressivi o di utilizzare parole per trasmettere risposte più sincere e dettagliate.

Implicazioni dell’uso degli emoji nella comunicazione digitale

L’analisi degli emoji meno consigliati fa emergere come la comunicazione digitale, seppur arricchita da simboli grafici, necessiti di consapevolezza e attenzione. La stessa intelligenza artificiale, nata per interpretare e simulare capacità umane come il ragionamento e l’apprendimento, offre un prezioso supporto per comprendere le sfumature e i rischi legati a un utilizzo poco attento di questi simboli.

L’IA, infatti, ha ormai un ruolo chiave nell’analisi dei linguaggi digitali: riesce a cogliere le variazioni semantiche, le ambiguità e le percezioni culturali che si evolvono nel tempo. Questo consente non solo di migliorare la qualità delle interazioni online, ma anche di ridurre i conflitti e le incomprensioni.