Un irregolare del liberalismo come Daniele Capezzone scrive un libro su quattro uomini sgradevoli - Trump, Musk, Milei e Netanyahu - che forse sbagliano molto …
Un irregolare del liberalismo come Daniele Capezzone scrive un libro su quattro uomini sgradevoli - Trump, Musk, Milei e Netanyahu - che forse sbagliano molto o tutto, ma servono all’autore per indicare gli errori delle democrazie sotto attacco
C’è un personaggio in Italia che si può ben definire come un “irregolare del liberalismo”. Estroso, caustico, politicamente scorretto, uno che gode a ottenere la simpatia della gente comune e si diverte a suscitare fastidio nei circoli che lui stesso definisce “progressisti conservatori”, conformisti e benestanti. È un genere che annovera pochi esemplari o forse solo uno. Sto parlando di Daniele Capezzone. Scrive, in qualità di editorialista e di direttore editoriale, su un giornale, Libero, inviso al mondo intellettuale e politico che si riconosce nel centrosinistra. Non si fa grandi amici nelle maggiori testate, da lui punzecchiate con masochistica puntualità; eppure è quasi impossibile scansare i suoi articoli o i suoi innumerevoli interventi televisivi per una ragione semplice: perché in quello che dice o scrive c’è sempre un grano di intelligenza, una sfumatura di anticonformismo vero e non soppesato per ricavarne qualche vantaggio a breve. Insomma, Capezzone è sgradito al “main stream” dell’opinione bene orientata, ma in questa cupidigia un po’ snobistica di solitudine, nella volontà di non mischiarsi con la massa, egli ha plasmato una figura più unica che rara nel panorama dell’informazione. È il liberale solitario, come il cavaliere del Far West.
Da pochi giorni è in libreria il suo più recente lavoro (ultimo di una nutrita schiera di titoli scelti con cura per svolgere il filo di un discorso coerente e ora vedremo quale): Trumpisti o muskisti, comunque “fascisti”, editore Piemme. Il senso è chiaro: la sinistra a corto di idee cerca nemici ovunque. E appiattisce la realtà, qualsiasi realtà offerta dal mondo moderno, nello stereotipo del fascismo. Il libro è uscito in coincidenza con l’omicidio di Charlie Kirk in Usa e riflette bene in clima d’intolleranza e di odio in cui è maturato. Se parliamo di stereotipi, Trump si presta perfettamente allo scopo; Elon Musk idem, anche se adesso i due hanno litigato senza risparmio. Ma si potrebbe continuare. L’argentino Milei è odioso nella sua volontà di cancellare con la sega tutti gli schemi veri o falsi di una visione politica che nel tempo è diventata anche, se non soprattutto, lo scudo protettivo delle corporazioni e dei ceti privilegiati. Sbaglia, Milei? Forse sì e probabilmente alla lunga sarà sconfitto. Tuttavia è un combattente, uno che getta non un sasso bensì un macigno nello stagno. E poi c’è Bibi Netanyahu: l’uomo nero per eccellenza, indifendibile. Quello che sta facendo a Gaza non piace a nessuno, di certo non a uno spirito liberale che ama la democrazia israeliana e ha ripugnanza per questa torsione estremista. Eppure non si sfugge all’impressione che tanti fustigatori di Israele, tanti che piangono giustamente per i bambini palestinesi e non hanno mai versato una lacrima per i bambini ucraini uccisi dallo stillicidio dei droni russi, siano mossi solo da odio ideologico verso Gerusalemme, sordi a qualsiasi richiamo alla verità dei fatti.
Trump, Musk, Milei e Netanyahu. Quattro individui sgradevoli. Un avventuriero della politica che ha foderato d’oro lo studio ovale della Casa Bianca, quasi fosse un bordello del Texas, amico di Putin e “deluso” da lui a settimane alterne; un geniale costruttore di sogni avveniristici, privo di equilibrio ma deciso a realizzare la sua utopia laica; un altro pazzerello che ha introdotto forme di liberismo quasi sfrenato nel paese di Peron e della “destra sociale”; infine l’uomo che ha rinnegato i presupposti su cui è stato fondato circa ottant’anni fa lo Stato d’Israele, ma non se ne cura perché ritiene, certo errando, che sia questo l’unico modo, ancorché sanguinoso e doloroso in forme inaccettabili, per salvare la sostanza del sionismo e la ragion d’essere dell’ebraismo nel mondo moderno. Questa non è la recensione del libro di Capezzone. È solo un breve articolo che prende spunto dalle sue pagine non per riservargli un elogio di maniera, che anzi dell’autore andrebbero ricordati anche i compromessi: lui liberal-liberista accetta di riconoscersi in una destra, da Salvini a certe correnti di FI e di Forza Italia, che di liberale hanno poco, almeno se pensiamo alla missione di fondo: riduzione delle tasse e lotta contro le incrostazioni burocratiche.
Eppure, detto questo, il nocciolo del discorso è chiaro. Va salvato l’Occidente dalla miriade di minacce che incombono. È una battaglia dura, spesso terribile, della quale non si conosce il vincitore. Eppure il campo è quello che vediamo: l’Ucraina è ora la Polonia, il Baltico; e poi Israele, Gaza e la Cisgiordania, la Siria e l’Iran appena bombardato fino allo Yemen. Un conflitto è in corso e l’Europa fatica a scegliere da che parte stare. I quattro sgraziati, riprovevoli e contraddittori difensori dell’Occidente sono quei quattro che abbiamo citato. Compito di noi europei non rassegnati consiste nell’insegnare loro le buone maniere. E magari non basterà.