
Il costo degli affitti nelle principali città italiane continua a crescere, alimentato da speculazioni e dalla mancanza di interventi strutturali. Milano, Firenze e Roma guidano la classifica dei rincari, mentre studenti e giovani lavoratori faticano sempre più a trovare soluzioni abitative accessibili. L’assenza di politiche efficaci rischia di aggravare ulteriormente una crisi che mina la coesione sociale e il diritto all’abitare.
Un mercato fuori controllo: numeri e tendenze
Nel 2024 il prezzo medio degli affitti in Italia ha registrato un aumento del 10,6%, raggiungendo i 13,8 euro al metro quadro, con previsioni di ulteriori rincari nel 2025. Nelle grandi città la situazione è ancora più critica: a Milano si sfiorano i 24 euro al metro quadro, a Firenze si superano i 22 euro, mentre a Roma i quartieri centrali vedono aumenti a doppia cifra.
La domanda resta alta, ma l’offerta di case in affitto si riduce, complice la crescita degli affitti brevi e turistici. In quartieri centrali e ben collegati, i canoni crescono fino al 12% in un solo anno, rendendo sempre più difficile trovare una casa a prezzi sostenibili.
Le conseguenze sono evidenti: famiglie, giovani e studenti sono costretti a spostarsi in periferia o a rinunciare all’autonomia abitativa, mentre la pressione sui prezzi si estende anche alle zone meno centrali.
Speculazione e affitti brevi: chi ci guadagna davvero?
Il boom degli affitti brevi, alimentato dalle piattaforme digitali e dal turismo, ha ridotto drasticamente la disponibilità di alloggi a lungo termine. Proprietari e investitori preferiscono locazioni temporanee più redditizie, lasciando fuori dal mercato chi cerca una casa stabile.
Questa dinamica favorisce la speculazione immobiliare: i prezzi salgono, i contratti diventano sempre più brevi e precari, e la casa si trasforma in un bene di lusso accessibile a pochi. Le città d’arte come Firenze e Venezia sono esempi emblematici, ma il fenomeno si estende ormai a tutte le grandi metropoli.
La mancanza di regole efficaci e di controlli sulle locazioni brevi ha permesso a pochi di arricchirsi a discapito della collettività, aggravando la crisi abitativa e alimentando tensioni sociali.
Studenti e giovani lavoratori: le vittime invisibili del caro-affitti
Gli studenti universitari sono tra i più colpiti: nel 2025 il costo medio di una stanza singola supera i 600 euro al mese, con aumenti tra il 7% e il 10% rispetto all’anno precedente. A Milano si arriva a 659 euro per una stanza, a Bologna oltre 600 euro nelle zone centrali.
Questa situazione spinge molti giovani a rinunciare alle città universitarie più prestigiose o a condividere appartamenti sovraffollati, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita e sul diritto allo studio.
Anche i giovani lavoratori e le famiglie a basso reddito sono costretti a scelte dolorose: vivere in periferia, accettare condizioni abitative precarie o destinare una quota sempre maggiore del proprio stipendio all’affitto.
Politiche assenti e responsabilità istituzionali
Nonostante l’emergenza sia sotto gli occhi di tutti, le risposte delle istituzioni restano deboli e frammentarie. Mancano misure strutturali per incentivare gli affitti a lungo termine e per aumentare l’offerta di alloggi accessibili.
Le politiche di controllo dei canoni sono spesso inefficaci o assenti, mentre i fondi per l’edilizia popolare risultano insufficienti rispetto alla domanda. Nel frattempo, la deregulation degli affitti brevi continua a penalizzare residenti e studenti.
Senza un cambio di rotta deciso, il rischio è quello di una città sempre più divisa tra ricchi e poveri, dove il diritto alla casa diventa un privilegio per pochi.