UE e Cina: la normalizzazione impossibile tra diritti umani e interessi economici

Pubblicato: 18/09/2025, 11:47:33 ·
Dietro la retorica dei valori, l’Europa cede al pragmatismo commerciale

La normalizzazione dei rapporti tra Unione Europea e Cina solleva polemiche e divisioni profonde. Mentre Bruxelles proclama la centralità dei diritti umani, la realtà delle relazioni con Pechino è dominata da esigenze economiche e da una crescente interdipendenza commerciale. Questa contraddizione mina la credibilità europea e alimenta il dibattito su quale debba essere la vera priorità dell’UE.

La retorica dei diritti umani: un vessillo sventolato a intermittenza

L’Unione Europea si presenta da anni come paladina dei diritti umani, denunciando regolarmente le violazioni in Cina, dal trattamento delle minoranze etniche alle restrizioni sulle libertà civili.

Tuttavia, questa posizione sembra indebolirsi quando entrano in gioco gli interessi economici. Nei vertici bilaterali, le dichiarazioni sui diritti umani appaiono sempre più formali e meno incisive, spesso relegate a note a margine rispetto ai dossier commerciali.

La coerenza dell’UE viene così messa in discussione: la difesa dei valori universali sembra subordinata alla necessità di mantenere aperti i canali con il principale partner manifatturiero del mondo.

Il peso dell’economia: tra interdipendenza e squilibri

La Cina è oggi uno dei principali partner commerciali dell’UE, con scambi bilaterali che raggiungono centinaia di miliardi di euro ogni anno.

Nonostante le tensioni su dazi e sussidi, la dipendenza europea dalle esportazioni cinesi e dalle materie prime critiche resta altissima. Le esportazioni cinesi verso l’UE sono cresciute del 7% solo nei primi sei mesi dell’anno, mentre le importazioni europee in Cina sono diminuite, accentuando uno squilibrio che Bruxelles definisce insostenibile[1].

Questo scenario costringe l’UE a un difficile equilibrio tra la tutela della propria competitività e la necessità di non alienarsi Pechino, anche a costo di sacrificare la fermezza sui diritti umani.

Pragmatismo o ipocrisia? Le contraddizioni della politica europea

Le recenti dichiarazioni dei leader europei oscillano tra richiami alla reciprocità e appelli alla cooperazione strategica, ma raramente si traducono in azioni concrete contro le pratiche cinesi più controverse.

Il summit per i 50 anni delle relazioni UE-Cina ha evidenziato questa ambiguità: da un lato, la richiesta di relazioni più equilibrate; dall’altro, la cautela nel non compromettere i rapporti economici[1].

Molti osservatori accusano Bruxelles di adottare una doppia morale, pronta a chiudere un occhio sulle violazioni quando la posta in gioco è la stabilità delle catene di approvvigionamento o la transizione energetica[3].

Le reazioni: divisioni interne e sfide geopolitiche

All’interno dell’UE, la normalizzazione con la Cina divide governi e opinione pubblica. Alcuni Stati membri spingono per una linea più dura, altri privilegiano il dialogo e la cooperazione economica.

La pressione degli Stati Uniti e la competizione globale con Pechino complicano ulteriormente il quadro, costringendo Bruxelles a continui aggiustamenti di rotta[2].

Il rischio è che l’Unione perda credibilità sia come attore geopolitico autonomo sia come promotrice di valori universali, rimanendo schiacciata tra pragmatismo e retorica.