
Negli ultimi anni la disuguaglianza economica in Italia è cresciuta in modo preoccupante. Mentre una ristretta élite accumula ricchezze senza precedenti, milioni di cittadini vivono in condizioni di povertà assoluta. Le cause sono molteplici: stagnazione dei salari, sistema fiscale iniquo e squilibri territoriali. Il dibattito pubblico resta acceso e le soluzioni tardano ad arrivare.
Un Paese sempre più diviso: i numeri della disuguaglianza
L’Italia conta oggi 71 miliardari, mentre oltre 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, secondo i dati più recenti. Il 5% più ricco delle famiglie detiene quasi la metà della ricchezza nazionale, lasciando la maggioranza della popolazione a spartirsi le briciole[2].
Nonostante un lieve miglioramento nella distribuzione dei redditi nel 2022, il nostro Paese resta tra i meno egualitari d’Europa, occupando la ventesima posizione su ventisette[2].
La povertà assoluta, inoltre, non accenna a diminuire: oltre 2,2 milioni di famiglie non riescono a soddisfare i bisogni essenziali e l’inflazione colpisce soprattutto i più fragili[2][3].
Salari reali in calo e crisi del costo della vita
Dal 2008 i salari reali in Italia sono diminuiti dell’8,7%, il peggior dato tra i Paesi del G20[1].
La recente crisi del costo della vita ha aggravato la situazione: tra il 2022 e il 2023 i salari sono scesi di oltre il 3%, mentre l’inflazione ha eroso ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie[1].
Anche se nel 2024 si è registrata una lieve ripresa, il recupero non basta a colmare le perdite accumulate negli ultimi quindici anni[1].
Un sistema fiscale che favorisce i più ricchi
Secondo Oxfam, il sistema fiscale italiano è profondamente iniquo e frammentato, garantendo condizioni più vantaggiose a chi ha redditi elevati e maggiore potere economico[3].
Le disparità fiscali si riflettono anche nell’accesso ai servizi pubblici, con forti squilibri territoriali che penalizzano le regioni più deboli[3].
La legge sull’autonomia differenziata rischia di accentuare ulteriormente queste disparità, minando il principio di uguaglianza tra i cittadini[3].
Le cause profonde: squilibri strutturali e discriminazioni
La disuguaglianza economica in Italia è alimentata da problemi strutturali irrisolti: stagnazione della produttività, squilibri territoriali, discriminazioni di genere e di età[1][3].
Le donne e i giovani sono tra le categorie più penalizzate, con salari più bassi e minori opportunità di carriera[1].
I lavoratori migranti, inoltre, guadagnano in media il 26% in meno rispetto agli italiani, accentuando ulteriormente la frattura sociale[1].
Un dibattito acceso e soluzioni che tardano
La crescente disuguaglianza alimenta un acceso dibattito pubblico e politico, ma le risposte concrete tardano ad arrivare.
Le proposte di riforma fiscale e di rafforzamento delle politiche sociali si scontrano con resistenze e interessi consolidati.
Intanto, la frattura tra ricchi e poveri si allarga, mettendo a rischio la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni.