Il caso Venditti e il sequestro dei dispositivi
Nel complesso scenario giudiziario legato al delitto di Garlasco, un nuovo capitolo si apre attorno all’ex procuratore capo di Pavia, Mario Venditti, coinvolto in due inchieste distinte ma convergenti: quella sull’omicidio di Chiara Poggi e quella sul cosiddetto "sistema Pavia". Al centro delle indagini ci sono undici dispositivi elettronici sequestrati a Venditti, tra computer, hard disk e telefoni cellulari, che potrebbero contenere prove determinanti. Tuttavia, il contenuto di questi device rischia di rimanere celato a causa di una strategia difensiva che ha rallentato le attività di analisi tecnica. La difesa, guidata dall’avvocato Domenico Aiello, ha infatti presentato un ricorso per incidente probatorio, bloccando temporaneamente le operazioni di copia e perquisizione in attesa di una decisione giudiziaria.
La strategia difensiva e il blocco delle indagini
La mossa della difesa si basa su una contestazione formale della legittimità del sequestro, già annullato una prima volta dal Tribunale del Riesame di Brescia per vizi procedurali, e ora nuovamente disposto dalla Procura. L’avvocato Aiello ha sottolineato che le attività di copia forense non sono state autorizzate da un giudice terzo, violando così i principi di garanzia e trasparenza. Questo escamotage ha imposto una sospensione degli accertamenti tecnici, impedendo alla Procura di accedere al contenuto dei dispositivi almeno fino alla pronuncia del Riesame. La difesa sostiene che non si tratti di un tentativo di ostacolare le indagini, ma di tutelare i diritti dell’indagato evitando procedure arbitrarie e irregolari.
Le implicazioni per le indagini su Garlasco
Il contenuto dei dispositivi sequestrati è ritenuto cruciale per chiarire i rapporti tra Venditti e la famiglia Sempio, in particolare per verificare l’ipotesi di corruzione che vede l’ex procuratore accusato di aver accettato denaro per favorire l’archiviazione delle indagini su Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Le intercettazioni, messaggi e dati presenti nei device potrebbero svelare dinamiche interne alle indagini del 2017, nonché eventuali condotte illecite nell’ambito della gestione delle pratiche giudiziarie. Tuttavia, il protrarsi delle questioni procedurali rischia di compromettere la possibilità di accertare la verità in tempi ragionevoli, lasciando aperto il dubbio che il materiale informatico possa non essere mai esaminato pienamente.
La situazione attuale e le prospettive future
L’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Brescia, tenutasi con la presenza di Venditti, rappresenta un momento cruciale per decidere il destino dei dispositivi sequestrati. La decisione dei giudici è attesa nei prossimi giorni e potrebbe determinare se i device verranno restituiti all’ex magistrato o se la Procura potrà procedere con l’analisi forense. Nel frattempo, la difesa continua a insistere sul rispetto delle garanzie processuali, mentre la Procura di Brescia, guidata dal procuratore capo Francesco Prete, mantiene l’intenzione di approfondire le indagini. Questo stallo evidenzia come la complessità tecnica e giuridica del caso rischi di prolungare ulteriormente una vicenda già segnata da anni di incertezze e tensioni.
