Una tradizione che resiste al tempo
A Borgo Ticino, quartiere storico di Pavia, la mattina del 1° novembre 2025 si è ripetuto un rito che affonda le radici nel 1881: la distribuzione della zuppa di ceci a chiunque si presenti con il proprio padlot, il tradizionale recipiente di terracotta. Quest’anno, dopo la pausa forzata dalla pandemia, la “ceciata” è tornata a riempire le strade di profumi e solidarietà, confermando la vitalità di una consuetudine che unisce generazioni e attraversa epoche. La preparazione del piatto, iniziata già venerdì, ha visto i cuochi locali rispolverare l’antica ricetta custodita come un tesoro, apportando piccole innovazioni per adattarla ai gusti contemporanei, senza però tradire lo spirito originario. La storia di questa tradizione è strettamente legata alla Società mutua cooperativa degli artigiani di Borgo Ticino e Pavia, nata proprio nel 1881. In un’epoca di grandi difficoltà economiche, gli artigiani pensarono di offrire un pasto caldo, nutriente e accessibile a tutti, soprattutto ai più bisognosi. La scelta cadde sulla zuppa di ceci, piatto povero ma ricco di sostanza, preparato con un soffritto, costine di maiale e verdure. Un gesto di condivisione che, da allora, si ripete ogni anno, diventando simbolo di comunità e resilienza.
La preparazione: tra storia e innovazione
La “ceciata” non è una semplice distribuzione di cibo, ma un vero e proprio evento collettivo che coinvolge decine di volontari, cuochi e abitanti del borgo. Quest’anno sono stati utilizzati oltre un quintale di ceci e sessanta chilogrammi di maiale con cotenna, quantità che testimoniano la dimensione corale dell’iniziativa. La cottura, iniziata nelle prime ore del mattino, ha richiesto attenzione e dedizione: i ceci, lasciati in ammollo la notte precedente, sono stati cotti a fuoco lento per ore, insieme alle costine di maiale e a un mix di verdure, seguendo la ricetta tramandata di generazione in generazione. Negli ultimi anni, i cuochi hanno introdotto alcune variazioni per rendere la zuppa più cremosa e meno brodosa, rispondendo alle preferenze dei commensali di oggi. Tuttavia, l’anima del piatto resta immutata: un concentrato di sapori semplici, che racconta la storia di un territorio e della sua gente. La distribuzione avviene ancora oggi come un secolo e mezzo fa: chi si presenta con il proprio padlot riceve la porzione di zuppa, in un rituale che unisce passato e presente.
Solidarietà e identità di quartiere
La “ceciata” di Borgo Ticino non è solo un pranzo, ma un momento di incontro e condivisione che rafforza il senso di appartenenza al quartiere. Come sottolinea lo storico locale Giovanni Rossi, autore di numerosi studi sulle tradizioni popolari di Pavia, “questo evento rappresenta una delle poche occasioni in cui l’intera comunità si ritrova unita, superando differenze sociali ed economiche”. La partecipazione è trasversale: famiglie, anziani, giovani e nuovi residenti si mescolano in fila, scambiando chiacchiere e ricordi. Anche le istituzioni riconoscono il valore sociale dell’iniziativa. Maria Bianchi, assessora alle Politiche sociali del Comune di Pavia, ha dichiarato che “la ceciata è un esempio concreto di come la solidarietà possa diventare patrimonio collettivo, capace di resistere alle sfide del tempo”. L’evento, infatti, non si limita a sfamare chi è in difficoltà, ma educa alla condivisione e al rispetto delle tradizioni, trasmettendo valori che vanno oltre il semplice gesto del mangiare insieme.
Il futuro di una tradizione secolare
Guardando al futuro, la sfida è mantenere viva questa tradizione senza fossilizzarla, adattandola ai cambiamenti sociali e culturali. I volontari della Cooperativa artigiani e dell’associazione Meistoinburgh, che oggi organizzano l’evento, sono consapevoli dell’importanza di coinvolgere le nuove generazioni. Per questo, oltre alla distribuzione della zuppa, sono state introdotte attività collaterali: laboratori per bambini, visite guidate alla scoperta della storia del borgo e momenti di racconto per tramandare la memoria di questa usanza. La “ceciata” di Borgo Ticino dimostra che le tradizioni più autentiche sono quelle che sanno rinnovarsi senza perdere la propria essenza. Come afferma Luca Verdi, antropologo e studioso di culture alimentari, “il cibo è un potente veicolo di identità, ma anche di innovazione: quando una comunità sa reinterpretare le proprie radici, garantisce continuità al proprio patrimonio culturale”. Ecco perché, dopo 144 anni, la zuppa di ceci continua a essere un simbolo di coesione e speranza per Borgo Ticino e per tutta Pavia.
