Una fuga che riapre vecchie ferite
Elia Del Grande, condannato per la strage dei fornai avvenuta a Cadrezzate nel gennaio 1998, si è allontanato dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, facendo perdere le sue tracce. L’uomo, oggi 49 anni, era sottoposto a misura di sicurezza dopo aver scontato 25 anni di carcere per l’omicidio della madre, del padre e del fratello. La sua fuga ha immediatamente innescato un’ampia operazione di ricerca, con particolare attenzione al Varesotto e alla Sardegna, dove Del Grande potrebbe tentare di nascondersi. La notizia è stata diffusa da Qn-Il Resto del Carlino, che ha ricostruito le tappe della vicenda e le motivazioni che hanno portato alla misura di sicurezza. La decisione di collocare Del Grande in una struttura protetta non era stata presa alla leggera: i giudici del tribunale di Sorveglianza avevano ritenuto l’uomo ancora socialmente pericoloso, anche dopo il lungo periodo di detenzione. Questo giudizio si basava su episodi di furti e molestie nei confronti del vicinato, che avevano reso necessaria una sorveglianza più stretta. La fuga, avvenuta nei giorni scorsi, è stata resa possibile dal superamento di un muro di recinzione della struttura, un dettaglio che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza delle strutture di reinserimento sociale.
La strage dei fornai: un dramma senza tempo
Il 7 gennaio 1998, Elia Del Grande, all’epoca 22enne, sterminò la propria famiglia nella loro abitazione di Cadrezzate, nel Varesotto. La dinamica dei fatti è stata ricostruita in sede processuale: l’uomo uccise il padre, la madre e il fratello minore, utilizzando un coltello da cucina. Il movente, mai pienamente chiarito, è stato oggetto di dibattito tra psichiatri e magistrati. Alcuni esperti hanno parlato di una crisi psicotica, altri di una forma di rabbia repressa che si è trasformata in violenza incontrollata. La comunità locale, ancora oggi, ricorda con sgomento quei giorni, quando la notizia si diffuse rapidamente e lasciò un segno indelebile. Il processo che seguì fu lungo e complesso. Del Grande fu condannato a trent’anni di carcere, pena poi ridotta per buona condotta. La sua uscita dal carcere, dopo 25 anni, fu accompagnata da misure di sicurezza, vista la gravità dei reati commessi e la pericolosità sociale riconosciuta dai giudici. La permanenza nella casa lavoro di Castelfranco Emilia era prevista per sei mesi, con l’obiettivo di una nuova valutazione da parte della magistratura. La fuga, però, ha interrotto questo percorso, riaprendo il dibattito sulla gestione dei detenuti considerati ancora pericolosi.
Le ricerche e le preoccupazioni della comunità
Le forze dell’ordine hanno immediatamente attivato le procedure di ricerca, con particolare attenzione alle zone in cui Del Grande potrebbe tentare di nascondersi. Il Varesotto, dove avvenne la strage, è una delle aree monitorate con maggiore attenzione, ma anche la Sardegna è stata inserita tra le possibili destinazioni. La polizia ha diffuso la sua foto segnaletica e ha invitato la popolazione a segnalare eventuali avvistamenti. La fuga di un uomo ritenuto socialmente pericoloso genera inevitabilmente preoccupazione, soprattutto tra chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma della strage dei fornai. La vicenda ha sollevato anche interrogativi sulle procedure di reinserimento sociale dei detenuti con gravi precedenti. Esperti di criminologia e psichiatria hanno sottolineato la necessità di una valutazione più rigorosa prima di concedere misure di libertà vigilata o collocamento in strutture protette. La fuga di Del Grande, in questo senso, rappresenta un campanello d’allarme per il sistema penitenziario e per le istituzioni preposte alla sicurezza pubblica.
Il peso del passato e le sfide del futuro
La fuga di Elia Del Grande riporta alla luce un passato di violenza e dolore, ma pone anche interrogativi sul presente e sul futuro. La società deve confrontarsi con il tema della reinserimento dei detenuti, soprattutto quando si tratta di reati particolarmente gravi. La gestione di questi casi richiede un equilibrio tra il rispetto dei diritti individuali e la tutela della collettività. La vicenda di Del Grande, in questo senso, è emblematica: da un lato, la possibilità di una nuova vita dopo la detenzione; dall’altro, il rischio che il passato possa tornare a pesare sul presente. La comunità di Cadrezzate, ancora oggi, porta con sé il ricordo della strage dei fornai. La fuga di Del Grande ha riaperto ferite mai completamente rimarginate, ma ha anche acceso un dibattito necessario sulla sicurezza e sulla giustizia. La ricerca dell’uomo prosegue, mentre la società si interroga su come gestire casi così complessi, senza mai dimenticare il valore della prevenzione e della vigilanza.
