Cfake e deepfake: il rischio sessista delle immagini false

Pubblicato: 01/11/2025, 14:36:174 min
Scritto da
Redazione
Categoria: In evidenza
Condividi:
#deepfake #immagini #digitale #cfake #donne #avena #diffusione #fenomeno
Cfake e deepfake: il rischio sessista delle immagini false

Il fenomeno Cfake e la diffusione delle immagini false

Negli ultimi mesi è emerso un inquietante fenomeno legato all’uso dell’intelligenza artificiale: il sito Celebrity Fake, noto come Cfake, che ospita immagini sessiste e completamente false di personaggi pubblici, tra cui la premier Giorgia Meloni. Questo portale si configura come un luogo di voyeurismo digitale, dove volti di donne famose vengono sovrapposti a corpi in pose compromettenti, creando contenuti deepfake che non hanno alcun fondamento reale. Oltre alla premier, sono coinvolte figure come Sophia Loren, Federica Pellegrini, Sabrina Ferilli, e altre donne di rilievo nel mondo della politica, dello spettacolo e dell’influencer marketing, come Chiara Ferragni e le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Il fenomeno non è solo un problema di privacy, ma anche un grave atto di sessismo digitale che mira a denigrare e umiliare le donne pubbliche attraverso la manipolazione delle loro immagini. L’uso di tecnologie deepfake, che permettono di creare video e foto realistiche ma completamente inventate, ha aperto una nuova frontiera di abusi online, difficili da contrastare e con conseguenze psicologiche e sociali rilevanti.

Cristina D’Avena e l’impatto personale dei deepfake

Tra le vittime di questa nuova forma di violenza digitale c’è anche la cantante Cristina D’Avena, che ha raccontato la sua esperienza in un’intervista al *Corriere della Sera*. D’Avena ha scoperto di essere stata vittima di un fotomontaggio sessualmente esplicito, con il suo volto sovrapposto a corpi di altre persone in immagini false. La cantante ha sottolineato come queste immagini non siano vere, ma il danno d’immagine e personale è comunque enorme. Cristina D’Avena ha definito l’intelligenza artificiale come uno strumento che «ha sporcato la mia vita, evidenziando il lato oscuro di una tecnologia che, se usata senza etica, può distruggere la reputazione e la serenità di chi ne è bersaglio. La sua testimonianza mette in luce la difficoltà di difendersi da questi attacchi, che spesso avvengono in modo anonimo e senza alcun controllo immediato.

Aspetti legali e normativi contro i deepfake

La diffusione di contenuti deepfake sessisti ha spinto le istituzioni a intervenire con nuove norme. Recentemente, il codice penale italiano è stato aggiornato per punire l’uso illecito di immagini manipolate, soprattutto quando queste ledono la dignità e la privacy delle persone coinvolte. La legge mira a contrastare la creazione e la diffusione di materiale falso che può causare danni irreparabili, soprattutto in ambito politico e mediatico. Tuttavia, la complessità tecnica dei deepfake rende difficile un controllo efficace e tempestivo. Gli esperti di diritto e tecnologia sottolineano la necessità di una collaborazione internazionale e di strumenti di intelligenza artificiale che possano identificare e bloccare automaticamente questi contenuti prima che diventino virali. La tutela delle vittime, soprattutto donne pubbliche, è diventata una priorità per garantire un ambiente digitale più sicuro e rispettoso.

Il ruolo dei media e della società civile

Il caso Cfake ha acceso un dibattito importante sul ruolo dei media e della società civile nella lotta contro la disinformazione e la violenza digitale. I giornalisti e le testate autorevoli, come *Il Corriere della Sera* e *La Repubblica*, hanno contribuito a portare alla luce queste pratiche, dando voce alle vittime e sensibilizzando l’opinione pubblica. In parallelo, associazioni per i diritti digitali e gruppi femministi hanno denunciato il carattere sessista e discriminatorio di questi attacchi, chiedendo maggiori tutele e campagne di educazione digitale. L’obiettivo è creare una cultura della responsabilità nell’uso delle nuove tecnologie, che non si limiti a punire gli abusi ma prevenga la loro diffusione attraverso consapevolezza e strumenti di controllo.

Conclusioni: una sfida per la tutela della dignità

L’emergere di siti come Cfake rappresenta una sfida complessa per la società contemporanea, che deve confrontarsi con le potenzialità e i rischi dell’intelligenza artificiale. La manipolazione delle immagini di donne pubbliche, da Giorgia Meloni a Cristina D’Avena, non è solo un problema tecnologico, ma una questione di rispetto della dignità umana e della libertà personale. La risposta passa attraverso un mix di azioni legali, interventi tecnologici e un cambiamento culturale che valorizzi la tutela delle persone contro ogni forma di violenza digitale. Solo così sarà possibile arginare un fenomeno che, se lasciato incontrollato, rischia di minare la fiducia nelle istituzioni e nella comunicazione pubblica. ---

Questo articolo è stato scritto utilizzando le seguenti fonti:

Commenti

Caricamento commenti…