L’ultima notte di fuoco su Kiev e le vittime civili
Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre 2025, la capitale ucraina Kiev è stata colpita da un intenso bombardamento russo, che ha provocato almeno sei vittime, tra cui due bambini, e numerosi feriti. Gli attacchi, condotti con droni e missili, hanno scosso anche altre città del Paese, tra cui Zaporizhzhia, dove si contano tredici feriti. Fonti ucraine riportano che tra gli obiettivi colpiti vi sono anche strutture energetiche, fondamentali per il funzionamento del complesso militare-industriale della capitale. Il ministero della Difesa russo ha rivendicato l’operazione, definendola una risposta agli attacchi ucraini contro obiettivi civili in territorio russo. Questa escalation arriva in un momento di particolare tensione diplomatica, mentre il presidente Volodymyr Zelensky si trova in Europa per chiedere ulteriore sostegno internazionale.
Avanzata russa sul campo: due villaggi conquistati
Nelle ultime ventiquattr’ore, le forze russe hanno rivendicato la conquista di due nuovi villaggi: Pavlovka, nella regione di Zaporizhzhia, e Ivanivka, nella regione di Dnipropetrovsk. Secondo il bollettino quotidiano del ministero della Difesa russo, le unità dei gruppi Vostok e Centro hanno “liberato” questi insediamenti, consolidando così la presenza militare di Mosca in aree strategiche del sud e dell’est dell’Ucraina. Questi sviluppi sul terreno dimostrano come, nonostante le dichiarazioni di disponibilità al dialogo, la Russia continui a perseguire obiettivi militari concreti, ampliando la propria occupazione e aumentando la pressione sulle forze ucraine, già provate da mesi di combattimenti.
Diplomazia in stallo: il vertice Trump-Putin salta
Proprio mentre la guerra infuria, le prospettive di un negoziato diretto tra Donald Trump e Vladimir Putin sembrano svanire. Dopo settimane di trattative e indiscrezioni, il vertice tra i due leader, che avrebbe dovuto segnare una possibile svolta nel Sergey Ryabkov, ha ribadito che non esistono “ostacoli significativi” dal punto di vista tecnico, lasciando intendere che la responsabilità del fallimento ricade su scelte politiche. Intanto, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, vola a Washington per incontrare Trump, segnale di un riallineamento delle alleanze occidentali in vista di possibili nuovi scenari.conflitto, è stato annullato. Trump ha dichiarato di non voler “perdere tempo” in un incontro che ritiene ormai “sprecato”, mentre il viceministro degli Esteri russo,
La posizione di Zelensky e il sostegno europeo
Durante una breve visita a Oslo, Volodymyr Zelensky ha espresso sostegno alla proposta di Trump di basare i negoziati sull’attuale linea del fronte, definendola “un buon compromesso”. Tuttavia, il presidente ucraino ha anche manifestato scetticismo sulla reale volontà di Putin di accettare questa soluzione. La diplomazia sembra dunque arenarsi su posizioni inconciliabili: da un lato, l’Ucraina e i suoi alleati chiedono un congelamento del conflitto sulle posizioni attuali; dall’altro, la Russia rifiuta un cessate il fuoco immediato, sostenendo che serva una “pace duratura e stabile”, come concordato da Putin e Trump nel vertice di Ferragosto in Alaska. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito che un cessate il fuoco non risolverebbe le “cause profonde del conflitto”, alludendo alle rivendicazioni territoriali e di sicurezza di Mosca.
Il ruolo dell’Europa e le prospettive future
Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha annunciato che Zelensky sarà accolto al prossimo Consiglio Europeo per discutere ulteriori misure di sostegno all’Ucraina. “Il nostro impegno è incrollabile”, ha dichiarato Costa, sottolineando la volontà di aumentare la pressione sulla Russia rafforzando al contempo l’Ucraina nel perseguimento della pace. Tuttavia, l’allentamento della pressione militare occidentale – in particolare la mancata consegna dei missili Tomahawk a Kiev – sembra aver incoraggiato Mosca a prendere tempo e a intensificare le operazioni militari, come sottolineato dallo stesso Zelensky. La partita si gioca dunque su due tavoli: quello militare, dove la Russia avanza lentamente ma inesorabilmente, e quello diplomatico, dove le trattative appaiono sempre più complesse e incerte.