Maja T., attivista antifascista tedesca di 24 anni che si identifica come non binary, è al centro di un processo giudiziario a Budapest che ha suscitato ampie polemiche. Estradata dalla Germania in Ungheria nonostante un divieto della Corte costituzionale tedesca, è detenuta in condizioni critiche e in isolamento da mesi, mentre si avvicinano le udienze decisive del suo caso.
Il Caso e le Accuse Contro Maja T.
Maja T. è stata arrestata a Berlino nel dicembre 2023 e successivamente estradata in Ungheria nel giugno 2024 per rispondere di accuse relative a scontri con gruppi di estrema destra a Budapest nel febbraio 2023. Secondo le autorità ungheresi, l’attivista avrebbe partecipato ad un’aggressione durante una manifestazione antifascista, con il rischio di una condanna fino a 24 anni di carcere.
Il processo, iniziato a febbraio 2025, è molto controverso poiché molti osservatori e gruppi per i diritti umani ritengono che le accuse siano motivate politicamente. Inoltre, l’estradizione è stata giudicata illegittima dalla Corte costituzionale federale tedesca, che ha emesso un’ordinanza provvisoria per bloccarla, ma solo dopo che Maja era già stata trasferita in Ungheria.
Le Condizioni di Detenzione e la Protesta di Maja T.
Da mesi Maja T. si trova in condizioni di detenzione estremamente dure, tra cui isolamento prolungato, sorveglianza costante e trattamenti invasivi come perquisizioni intime forzate. La cella è infestata da insetti e il cibo è giudicato insufficiente, mentre le visite sono rare e limitate, aggravando il suo stato di salute fisico e mentale.
In risposta a queste condizioni, Maja ha intrapreso uno sciopero della fame nel giugno 2025 per protestare contro quella che definisce una tortura bianca e una violazione sistematica dei suoi diritti umani. Il suo trasferimento in ospedale e il sostegno internazionale, con manifestazioni e raccolte firme, hanno acceso i riflettori sulla sua situazione.
Le Reazioni e le Implicazioni Politiche in Europa
Il caso di Maja T. ha suscitato una forte mobilitazione di attivisti e organizzazioni in tutta Europa, con proteste a Berlino, Vienna e altre città. La famiglia di Maja ha raccolto oltre 100.000 firme per chiedere giustizia e il suo ritorno in Germania, denunciando la complicità delle autorità tedesche nell’estradizione nonostante le evidenze di un processo ingiusto.
A livello istituzionale, il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazioni riguardo alle condizioni di detenzione e al rispetto dei diritti procedurali in Ungheria, sollecitando la Commissione Europea a intervenire per garantire il rispetto degli standard europei. Il caso rappresenta un punto critico nel dibattito sul trattamento degli attivisti antifascisti e sulla tutela dei diritti umani nell’Unione.