Don Jordan Coraglia, sacerdote 51enne sospeso dalla Diocesi di Brescia, è stato arrestato per detenzione e scambio di materiale pedopornografico. L'uomo possedeva un archivio di 1.500 file, tra immagini e video di minori, e ha scelto il rito abbreviato per il processo.
L'arresto e le accuse a Don Jordan Coraglia
Don Jordan Coraglia, ex parroco di Castelcovati, è stato arrestato a maggio 2025 con l'accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. L'indagine, condotta dalla Polizia Postale su delega della Procura di Roma, ha portato al ritrovamento di 1.500 file contenenti immagini e video di minori tra i 10 e i 14 anni, provenienti soprattutto da aree svantaggiate del mondo.
Il sacerdote, sospeso dalla Diocesi di Brescia, è stato posto agli arresti domiciliari in un eremo in Lombardia, in una località senza connessione internet. Durante l'interrogatorio ha ammesso il possesso e lo scambio del materiale pedopornografico, che conservava in un archivio organizzato per zone di residenza delle vittime.
Le modalità di occultamento e i contatti nell'ambito criminale
Per nascondere le tracce delle sue attività, don Coraglia utilizzava sim telefoniche inglesi e un'applicazione per navigare in anonimato sul web. Il materiale veniva scambiato tramite chat di Telegram, dove il sacerdote intratteneva anche conversazioni fingendosi un coetaneo, come nel caso di un dialogo con un quindicenne.
L'inchiesta ha inoltre evidenziato collegamenti con altri soggetti coinvolti in reati analoghi, tra cui un medico torinese arrestato per produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Don Coraglia e il medico avrebbero ideato un gruppo a tema esclusivamente italiano per lo scambio di contenuti illeciti.
Il processo con rito abbreviato e le implicazioni legali
Don Coraglia ha scelto di essere processato con il rito abbreviato, una procedura che consente un giudizio più rapido e con uno sconto di pena in caso di condanna. La decisione è stata confermata in aula a ottobre 2025, mentre il sacerdote rimane agli arresti domiciliari.
Al momento non sono emerse accuse di abusi su minori frequentanti le parrocchie dove don Coraglia ha prestato servizio. L'inchiesta prosegue per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per approfondire la rete di contatti coinvolta nel traffico di materiale pedopornografico.