Il Delitto di Avetrana: la tragica vicenda di Sarah Scazzi

Pubblicato: 22/09/2025, 08:37:58 ·
Un caso di omicidio che ha sconvolto l’Italia e messo in luce le dinamiche familiari più oscure

Il delitto di Avetrana, avvenuto il 26 agosto 2010, ha visto la giovane Sarah Scazzi, quindicenne di un piccolo paese in provincia di Taranto, vittima di un omicidio che ha coinvolto la sua stessa famiglia. La complessa indagine, le confessioni contrastanti e il processo hanno portato alla condanna definitiva della cugina Sabrina Misseri e della zia Cosima Serrano, mentre lo zio Michele Misseri è stato condannato per occultamento di cadavere. La vicenda ha avuto un enorme impatto mediatico e continua a suscitare riflessioni sulla giustizia e sulle relazioni familiari.

La scomparsa di Sarah Scazzi

Il 26 agosto 2010, Sarah Scazzi, una ragazza di quindici anni, scomparve ad Avetrana, un piccolo comune in provincia di Taranto. Quel giorno, Sarah si stava recando a casa della cugina Sabrina Misseri, ma non fece più ritorno.

Le ricerche iniziarono immediatamente, coinvolgendo forze dell’ordine e comunità locale, ma per settimane non si ebbero notizie certe sul suo destino. La scomparsa di una giovane ragazza in un contesto apparentemente tranquillo scosse profondamente l’opinione pubblica.

Il caso attirò fin da subito l’attenzione dei media e del programma televisivo "Chi l’ha visto?", che seguì da vicino gli sviluppi delle indagini.

Le indagini e le prime confessioni

Le indagini si concentrarono inizialmente su Michele Misseri, zio di Sarah e padre di Sabrina, che dopo giorni di interrogatori consegnò un cellulare appartenente alla vittima, trovato in un podere di campagna.

Il 6 ottobre 2010, Michele Misseri confessò di aver ucciso Sarah strangolandola nel garage di casa, sostenendo di aver agito dopo un rifiuto alle sue avances. Indicò inoltre il luogo dove il corpo era stato occultato, un pozzo-cisterna nelle campagne di Avetrana.

Tuttavia, le sue dichiarazioni furono contraddittorie e ritrattate più volte, complicando ulteriormente le indagini e lasciando aperti molti dubbi.

La scoperta del corpo e il ruolo della famiglia

Il corpo di Sarah fu ritrovato il 6 ottobre 2010, dopo settimane di ricerche, proprio nel pozzo indicato da Michele Misseri. La scoperta avvenne durante una puntata di "Chi l’ha visto?", in diretta televisiva, con la madre di Sarah presente in collegamento.

Le successive indagini portarono all’arresto di Sabrina Misseri, cugina di Sarah, e di Cosima Serrano, zia della vittima e madre di Sabrina. Entrambe furono accusate di aver partecipato all’omicidio e all’occultamento del cadavere.

Si delineò così una dinamica familiare complessa, fatta di gelosie e tensioni, che sfociò in un delitto premeditato e brutale.

Il processo e le condanne definitive

Il processo si concluse con la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, riconosciute colpevoli di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

Michele Misseri fu condannato a otto anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove, mentre altri membri della famiglia ricevettero pene minori per favoreggiamento e occultamento.

La sentenza definitiva della Corte Suprema di Cassazione, emessa il 21 febbraio 2017, confermò le condanne, chiudendo formalmente il caso ma lasciando aperti molti interrogativi sul contesto familiare e sociale che ha portato a questa tragedia.

L’impatto mediatico e sociale del delitto

Il delitto di Avetrana ha avuto un enorme risalto mediatico, diventando uno dei casi di cronaca nera più seguiti in Italia negli ultimi anni. La vicenda è stata raccontata in numerosi programmi televisivi, documentari e approfondimenti giornalistici.

La diretta televisiva del ritrovamento del corpo di Sarah ha segnato un momento drammatico e simbolico, sottolineando il coinvolgimento emotivo dell’opinione pubblica.

Oltre all’aspetto giudiziario, il caso ha sollevato riflessioni sulle dinamiche familiari disfunzionali, sulle fragilità sociali e sulla necessità di una maggiore attenzione verso i segnali di disagio all’interno delle famiglie.

Le controversie e le riflessioni finali

Nonostante le condanne definitive, il delitto di Avetrana continua a suscitare dubbi e controversie, soprattutto per le contraddizioni nelle confessioni e per il ruolo ambiguo di Michele Misseri, che ha più volte cambiato versione dei fatti.

La complessità del caso evidenzia come la verità giudiziaria possa non coincidere sempre con la verità reale, lasciando spazio a interpretazioni e sospetti.

Questa vicenda rimane un monito sulla fragilità dei legami familiari e sull’importanza di un sistema giudiziario attento e rigoroso, capace di affrontare anche i casi più intricati e dolorosi.