Errori grammaticali ed incoerenza, bel lavoro Valditara … o forse AI?

Pubblicato: 22/09/2025, 03:47:08 ·

Il Consiglio di Stato ha sospeso il parere sul nuovo schema di regolamento. Scopri le implicazioni per il caso valditara.

Errori grammaticali ed incoerenza, bel lavoro Valditara … o forse AI? Indicazioni nazionali: il Consiglio di Stato sospende il parere. Una battuta d’arresto che il Ministero prova a minimizzare, ma forse dietro a tutto c’è l’Intelligenza artificiale. Un parere sospeso non è mai una buona notizia. Quando il Consiglio di Stato, organo di garanzia che ha il compito di vigilare sulla legittimità e sulla qualità normativa, decide di non esprimersi, significa che il testo presentato è troppo fragile per meritare una valutazione definitiva. È quanto è accaduto al nuovo schema di regolamento sulle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, trasmesso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Dietro la formula giuridica “sospensione del parere”, c’è un giudizio severo: il documento ministeriale è incompleto, lacunoso e in alcuni passaggi persino confuso. Le “poche” criticità rilevate dal Consiglio di Stato Il parere, firmato dagli estensori Giovanni Grasso e Carla Ciuffetti e dal presidente Luciano Barra Caracciolo, mette in fila una serie di osservazioni che vanno ben oltre i dettagli formali: - Analisi di impatto della regolamentazione (AIR) insufficiente: quella che doveva essere la bussola della riforma viene definita “inadeguata”. Non descrive con precisione le criticità delle Indicazioni del 2012, non fornisce dati misurabili né indicatori di efficacia, non chiarisce gli effetti attesi. In sostanza, manca la base logica su cui poggia l’intero impianto. - Compatibilità europea solo evocata: nel testo si richiamano numerose raccomandazioni e linee guida UE, ma non se ne verifica la coerenza concreta. Per Bruxelles, non basta citare: bisogna dimostrare di rispettare standard e obiettivi comuni. - Neutralità finanziaria dubbia: il regolamento viene presentato come “a costo zero”, ma il Consiglio nota che in realtà non vi è prova della reale disponibilità di risorse. Nuove discipline, nuovi curricoli e nuove pratiche didattiche implicano costi, che non possono essere ignorati. - Concetti vaghi e non definiti: termini come “dispersione digitale”, “rigenerazione del paradigma formativo”, “cittadinanza storica” o “dimensione glocale” compaiono nel testo senza definizioni precise. Risultato: un linguaggio evocativo che rischia di rimanere puro slogan. - Osservazioni del CSPI trascurate: il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione aveva segnalato criticità importanti, ad esempio sull’insegnamento del latino e sulla scansione della disciplina di storia. Il Ministero si è limitato a ignorarle, senza fornire motivazioni. - Errori e refusi nel testo: il Consiglio di Stato arriva a segnalare parole sbagliate come “realità” al posto di “realtà” o “dimostare” al posto di “dimostrare”. Piccoli incidenti che diventano grandi figuracce, perché mostrano scarsa cura persino sul piano redazionale. Una figuraccia istituzionale, ma non è la prima. È difficile negarlo: per il Ministero questa è una bruttissima figura. Non si tratta di divergenze politiche o di interpretazioni soggettive: siamo di fronte a carenze tecniche oggettive. Portare in Consiglio di Stato un testo privo di definizioni chiare, con un’analisi di impatto generica e con errori formali significa non aver rispettato i livelli minimi di qualità normativa. E non si può nascondere dietro la fretta o la complessità della materia: il Ministero ha avuto mesi per predisporre il regolamento, ha istituito commissioni di studio e condotto consultazioni pubbliche. Nonostante ciò, ha consegnato un prodotto che il Consiglio ha dovuto rimandare al mittente. Altri esempi eccellenti: Le Linee guida dell’Educazione Civica Nel 2024 Valditara ha promosso nuove linee guida per l’educazione civica che hanno suscitato forti critiche da parte del CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) e di associazioni culturali, sostenendo che il progetto non sia “coerente con la Costituzione”. Le obiezioni riguardano l’approccio considerato troppo individualista, l’introduzione dell’educazione finanziaria come elemento che potrebbe rafforzare la valorizzazione del patrimonio privato più che il bene comune, la carenza di riferimenti espliciti a temi come la discriminazione, la violenza di genere. In sostanza, gli esperti e gli organismi di garanzia hanno ritenuto che Valditara abbia annunciato un progetto che suona bene nella retorica, ma che manca di solidità nei principi e nella dotazione dei contenuti civili e costituzionali. Unica difesa da parte del Ministro: minimizzare. Di fronte a questa battuta d’arresto, la politica sceglie la via più prevedibile: minimizzare. È logico, dal punto di vista comunicativo, che il Ministro presenti la sospensione come un normale passaggio tecnico, un dettaglio procedurale. Ammettere apertamente che il Consiglio di Stato ha giudicato inadeguato il testo equivarrebbe a confessare la realtà di un fallimento politico e organizzativo. Eppure, i fatti restano: non si tratta di un rinvio per ragioni formali, ma di una richiesta esplicita di tornare a scrivere intere parti del documento, dall’analisi di impatto alla compatibilità europea, fino ai contenuti sostanziali delle Indicazioni. Una questione di credibilità che ormai è svanita come neve al sole. La scuola italiana non è un terreno su cui si possa improvvisare. Le Indicazioni nazionali orientano l’attività di centinaia di migliaia di insegnanti e riguardano milioni di studenti. Se il documento che dovrebbe essere il faro della didattica del prossimo decennio si presenta fragile, vago e incompleto, il danno non è solo burocratico: è culturale e politico. Un Ministero che porta in Consiglio di Stato un testo pieno di refusi e concetti indefiniti dimostra una leggerezza che rischia di compromettere la credibilità dell’intera operazione. Non basta dire che si tratta di “un passaggio tecnico”, in realtà, la sospensione del parere è un segnale forte: il sistema di garanzia non si fida a lasciar passare il regolamento così com’è. Il Consiglio di Stato ha fatto il suo dovere: ha fermato un testo lacunoso e ha chiesto al Ministero di tornare sui propri passi. Al Ministero resta ora la responsabilità di dimostrare che sa fare sul serio, cosa che, visti i continui svarioni, non sembra possibile. Perché un conto è parlare di “rigenerazione del paradigma formativo”, un conto è saper scrivere una norma chiara, coerente e sostenibile. La scuola italiana non ha bisogno di slogan, ma di strumenti solidi. E se chi governa preferisce minimizzare invece che correggere, allora la vera dispersione non è digitale: è politica e istituzionale. In molti Paesi, un parere così severo da parte di un organo di garanzia avrebbe già avuto un esito scontato: le dimissioni del Ministro. Nel Regno Unito, Gavin Williamson lasciò l’incarico per un errore tecnico sugli algoritmi dei voti; in Germania Annalena Schavan si dimise per la revoca del dottorato; in Giappone Masahiro Imamura lasciò per una frase infelice sulle vittime dello tsunami; in Finlandia Li Andersson mise sul tavolo il suo mandato per le critiche sulla gestione della scuola durante l’emergenza sanitaria. Non si trattava sempre di scandali penali, ma di dignità politica: l’idea che, di fronte a un fallimento, un Ministro non possa restare in carica come se nulla fosse. In Italia, invece, prevale la logica opposta: si minimizza, si parla di rilievi tecnici, si liquida la questione come un normale passaggio procedurale. Ma la verità è che qui non si tratta di formalità: il Consiglio di Stato ha rimandato indietro un testo fragile, incoerente e mal confezionato. In qualunque altro Paese democratico questo sarebbe bastato a chiudere la carriera di un Ministro, da noi no. Qualcuno obietterà che non è stato il Ministro Valditara a scrivere materialmente lo schema, ma i dirigenti del Ministero. Ebbene, è ANCHE peggio: significa che l’ignoranza e la sciatteria non sono episodiche, ma diffuse in un intero apparato, un vero e proprio mucchietto di incompetenza. Inoltre ci sovviene osservare: il Ministro, se non ne è autore, ha comunque dimostrato di non essere nemmeno capace di leggere e correggere ciò che porta la sua firma. Betapress non si limita a criticare: registra i fatti. Non siamo noi a mettere in discussione il Ministro, è il Ministro stesso che, con scelte improvvisate e documenti fragili, dimostra ogni giorno di non saper fare il suo mestiere. * in ogni caso facendo una veloce prova di testo realizzato con l’intelligenza artificiale utilizzando il documento presentato per la discussone pubblica (Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione Materiali per il dibattito pubblico), a noi poveri fessi è uscito questo dato: https://textguard.ai/ Italia fanalino di coda sul sistema di valutazione e supporto delle scuole. Compiti a casa nell’era dell’IA: un approccio obsoleto che rischia di promuovere l’ignoranza. About The Author Scopri di più da Betapress Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.