Perché la morte di Charlie Kirk ha toccato il mio cuore (e quello di tanti altri)

Pubblicato: 22/09/2025, 03:04:35 ·

Perché la morte di Charlie Kirk ha toccato il mio cuore (e quello di tanti altri)

Caro Sabino, 

il martirio di Charlie Kirk mi interroga sulla serietà della nostra fede cattolica.

Impegnata com’ero a scrivere un articolo sul suicidio assistito per il ‘nostro’ blog (clicca qui), ho saputo della morte di Charlie Kirk solo il giorno dopo la sua uccisione, quando mia figlia mi ha inviato tre video in cui questo giovane, fino ad allora a me sconosciuto, si confrontava validamente in pubblico con altrettanti interlocutori: “Che persona in gamba!”. Era il suo commento.

Impressionata dalla logica stringente e dalla cordialità con cui Kirk si misurava con la controparte, sono andata su internet per saperne di più, rimanendo colpita dallo spessore religioso e morale, prima ancora che politico, del personaggio e dall’enorme eco mediatica suscitata immediatamente dal suo omicidio. Il giorno ancora appresso, altri messaggi di mia figlia mostravano che continuava a riflettere sull’accaduto e sentiva la necessità di confrontarsi. “Credo abbia contribuito a convertire molti” mi ha scritto. Anche per questo l’aveva colpita la freddezza di tanti articoli, comparsi pure su giornali cattolici, in cui si parlava di Charlie Kirk semplicemente come di un attivista della destra americana, senza empatizzare per la sua tragica morte, a soli 31 anni, e per il destino di moglie e figlioletti … Senza nemmeno accennare, ho aggiunto io: “a quanto profonda fosse la sua dedizione a Cristo e come l’amore per la Madonna l’avesse avvicinato alla fede cattolica della moglie Erika (Kirk era protestante). Povera donna e poveri piccoli!” Ho concluso.

“Davvero, mamma!” Ha ripreso mia figlia: “Ho postato il video con l’intervento della moglie, commentandolo con le parole riportate qui sotto: Cristo è l’unica speranza per reggere un dolore così grande!”

Rest in Peace Charlie Kirk

Se non fossi tuo Cristo mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole … e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita! (San Gregorio Nazianzeno)

 Anche io ero rimasta rattristata per gli articoli comparsi su alcune testate cattoliche, come ‘Avvenire’, che – pur condannando l’omicidio – negavano il valore della testimonianza cristiana di Kirk (clicca qui). Il suo essere a favore del Partito Repubblicano, il fatto di opporsi al massiccio fenomeno dell’immigrazione clandestina o di ribadire il valore naturale e cristiano del matrimonio tra un uomo e una donna, lo squalificavano agli occhi di diversi commentatori. Eppure, testimoniare la verità ai più lontani dalla fede è una forma essenziale di amore, importante quanto distribuire beni materiali: gli esseri umani (e i giovani soprattutto) hanno disperatamente bisogno di riconoscere che la realtà e quindi la loro vita hanno un senso.

Nel frattempo, Sabino, ero rimasta come te commossa dalla testimonianza della giovane, ignara del cristianesimo e di Gesù, che aveva raccontato in un tweet (clicca qui) come la morte di Charley Kirk e l’indifferenza di tanta gente per l’accaduto l’avessero spinta – per la prima volta nella sua vita – ad aprire la Bibbia del marito e a leggere il versetto del Vangelo di Giovanni (8,32): “Allora conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”. Ricordando quell’istante, si era messa a piangere dicendo che tali parole l’avevano profondamente cambiata, risvegliando ‘dal sonno’ il suo spirito. Ho trovato online numerosi commenti analoghi al suo: tante persone, grazie all’esempio di Charlie, hanno scoperto/riscoperto la fede cristiana, sentendo il bisogno di dirlo pubblicamente. Allora mi sono resa conto che l’ostilità verso questo leader conservatore – che difendeva, dialogando, la vita, dal concepimento alla fine naturale, la natura binaria dell’essere umano (maschio e femmina) e l’integrità della persona (contro l’ideologia trans, che ha reso possibili le mutilazioni sessuali persino a danno di minori), la bellezza e l’unità della famiglia, nonché la libertà di pensiero e di parola di tutti – non era dovuta a presunti discorsi di odio.  Nelle sue discussioni non c’era alcun disprezzo verso i suoi interlocutori, perché era l’amore che spingeva Kirk a dialogare con i giovani, come già Socrate con i suoi concittadini: per questo succedeva talvolta che il confronto si concludesse con un’affettuosa stretta di mano o, addirittura, nel modo in cui avvenne con un interlocutore satanista – presentatosi davanti a lui con tanto di corna sul capo – con un forte abbraccio. 

Alla domanda di un intervistatore su come desiderava essere ricordato dopo la morte, aveva risposto durante un programma televisivo il 29 giugno (clicca qui): “Se un giorno dovessi morire, vorrei essere ricordato per il coraggio e per la mia fede. Questa sarebbe la cosa più importante: la mia fede!” La stessa convinzione cristiana ha portato dopo l’omicidio decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, a radunarsi nei campus universitari o in altri contesti, per pregare e onorarne pacificamente la memoria: niente a che vedere – tanto per fare un confronto – con i disordini civili, i saccheggi, i vandalismi e le altre violenze accaduti negli Usa e nel mondo nel 2020 a seguito della morte di George Floyd! 

Quello che ha suscitato l’odio verso Charlie Kirk, fino ad armare la mano dell’assassino, è stata la sua lucida difesa della verità sulla natura umana e la realtà delle cose: essa ha dissipato nella mente di migliaia di interlocutori le nebbie del politicamente corretto, mentre in altri è cresciuta la rabbia per non saper trovare adeguate controargomentazioni; una provocazione potente la sua, capace di svelare l’atteggiamento profondo dell’anima. In moltissime persone, soprattutto giovani, ma anche anzianotte come me – che ho pianto la sua perdita come quella di una persona cara – Charlie ha suscitato un’immediata e profonda simpatia; in altre, invece, ha generato un’invincibile ostilità, come vergognosamente emerso nelle parole di tanti commentatori, celebri o meno, che hanno cercato di sminuirne la testimonianza o di infangarne la memoria (minimizzando quindi la gravità della sua uccisione) o, addirittura, hanno postato video in cui la festeggiavano. 

Certo, alcune posizioni di questo leader in ambito politico, come la difesa del II emendamento della Costituzione statunitense, quello che sancisce il diritto dei cittadini di detenere e portare armi, sono discutibili, soprattutto per chi non considera questa scelta all’interno della storia degli States.

Considero, invece, pienamente ragionevole la sua avversione all’imposizione – specie ai più giovani – dei vaccini anticovid e alla propaganda ‘farlocca’ che impone di credere all’origine antropica del cambiamento climatico. Condivido anche il suo opporsi all’immigrazione incontrollata, che ha reso pericolose le periferie di tante città e ha peggiorato sensibilmente le condizioni di vita della gente comune, specie di moltissimi lavoratori non specializzati, costretti a misurarsi con la concorrenza di lavoratori irregolari!

In ogni caso, non ho potuto evitare di paragonare l’amore incondizionato di Charlie per Cristo e per la salvezza di ogni uomo, con le ambiguità di un’ampia parte della Chiesa cattolica. Il 6 settembre, pochi giorno prima della sua morte, il Giubileo ha accolto gruppi di pellegrini appartenenti alle associazioni arcobaleno (clicca qui), entrati dalla Porta Santa, non come singoli peccatori desiderosi di cambiamento (come dovrebbe essere per ogni cattolico che si rechi a Roma per ottenere il perdono di Dio), ma come fautori di un mutamento dottrinale nella Chiesa sulla sessualità che – come afferma il Catechismo (cap.27): “diventa personale e veramente umana […] nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell’uomo e della donna”. Un insegnamento che Papa Leone XIV – pur avendo incontrato Padre James Martin, uno dei principali organizzatori dell’evento – non intende cambiare, come ha dichiarato in un’intervista (clicca qui). 

Il 23 di questo mese, arriverà inoltre in Parlamento presentato dal centrodestra il Ddl Zanettin-Zullo, così come verrà più avanti discusso il Ddl Bazoli, più permissivo, sostenuto dal centrosinistra; qualora uno dei due progetti, anche il più restrittivo, venisse approvato, farebbe crollare nel tempo la diga che difende le persone più sole e fragili dalla disperazione e dall’abbandono terapeutico, per quanto è diffusa nella nostra società la mentalità dello scarto e forte la pressione per tagliare la spesa sociale – specie ora che il governo si è impegnato a impiegare ben il 5% del Pil in spese militari. Ambedue i progetti sono sostenuti da politici che si dichiarano cattolici, pur essendo la difesa della vita un principio della morale naturale, tutelato dalla Costituzione (1), oltre che un Comandamento divino ‘non negoziabile’ secondo il Magistero: eppure vengono proposti con l’appoggio dei vertici della CEI e della Pontificia Accademia per la vita, (ma non del Papa), convinti della necessità di legiferare sul fine vita, anche se in questo modo si apre inevitabilmente la porta, come in tutti gli Stati che hanno approvato leggi consimili, ad una deriva eutanasica (clicca qui).  

In questo periodo difficile, in cui tanti pastori e fratelli si sono conformati al mondo, prego Dio affinché ci tenga la mano sul capo e il martirio di Charlie Kirk ci rinfranchi nel cammino lungo la via stretta, che porta inevitabilmente ognuno di noi a confrontarsi con il mistero della croce. La sua testimonianza, quella della moglie e degli amici, l’impressionante risposta degli studenti universitari (solo nelle prime 48 ore sono nate altre 32.000 sezioni del Turning Point Usa, l’organizzazione fondata per loro da Kirk), ma soprattutto quello che sta accadendo in tante anime ci dà motivo di sperare. Perché, come leggiamo nel Vangelo: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. (Giovanni 12, 24-26).  

Lucia Comelli

Note

  • Chi ritiene che sussista un diritto alla morte, con relativo obbligo di prestazione da parte del Servizio sanitario nazionale, dimentica che l’assistenza al suicidio è, ancora oggi, nel nostro ordinamento un reato, anche se la Corte costituzionale ha individuato in merito una circoscritta area di non punibilità, e non un diritto. Infatti, la sent. n. 242 del 2019 affermava che “dall’art. 2 Cost. – non diversamente che dall’art. 2 CEDU –discende il dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo: non quello – diametralmente oppostodiriconoscere all’individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi un aiuto a”. Nella sent. n. 66 del 2025 si ribadiva che “morireil cosiddetto ‘diritto di morire’ rivendicato in alcune circostanze potrebbe essere paradossalmente percepito dal malato come un ‘dovere di morire’ per non ‘essere di peso’, con un grave abbassamento della sensibilità morale collettiva che tutela le persone più fragili, spesso, peraltro, ‘invisibili’”. (Cfr.Centro Studi Livatino)

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