
Umberto Bossi è una figura centrale della politica italiana degli ultimi decenni, noto soprattutto come fondatore e leader storico della Lega Nord. La sua carriera si è sviluppata tra l'impegno per l'autonomia del Nord Italia, il federalismo e il secessionismo, fino a scandali che ne hanno segnato la parabola politica. Questo articolo ripercorre la sua vita, il ruolo politico e l'eredità lasciata nel panorama italiano.
Origini e primi passi in politica
Umberto Bossi nasce il 19 settembre 1941 a Cassano Magnago, in provincia di Varese. Prima di entrare in politica, ha lavorato come infermiere in un ospedale di Pavia, esperienza che lo ha avvicinato alle problematiche sociali e sanitarie.
Nel 1984 fonda la Lega Autonomista Lombarda, che poi diventerà Lega Lombarda, segnando l'inizio della sua attività politica organizzata. Nel 1987 viene eletto per la prima volta al Senato della Repubblica, guadagnandosi il soprannome di 'Senatùr', termine lombardo che significa senatore.
Nel dicembre 1989, Bossi guida la nascita della Lega Nord, un movimento che unifica vari gruppi federalisti del Nord Italia con l'obiettivo di rivendicare maggiore autonomia e, in alcuni momenti, la secessione del Nord dal resto del Paese.
La Lega Nord e la politica federalista
Sotto la guida di Bossi, la Lega Nord si afferma come forza politica significativa, soprattutto nelle regioni settentrionali. Nel 1996 Bossi proclama la 'Repubblica di Padania', un'entità simbolica che rappresentava la volontà di indipendenza del Nord Italia, anche se questa idea non ha mai ottenuto un ampio consenso popolare.
Con il passare degli anni, la linea politica della Lega si sposta dal secessionismo verso una richiesta di maggiore autonomia regionale e federalismo, puntando a riforme istituzionali che ridistribuiscano poteri dallo Stato centrale alle regioni.
Bossi ha anche adottato posizioni dure sull'immigrazione, che hanno suscitato accuse di xenofobia e controversie pubbliche, contribuendo a definire il carattere identitario e spesso polemico del suo partito.
Ruoli istituzionali e incarichi ministeriali
Umberto Bossi ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali nel corso della sua carriera. È stato eletto deputato per sette legislature e senatore in più occasioni, oltre a essere stato parlamentare europeo per tre volte.
Nel 2001 entra nel governo Berlusconi II come Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione, incarico che mantiene fino al 2004, quando si ritira temporaneamente a causa di un ictus.
Nel 2008 torna al governo come Ministro senza portafoglio per le Riforme per il Federalismo, ruolo che mantiene fino al 2011, quando il governo Berlusconi cade e la Lega passa all'opposizione.
Scandali e declino politico
La carriera di Bossi è stata segnata anche da scandali, in particolare quello del 2012 riguardante la presunta distrazione di fondi della Lega Nord a favore della sua famiglia. Questo episodio lo costringe a dimettersi da segretario federale dopo più di vent'anni alla guida del partito.
Nonostante le dimissioni, Bossi rimane presidente a vita della Lega Nord, ma il suo ruolo politico si riduce notevolmente, con un'influenza marginale nelle decisioni del partito.
Nel 2017 viene condannato per frode, ricevendo una pena detentiva di 27 mesi, un evento che segna ulteriormente la sua parabola politica e personale.
L'eredità politica di Umberto Bossi
Umberto Bossi ha lasciato un'impronta profonda nella politica italiana, soprattutto per aver portato all'attenzione nazionale le istanze federaliste e autonomiste del Nord Italia.
La Lega Nord, sotto la sua guida, ha trasformato il dibattito politico italiano, influenzando le politiche sull'immigrazione, la decentralizzazione e il rapporto tra Nord e Sud.
Nonostante le controversie e i problemi giudiziari, Bossi rimane una figura simbolica per molti sostenitori del federalismo e dell'autonomia regionale, rappresentando un capitolo importante della storia politica italiana degli ultimi trent'anni.