Ci sono momenti in cui la storia sembra ripetersi con una precisione quasi matematica. Quando Gianni Vacchelli, uno dei massimi esperti di Dante in Italia, siede di fronte a Claudio Messora negli studi di Byoblu, non sta semplicemente parlando di letteratura medievale. Sta tracciando una mappa che c
Ci sono momenti in cui la storia sembra ripetersi con una precisione quasi matematica. Quando Gianni Vacchelli, uno dei massimi esperti di Dante in Italia, siede di fronte a Claudio Messora negli studi di Byoblu, non sta semplicemente parlando di letteratura medievale. Sta tracciando una mappa che collega il 1300 al 2025, l’esilio di un poeta fiorentino alle pressioni che oggi subisce chiunque osi dire la verità al potere.
“Dante è uno scrittore sotto persecuzione, è un poeta della liberazione, direi che è proprio un poeta della resistenza anche culturale“, esordisce Vacchelli con quella naturalezza che contraddistingue chi ha fatto della propria vita una ricerca costante della verità. “È un esule, è stato mandato in esilio, condannato a morte. Se torna a Firenze viene mandato al rogo.“
La conversazione inizia da una confessione di Messora: Byoblu è sottoposta a “pressioni incredibili da parte di un certo sistema che usa tutti gli escamotage per cercare di far smettere la TV dei cittadini di trasmettere“. Contratti, fatture, minacce di oscuramento. È il copione che si ripete identico da secoli: il potere che cerca di estromettere e espellere chi viene ritenuto un corpo estraneo.
La dissimulazione onesta come strategia di sopravvivenza
Vacchelli spiega come Dante riuscì a sopravvivere: “La Commedia è stata scritta anche con l’ottica che alcune cose potevano essere dette, ma dovevano essere dette con una dissimulazione onesta, perché se tu dici chiaramente alcune cose vieni ucciso e non puoi scrivere la Commedia.“
Il fatto stesso che Dante compisse il viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso da vivo era “una cosa per cui sarebbe stato bruciato al rogo“. La sua salvezza? “Dante era un poeta e questo lo ha salvato. I poeti dicono menzogne.” Come il giullare di corte, il poeta gode di una licenza particolare: può dire tutto, purché sotto la veste della finzione.
“Dante è puro come una colomba, ma è prudente come un serpente“, sintetizza Vacchelli con una formula che suona come un manuale di sopravvivenza per ogni intellettuale in ogni epoca.
Settecento anni di immutata barbarie
Messora pone la domanda che brucia: “Sono passati 700 anni, eppure ancora stiamo ancorati a questo modo di risolvere le cose?” Il riferimento è al recente omicidio di Charlie Kirk, ma potrebbe essere Gandhi, Martin Luther King, Rabin. “Tutti i grandi operatori di pace sono finiti così“, conferma Vacchelli. “Tutti assassinati, tra l’altro, da persone che appartengono alla loro linea.“
La diagnosi è spietata: “Vedo un imbarbarimento, perché il potenziale di distruzione di oggi è molto più elevato.” Siamo nell’anno 80 dopo Hiroshima e Nagasaki, secondo il filosofo Gunter Anders. “La nuova epoca dell’umanità va contata da lì. Hiroshima e Nagasaki rappresentano, assieme alla Shoah e ai Gulag, un cambiamento di paradigma spaventoso.“
L’ipocrisia dell’Occidente democratico
Quello che rende tutto più grottesco è il clima di “retorica democratica” in cui queste barbarie vengono perpetrate. “Nello stesso momento in cui si trucidano milioni di persone c’è gente che parla di diritti civili, fa contratti sui diritti inalienabili della persona, fanno le riunioni all’ONU.“
Vacchelli descrive una “schizofrenia spaventosa” per cui “alcune grandi conquiste ci sono, ma purtroppo sono nate da violazioni terribili. Anche la Carta dei Diritti Umani, che è una grande cosa, nasce nel ’48 quando tutto è stato distrutto prima.”
Il coraggio dell’onestà intellettuale
Quando Messora chiede quanto coraggio ci voglia per continuare sulla strada dell’onestà intellettuale, Vacchelli ribalta la domanda: “Posso chiederlo a te? Che te lo fa fare? Potresti osannare, accodarti come tanti altri, eppure sei qua a dire le cose come stanno.“
La risposta tocca il mistero di ogni vocazione autentica: “C’è un’esigenza interiore misteriosa alla quale senti che devi obbedire, una ricerca della verità. Non pensando di possedere la verità, ma costantemente mettendoti in relazione con questa verità.“
È il “daimon” di Socrate, “qualcosa che parla dentro di te“. Una miscela di “coraggio, incoscienza, tutto il guazzabuglio del cuore umano“. E quando la paura si fa sentire, ci sono gli esempi: “Il mio poeta è stato esule e quindi deve avere vissuto delle realtà che io al momento non vivo.”
La commissione Dubbia Precauzione: voci nel deserto
La conversazione si sposta poi sulla commissione Dubbio e Precauzione, nata “in tempi Covid come luogo di pensiero dissidente“. Vacchelli racconta l’ultimo incontro, l’11 settembre, dedicato all’ “implosione dell’Occidente“. Presenti Mattei, Cacciari, Alessandro Colombo, Francesca Albanese, Sara Gandini. “Un bel pubblico” a Torino, nella sede di Generazioni Future.
Messora pone una questione cruciale: il rischio di “darsi ragione a vicenda” senza vero confronto. Vacchelli risponde con onestà: “La Dupre ha un orientamento simile, sono tutte voci fortemente critiche rispetto al mainstream. Ma le voci mainstream spopolano, imperano. Questo gruppo vuole offrire un pensiero divergente che è ancora minoritario.“
L’implosione di un Occidente, non di tutto l’Occidente
Il cuore della riflessione emerge quando Vacchelli chiarisce: “Io non credo che imploda tutto l’Occidente. Implode UN Occidente. Quale? L’Occidente a trazione nord-atlantica, l’Occidente efficientista, ipercapitalista, razzista, bellicista, pragmatico.“
Ma “l’Occidente è anche una grande tradizione. Nell’Occidente ci sono grandi anime che hanno perso, ma continuano a esercitare la loro influenza e le loro radici profonde.“
Francesco d’Assisi (“non l’umile fraticello, ma un ribelle radicale“), Dante (“il nemico fondamentale è la Cupidigia“), Bartolomé de Las Casas (“la prima voce critica della modernità che denuncia l’olocausto dei coloni spagnoli verso gli indigeni“).
Gaza come bussola morale del mondo
Il momento più intenso arriva quando Vacchelli identifica in Gaza “la bussola morale rispetto al quale vedere oggi il mondo. Gaza oggi è il mondo, la Palestina è il mondo. Gaza è lo specchio inverso che ci manda l’immagine che noi non vogliamo vedere di noi stessi.“
Non dal 7 ottobre, ma “da decenni e decenni: un’occupazione spaventosa, un’ingiustizia spaventosa, pulizia etnica, apartheid, adesso genocidio. Questo smaschera l’Occidente” che è stato “inetto, ipocrita, imbelle“.
Il rapporto di Francesca Albanese “smaschera gli interessi del capitalismo in quello che sta succedendo in Palestina. Sono coinvolte quasi tutte le aziende che noi utilizziamo. Ci sono anche Booking.com a Airbnb, in quel rapporto.”
La Palestina come laboratorio del futuro
La profezia più inquietante: “La Palestina è il laboratorio del mondo. Quello che succede lì arriverà qui. Le tecniche di distruzione, di controllo con l’intelligenza artificiale, una nuova modalità di fare la guerra, poi vengono vendute come ‘battle tested’, testate in battaglia.“
Trump lo ha detto tranquillamente: vogliono fare la riviera per poi vendere servizi turistici. Il cinismo è totale, l’ipocrisia smascherata.
Gli spiragli di speranza
Nonostante tutto, Vacchelli vede “degli spiragli, senza facili ottimismi. Li vedo nelle persone, negli individui. Credo che ancora oggi si giochi dentro di noi una possibilità di risveglio.“
“Questa tragedia deve risvegliarci, perché altrimenti quello che succede lì arriverà anche qui.” Non c’è scelta: o ci si risveglia, o si subisce lo stesso destino.
Salire sulle spalle dei giganti
La conversazione si chiude con una riflessione sulla tradizione come risorsa: “Salire sulle spalle dei giganti significa non buttare a mare la nostra tradizione. La nostra tradizione è complice di orrori spaventosi, ma dall’altra anche di geni ammirabili.“
“Salendo sulle loro spalle, anche se siamo nani, possiamo vedere un po’ oltre persino quello che hanno visto loro e contribuire a costruire un’altra storia.“
Quando la musichetta di fine trasmissione interrompe il dialogo, si ha la sensazione di aver assistito a qualcosa di più di una semplice intervista. Vacchelli e Messora hanno attraversato settecento anni di storia per arrivare a una conclusione tanto semplice quanto rivoluzionaria: la verità ha sempre lo stesso prezzo, ma qualcuno deve continuare a pagarlo.
“Ci vedremo ancora“, promette Messora. E in quella promessa c’è tutto: la resistenza continua, l’esilio si trasforma in comunità, la persecuzione in solidarietà. Dante, dal suo eterno esilio, approverebbe.