La Tomba delle Lucciole torna al cinema: le origini del capolavoro pacifista di Isao Takahata

Pubblicato: 20/09/2025, 15:03:48 ·

Lucky Red riporta La Tomba delle Lucciole al cinema: cerchiamo di capire le origini e il messaggio del capolavoro di Isao Takahata.

La Tomba delle Lucciole torna al cinema con un evento speciale in programma dal 18 al 24 settembre, grazie alla distribuzione di Lucky Red. Il capolavoro di Isao Takahata arriva sul grande schermo in un momento storico delicatissimo: pellicola intrisa di pacifismo e di repulsione per la guerra in ogni sua forma, La Tomba delle Lucciole si confronta oggi con un mondo che nel conflitto ci è così immerso da essersi ormai abituato alle violenze, alla distruzione e alla morte in massa degli innocenti. A quasi quarant’anni di distanza dall’uscita originale, la pellicola resta un pesante monito sulle cicatrici della guerra, sulle fratture sociali che essa crea e sulle conseguenze su chi la subisce e su chi la fa. In occasione del ritorno al cinema, ripercorriamo le origini e l’impatto culturale di La Tomba delle Lucciole, cercando di capire cosa resta del suo messaggio nella settima arte.

La Tomba delle Lucciole torna al cinema: una storia semi-autobiografica

Il ritorno del film nelle sale italiane non è casuale: si tratta infatti di un passaggio che cade più o meno in concomitanza con l’ottantesimo anniversario del bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki da parte dell’esercito americano. Lo sgancio delle atomiche sulle due città giapponesi, infatti, è avvenuto rispettivamente il 6 e il 9 agosto del 1945, e ha ispirato il romanzo autobiografico Una Tomba per le Lucciole di Akiyuki Nosaka, da cui Isao Takahata ha tratto il suo soggetto. Questa è in realtà una semi-autobiografia, nel senso che trae spunto dalle vicissitudini personali dell’autore e le unisce alle storie di vita vissuta che questi ha incontrato all’indomani dell’attacco atomico americano contro il Giappone. Come i due protagonisti del film – i fratellini Seita e Setsuko – anche Nosaka viveva a Kobe, una delle città più devastate dai bombardamenti americani durante il secondo conflitto mondiale.

Le differenze tra la storia personale di Nosaka e quella di Seita e Setsuko non sono poche: la madre dello scrittore è morta di parto, mentre quella dei due bambini perde la vita sotto le bombe degli Alleati; suo padre non è un soldato dell’esercito giapponese, bensì un governatore locale; lui stesso non va a vivere con una zia, ma viene dato in adozione già da neonato. Tuttavia, gli eventi bellici causano la morte dell’intera famiglia adottiva di Nosaka: il patrigno non sopravvive alle bombe, mentre la madre adottiva muore a causa delle ustioni qualche giorno dopo. La sua prima sorella adottiva, Kikuko, era mancata nel 1941, mentre la seconda, Kiko, si spegne per malnutrizione sotto i bombardamenti, quando le provviste accumulate da Nosaka finiscono. Dopo questi eventi, il romanziere abbandona Kobe e torna dal padre naturale, con il quale si riunisce alla fine del 1945.

Una doppia biografia

C’è dunque una forte componente personale – benché non strettamente autobiografica – in La Tomba delle Lucciole. Per questo motivo, il capolavoro di Takahata viene definito l’esempio più importante di neorealismo animato giapponese, che trae spunto dalla produzione neorealista italiana e dalla sua controparte nipponica con attori in carne ed ossa. In particolare, numerosi sono i punti di contatto con i film di Yasujiro Ozu, a partire da Una Gallina nel Vento – film del 1948 che racconta le conseguenze politiche della fine della Seconda guerra mondiale in Giappone – e dal capolavoro generazionale Viaggio a Tokyo, del 1953, che riflette ancora una volta su quanto i rapporti umani possano essere biechi e distorti, soprattutto in una società ingessata e autoritaria come quella del Sol Levante.

C’è molto di personale anche per Takahata, nel film. Il regista ha vissuto in prima persona la guerra: Takahata è nato nel 1935, perciò allo sgancio dell’atomica aveva dieci anni. L’estetica di alcune scene e la rappresentazione delle macchine da guerra americane, a partire dagli aerei B-29, è così realistica perché si tratta di una riproposizione dei momenti rimasti impressi nella mente del regista, che usa la pellicola per tramandare l’orrore della guerra ai posteri. Non è dunque un caso che il messaggio di La Tomba delle Lucciole sia profondamente pacifista e che l’autore punti a convogliarlo con un’estetica durissima, soprattutto per gli standard dell’animazione dell’epoca. Takahata non si tira mai indietro, neanche quando arriva il momento di mostrare i corpi consunti, dilaniati dalle fiamme e carbonizzati dalle bombe. Né annacqua le parole di chi, facendo mancare loro la propria solidarietà, condanna Setsuko e Seita a morte.

La Tomba delle Lucciole torna al cinema: non solo un film pacifista

Per la verità, occorre anche dire che La Tomba delle Lucciole non è solo un film anti-guerra. Nella seconda metà degli anni Ottanta, lo spettro di un conflitto globale stava svanendo, visto che gli americani sembravano aver vinto la guerra fredda. Lo stesso Takahata, a margine dell’uscita del film, rifletteva sul suo messaggio dicendo che «non è un film contro la guerra, non è quello il messaggio principale. È la storia di come la vita di un fratello e di una sorella vada a rotoli a causa dell’isolamento sociale. Il regista, inoltre, considerava la sua opera come una critica all’autoritarismo del Giappone del periodo bellico e, per esteso, a qualsiasi regime dittatoriale della storia. Secondo lui,

Seita vuole distruggere il totalitarismoin ogni sua forma – non solo politico, ma anche sociale, come emerge dai suoi rapporti con coloro che avevano il compito di prendersi cura di lui.

«Seita sconfigge il totalitarismo e cerca di costruire una famiglia “pura” con Setsuko, continua Takahata, che aggiunge: «Ma può farlo davvero? No, in quel mondo non è possibile. Per questo Setsuko muore. Ma possiamo criticare Seita? La ragione per cui oggi possiamo provare empatia per lui è che i tempi sono cambiati, che non c’è più quell’autoritarismo. Se i tempi cambiassero ancora in futuro, potrebbe arrivare un momento in cui le persone diventeranno come la vedova che accoglie i due fratellini e inizieranno a criticarli per il loro tentativo di sopravvivere. Trovo questa prospettiva terrificante. A guardarla con gli occhi di oggi, questa dichiarazione di Takahata sembra quasi profetica: l’invito, insomma, è quello a (ri)vedere La Tomba delle Lucciole non solo come un film pacifista, ma anche come una

dura critica sociale contro l’individualismo e l’autoritarismo.

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