Sta con la Russia, con Israele, contro Crosetto e vede reati in ogni dove quando il Viminale annuncia riduzioni. Ha un bel raccontare Giorgia Meloni che g…
Sta con la Russia, con Israele, contro Crosetto e vede reati in ogni dove quando il Viminale annuncia riduzioni. Ha un bel raccontare Giorgia Meloni che gli avversari del (centro)sinistra non hanno valori comuni e vogliono unirsi, come dichiarano, solo per battere le destre. I valori, e soprattutto le idee, comuni non le ha neanche la destra
Il governo di Giorgia Meloni ha finalmente un fiero oppositore.
No, non si tratta di Silvia Salis, la sindaca di Genova, donna, madre e moglie (differenziandosi solo qui da Giorgia Meloni che ha, per ora, in questo fallito), nuova stella del centro(sinistra), che ha appena festeggiato i suoi primi quarant’anni di vita e di successo (lo avesse fatto un esponente di governo, sarebbero piovute critiche, festeggiare con la tragedia di Gaza in corso…).
Questo fiero oppositore è un uomo, padre e separato (ma pare che presto si risposerà, auguri), Matteo Salvini.
Se il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, annuncia trionfante, come ha fatto a Ferragosto, che grazie ai provvedimenti del governo, i reati sono diminuiti del 9%, il fiero oppositore del governo Matteo Salvini subito replica che ci sono troppi reati nelle strade e nelle città e occorrono nuovi provvedimenti.
Se il ministro della Difesa, Guido Crosetto, manco fosse ancora il presidente dell’Aiad (l’associazione delle industrie per la difesa), dice che occorre spendere di più in armamenti e in soldati da mandare all’estero, il fiero oppositore del governo Matteo Salvini controbatte che bisogna invece spendere di più per la sicurezza e mandare i militari nelle stazioni e sui treni (laddove però, sempre secondo i dati del Viminale, le rapine sono diminuite del 6,7%, i furti del 7,7% e le violenze sessuali del 17,3%).
Se il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dichiara che l’Italia sottoscriverà, alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, la dichiarazione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e se la stessa presidente del consiglio, Giorgia Meloni, condanna la risposta sproporzionata e gli attacchi ai civili di Israele, il fiero oppositore del governo Matteo Salvini subito rilascia una intervista alla televisione israeliana per affermare il contrario, Israele ha ragione e fa bene.
Se il governo Meloni sostiene, politicamente, economicamente e militarmente, l’Ucraina dall’invasione russa, il fiero oppositore del governo si precipita ad un ricevimento per abbracciare calorosamente l’ambasciatore russo.
E si potrebbe continuare ancora, con altri esempi.
Il punto è, chiaramente, che questo fiero oppositore del governo, Matteo Salvini, sta al governo, è, addirittura, uno dei due vicepresidenti del consiglio, oltre che ministro dei trasporti (dove, tra scioperi, disservizi e ritardi, non funziona nulla ma questo il fiero oppositore non lo dice).
Allora, la domanda è d’obbligo, perché il fiero oppositore del governo, Matteo Salvini, resta al governo? E perché Giorgia Meloni tollera che resti al governo il suo fiero oppositore, Matteo Salvini?
La risposta è spaventosamente semplice, restano insieme al governo per poter continuare entrambi a restare al governo.
Ha un bel raccontare Giorgia Meloni che gli avversari del (centro)sinistra non hanno valori comuni e vogliono unirsi, come dichiarano, solo per battere le destre. I valori, e soprattutto le idee, comuni non le ha neanche la destra attualmente al governo.
In realtà, la politica è diventata, da tempo, non solo esercizio del potere ma inganno, propaganda, falsità.
Su questo terreno, in questa gara al ribasso, il (centro)destra è indubbiamente e tristemente avanti, riesce contemporaneamente a vantare risultati positivi sulla sicurezza e gli sbarchi degli immigrati e a protestare perché ci sono troppi sbarchi di immigrati e poca sicurezza. Riesce a stare contemporaneamente con l’Ucraina e con la Russia, cioè con l’aggredito e con l’aggressione, con i palestinesi, prendendosi il merito di un po’ di aiuti e accoglienza, e, ben più sostanzialmente, con Israele.
Non è ambiguità, non è l’arte del possibile, è una vera truffa ai danni degli elettori, che osservatori e commentatori però non riconoscono come tale e presentano all’opinione pubblica come merito, capacità, stabilità, a fronte di troppo facilmente enfatizzate differenze nelle opposizioni.
Ma la compattezza del centrodestra e del governo è solo una storiella che racconta Giorgia Meloni (spalleggiata, anche in questo, ancora una volta molto impropriamente, da Ignazio La Russa, presidente del Senato). Un governo e una maggioranza privi di compattezza rendono una nazione debole e un Paese poco affidabile.