Scopri qui cosa ne pensiamo del ritorno di Only Murders in the Building!
C’è qualcosa di estremamente rassicurante in Only Murders in the Building, lo show Hulu con Martin Short, Steve Martin e Serena Gomez, ovvero un mix di televisione vecchio stile, nuove generazioni a confronto e un whodunit senza troppe pretese né complicazioni. La serie Hulu è un prodotto per certi versi strano: anche se si inserisce nel filone della serie di mistero contemporaneo, e forse lo rappresenta al meglio nella serialità, è capace di unire comicità e suspence, momenti brillanti a drammi più personali; ma presenta anche vari elementi di una televisione che non esiste più, inclusa una rara abilità di presentarsi ogni volta da cinque anni a questa parte con insolita puntualità – al contrario del trend moderno per le serie in streaming che vede passare anche anni tra una stagione e l’altra. Questo ritorno annuale, i volti sempre brillanti dei suoi protagonisti, il vasto parterre di guest star che si divertono a far capolino nello show – alcuni nei panni di loro stessi, altri in quanto personaggi –, insomma, tutto questo ha via via contribuito a rendere Only Murders in the Building una serie da appuntamento da non perdere. Certo, arrivati però alla quinta stagione, non c’è da sorprendersi che un po’ del lustro iniziale (soprattutto della prima stagione) sia andato perduto. E qui c’è un po’ il miracolo: perché tutto sommato della trama che diventa sempre più inverosimile e folle ci interessa fino a un certo punto. Se in altri casi, infatti, il mistero è ancora la forza trainante del racconto (della saga Knives Out, ad esempio, non vediamo l’ora di scoprire l’arzigogolato piano che verrà rivelato solo alla fine), qui è un piacevole orpello. La vera ragione per cui lo spettatore torna a guardare Only Murders è per lo squisito panorama attoriale della serie, con il trio di protagonisti che continua a fornire momenti di perfetta comicità senza scivolare mai (o quasi mai) nella macchietta. È su loro tre che, giustamente, questa serie si fonda. In questi primi tre episodi della quinta stagione possiamo analizzarli attraverso vari punti di vista: li vediamo nel passato, durante le loro (tante) difficoltà nel secondo episodio (il più bello dei tre, dalla carica emotiva bilanciata perfettamente), ma anche in un presente di svolta in cui le loro vite sembrano essere tutte volte verso il meglio. Si vede qualche scricchiolio, soprattutto in Mabel e Charles, ma è indubbio che le vite dei protagonisti siano nettamente migliorate dall’inizio della loro esperienza con il podcast. Oliver deve imparare a portare avanti la sua vita da uomo sposato (per ora a distanza), Mabel è alle prese con la consapevolezza delle proprie esperienze e l’arrivo di un’amica/nemica che potrebbe minarne i risultati, e Charles affronta la sua personale crisi d’identità. Tutto questo si intreccia con l’omicidio di Lester e l’arrivo della mafia. Si dice che gli italiani – e gli italo-americani per estensione – siano generalmente permalosi. In effetti basta guardare un qualsiasi video online sulla cucina per rendersi conto di un certo tipo di comportamento; in televisione l’associazione più fastidiosa è quella con la mafia e soprattutto con il Padrino e tutto quell’immaginario. Pensate dunque alla sorpresa quando Only Murders in the Building inizia il suo racconto proprio con l’esagerazione degli stereotipi sugli italoamericani e le loro tendenze criminali. La serie gioca con questi stereotipi per riportarli in vita sotto una luce ben diversa: la bisca clandestina che si nasconde sotto l’Arconia passa attraverso le varie epoche, inclusa quella mafiosa, per diventare centro d’incontro dei potenti dell’oggi. Sull’ingresso in scena dei nuovi mafiosi – ovvero i ricchissimi CEO di New York – si chiude questo trio di episodi che ci presenta la quinta stagione della serie Hulu; eppure è chiaro che si voglia andare in una direzione più moderna (vedremo quanto coraggiosa) rispetto a quella che s’era prospettata inizialmente con l’arrivo del mafioso da film anni 80. Come si diceva, la forza della serie risiede anche nella pletora di attori che si prestano a ruoli più o meno grandi. Non bastano i sempre deliziosissimi abitanti dell’Arconia (nel vederli durante i vari decenni non si può che sorridere), ma arrivano pezzi da novanta come Christoph Waltz, Renée Zellweger, Dianne Wiest, Bobby Cannavale e altri. Che siano qui per divertirsi con Short e Martin è evidente: eppure è sempre un piacere vedere quanto tutti loro si prestino a una serie sempre brillante e divertente. Per ora sappiamo generalmente poco dei loro personaggi: a differenza delle guest star dello scorso anno che interpretavano una versione caricaturale di loro stessi, infatti, i nuovi arrivati dovranno lavorare un po’ diversamente per i loro personaggi senza trasformarli in macchiette appena abbozzate. Non che questa sia stata mai una forza della serie, ma in passato la scrittura è riuscita a dare anima anche ai personaggi secondari. Only Murders in the Building è tornata per una quinta stagione che, almeno stando alle premesse di questi primi tre episodi, non sembra affatto mostrare una grande stanchezza. Al netto di evidenti cambiamenti negli equilibri narrativi delle cinque stagioni sinora, la serie Hulu rimane uno squisito appuntamento fisso annuale, capace di costruire trame interessanti ma soprattutto di far risaltare l’eccezionale cast di cui si compone. Voto 5×01: 7 Voto 5×02: 8 Voto 5×03: 7