
Negli ultimi mesi, l’inflazione in Italia è rimasta su livelli moderati secondo i dati ufficiali, ma la percezione tra i cittadini è ben diversa. Mentre i prezzi dei beni essenziali continuano a crescere, molti accusano governo e banche di non intervenire a sufficienza per proteggere il potere d’acquisto delle famiglie. In questo scenario, si fa strada un diffuso senso di sfiducia verso le istituzioni economiche.
L’inflazione nei numeri: una crescita contenuta?
Secondo gli ultimi dati ISTAT, l’inflazione annuale in Italia si attesta all’1,6% ad agosto 2025, in lieve calo rispetto al mese precedente[1][3].
Nonostante il rallentamento dei prezzi energetici, i beni alimentari registrano aumenti significativi, con il cosiddetto 'carrello della spesa' che cresce del 3,5% su base annua[1].
Gli esperti sottolineano che l’inflazione di fondo, che esclude energia e alimenti freschi, è salita al 2,1%, segnalando una pressione persistente sui consumi quotidiani[1][3].
La percezione dei cittadini: il carovita non si ferma
Nonostante i dati ufficiali parlino di una crescita moderata, molte famiglie percepiscono un aumento ben più marcato dei prezzi, soprattutto nei beni di prima necessità.
Il divario tra statistiche e realtà quotidiana alimenta la sensazione di essere lasciati soli di fronte all’erosione del potere d’acquisto.
Le fasce di popolazione con redditi più bassi sono particolarmente colpite, poiché destinano una quota maggiore delle proprie risorse a beni e servizi che aumentano più della media[2].
Governo e banche: responsabilità e accuse
Molti cittadini e osservatori criticano il governo per non aver adottato misure efficaci contro l’aumento dei prezzi, limitandosi a interventi giudicati insufficienti o tardivi.
Le banche, dal canto loro, sono accusate di non sostenere adeguatamente famiglie e imprese, mantenendo condizioni di credito rigide e poco favorevoli.
Questa percezione di inazione o complicità istituzionale alimenta la sfiducia e la sensazione che gli interessi dei cittadini siano stati messi in secondo piano rispetto a quelli dei grandi attori economici.
Le conseguenze sociali della sfiducia
Il clima di sospetto verso le istituzioni rischia di minare la coesione sociale e la fiducia nel sistema economico.
Molti temono che, senza un cambio di rotta, il malcontento possa tradursi in proteste o in una crescente disaffezione verso la politica e il sistema bancario.
In questo scenario, la trasparenza e la capacità di ascolto delle istituzioni diventano elementi cruciali per ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini.