Intensificazione dei bombardamenti a Gaza City
Nelle ultime ore, la tensione nella Striscia di Gaza è nuovamente salita a livelli critici. Secondo fonti locali citate dall’agenzia palestinese Wafa, l’artiglieria israeliana ha colpito la parte orientale di Gaza City, in particolare il quartiere di Shuja’iyya, noto per essere una delle zone più densamente popolate della città. Le esplosioni hanno interessato la periferia del quartiere senza però causare feriti, almeno stando alle prime informazioni disponibili. Parallelamente, un drone israeliano ha effettuato attacchi sulle aree orientali del campo profughi di Jabalia, nella parte settentrionale della Striscia, anch’essi senza conseguenze umane immediate. Questi attacchi si inseriscono in un contesto di crescente pressione militare israeliana, che ha visto anche un coinvolgimento navale: navi da guerra israeliane hanno aperto il fuoco lungo la costa di Rafah, nella parte meridionale di Gaza. L’azione combinata di artiglieria, droni e forze navali testimonia la complessità e l’intensità delle operazioni militari in corso, che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione umanitaria già critica nella Striscia.
La diplomazia internazionale e il voto all’ONU
Sul fronte diplomatico, la comunità internazionale si prepara a un momento cruciale: lunedì 17 novembre è infatti previsto il voto sulla risoluzione degli Stati Uniti relativa alla situazione a Gaza, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Fonti diplomatiche, tra cui l’agenzia AFP, confermano che la risoluzione americana mira a indirizzare la crisi in corso, ma incontra resistenze e divisioni tra i membri del Consiglio. In risposta all’iniziativa statunitense, la Russia ha annunciato la presentazione di una risoluzione alternativa. La proposta russa si distingue per l’esplicito riferimento alla soluzione a due Stati come obiettivo finale del conflitto israelo-palestinese, un punto che manca nella bozza americana. La missione permanente russa presso le Nazioni Unite ha sottolineato che l’intento è quello di “armonizzare il dibattito” e proporre un approccio più inclusivo che tenga conto delle esigenze di entrambe le parti. Questa dinamica riflette le profonde divergenze geopolitiche che caratterizzano il Consiglio di Sicurezza, con gli Stati Uniti e la Russia che rappresentano due visioni contrapposte sulla gestione della crisi. Il voto di lunedì sarà dunque un banco di prova importante per valutare la capacità dell’ONU di intervenire efficacemente in uno dei conflitti più complessi e duraturi del Medio Oriente.
Impatto umanitario e prospettive future
L’escalation militare a Gaza City e nelle aree circostanti ha inevitabilmente ripercussioni pesanti sulla popolazione civile. Nonostante le prime segnalazioni di assenza di feriti negli ultimi attacchi, la frequenza e la durezza delle operazioni militari aumentano il rischio di vittime e di danni alle infrastrutture essenziali. Organizzazioni umanitarie internazionali hanno più volte denunciato la situazione drammatica nella Striscia, dove l’accesso a servizi sanitari, acqua potabile ed elettricità è fortemente limitato. L’attenzione della comunità internazionale è quindi rivolta non solo all’aspetto militare e diplomatico, ma anche alla necessità di garantire assistenza immediata e protezione ai civili. La risoluzione che sarà votata all’ONU potrebbe rappresentare un primo passo verso una de-escalation, ma resta incerta la sua efficacia concreta senza un accordo più ampio tra le parti coinvolte. Secondo analisti come quelli del think tank International Crisis Group, la soluzione a due Stati rimane il quadro più realistico per una pace duratura, ma la sua realizzazione appare sempre più lontana a causa delle tensioni militari e delle divisioni politiche. La proposta russa all’ONU, che pone questo tema al centro, potrebbe quindi segnare un tentativo di rilanciare il dialogo, anche se il contesto sul terreno resta estremamente volatile.
Conclusioni
La situazione a Gaza City è al momento caratterizzata da un’intensa attività militare israeliana con attacchi di artiglieria, droni e forze navali, che colpiscono diverse aree della Striscia senza causare, per ora, vittime dirette. Parallelamente, la scena internazionale si prepara a un voto cruciale al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che potrebbe influenzare gli sviluppi futuri del conflitto. Le divergenze tra Stati Uniti e Russia sulle modalità di intervento e sugli obiettivi finali del processo di pace riflettono la complessità geopolitica della crisi israelo-palestinese. L’esito del voto e le iniziative diplomatiche che ne seguiranno saranno determinanti per capire se si potrà imboccare una strada verso la riduzione delle ostilità e il rilancio di un negoziato politico.
