Un precedente storico che cambia gli equilibri
Il parlamento israeliano ha compiuto un passo senza precedenti nella storia contemporanea del conflitto: l'approvazione in prima lettura della pena di morte, riservata esclusivamente ai palestinesi. Questo sviluppo, avvenuto l'11 novembre 2025, rappresenta un momento di rottura nelle dinamiche legali e politiche della regione, proprio mentre il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza compie un mese di vita. La decisione della Knesset non è isolata: due proposte di legge distinte hanno ricevuto il sostegno di una maggioranza significativa, segnalando una convergenza trasversale tra le forze politiche israeliane su questa questione. La prima proposta ha ottenuto un ampio consenso, mentre un disegno di legge analogo presentato dal partito di opposizione Yisrael Beiteinu ha raccolto 37 voti favorevoli e 14 contrari. Questo dato rivela una realtà inquietante: due terzi della Knesset condividono una visione comune quando si tratta di misure repressive contro il popolo palestinese. La sostanziale identità di vedute tra maggioranza e opposizione su questo tema evidenzia come la questione della pena di morte sia diventata un elemento di consenso politico trasversale, piuttosto che un argomento di dibattito ideologico.
Il contesto di violenza e tensioni crescenti
Durante il mese di tregua, la situazione sul terreno ha continuato a deteriorarsi. Secondo le autorità locali, Israele ha ucciso 271 persone nella Striscia di Gaza, con 622 feriti, mentre prosegue la demolizione sistematica degli edifici ancora in piedi. Gli aiuti umanitari, pur essendo stati concordati, arrivano a singhiozzo: dei 600 camion giornalieri previsti dall'accordo, ne entrano regolarmente meno di un terzo, lasciando la popolazione in condizioni critiche. Parallelamente, la Cisgiordania continua a essere teatro di violenze perpetrate dai coloni israeliani. I comandanti delle brigate dell'esercito israeliano che operano in questa regione hanno richiesto al capo di stato maggiore Eyal Zamir di reintrodurre la detenzione amministrativa contro i coloni, una misura precedentemente cancellata dal ministro della Difesa. Secondo i dati delle organizzazioni internazionali, a ottobre 2025 sono stati registrati almeno 264 attacchi dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania, un dato record dal 2006. Le autorità militari israeliane denunciano che tutte le linee rosse sono state superate, accusando inoltre la polizia israeliana di proteggere di fatto i coloni responsabili di questi attacchi.
Implicazioni legali e internazionali
L'approvazione della pena di morte rappresenta un'escalation significativa nel sistema legale israeliano. Storicamente, Israele ha mantenuto una posizione contraria alla pena capitale, abolendola nel 1954 ad eccezione dei crimini di guerra e crimini contro l'umanità. L'introduzione di questa misura esclusivamente per i palestinesi solleva questioni profonde riguardanti la discriminazione legale e il trattamento differenziato basato sull'identità nazionale. La decisione avviene in un momento di particolare tensione geopolitica. Il piano di pace di Donald Trump, presentato con grande enfasi a Sharm el Sheikh un mese fa, appare attualmente in stallo nella sua fase di implementazione. Rimangono irrisolti questioni critiche come la restituzione degli ultimi quattro corpi di ostaggi e il destino dei 150 miliziani di Hamas bloccati nei tunnel di Rafah. Nel frattempo, gli Stati Uniti starebbero progettando la costruzione di una grande base militare in Israele, un'indicazione della profondità dell'impegno americano nella regione.
Le conseguenze umanitarie e il blocco degli aiuti
Mentre il dibattito politico sulla pena di morte procede, la situazione umanitaria rimane critica. L'Unicef ha accusato Israele di bloccare un milione di siringhe necessarie per le vaccinazioni dei bambini a Gaza. Nonostante le dichiarazioni ufficiali di non limitare l'ingresso di forniture mediche, i dati sul terreno raccontano una storia diversa. A un mese dal cessate il fuoco, i centri di alimentazione sono stati riaperti e i servizi ospedalieri stanno curando un numero maggiore di pazienti, ma le restrizioni sugli aiuti continuano a compromettere la capacità di risposta umanitaria. La questione della pena di morte per i palestinesi non esiste in isolamento: rappresenta l'apice di una serie di decisioni politiche e legali che stanno ridefinendo il quadro normativo del conflitto. Mentre il mondo osserva i negoziati di pace, le istituzioni israeliane procedono con misure che sembrano consolidare una divisione legale e politica basata sull'identità nazionale, sollevando interrogativi sulla possibilità di una riconciliazione futura e sulla compatibilità di queste scelte con i principi internazionali di uguaglianza davanti alla legge. ---
