Il dramma di Prospero
La città di Perugia è ancora scossa dalla vicenda di Andrea Prospero, uno studente universitario di diciannove anni trovato senza vita in un bed and breakfast il 29 gennaio. Le indagini hanno portato alla luce due video registrati dallo stesso Prospero poco prima della morte, nei quali appare mentre ingerisce pillole di ossicodone e un intero blister di psicofarmaci. I filmati, recuperati dal telefono della vittima, sono stati mostrati ai familiari solo dopo un lungo confronto con gli inquirenti. Per i genitori e i fratelli di Prospero, vedere quelle immagini è stato un trauma ulteriore, che ha reso ancora più difficile elaborare la perdita. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i video sarebbero stati registrati su richiesta di Emiliano Volpe, amico di Prospero, che avrebbe incitato il giovane a compiere quel gesto. Le autorità hanno confermato che Volpe era presente in camera durante la registrazione e che avrebbe avuto un ruolo attivo nell’incitamento. Il caso ha acceso un acceso dibattito sulla responsabilità morale e legale di chi, pur non compiendo fisicamente l’atto, ne favorisce l’esecuzione.
L’inchiesta e le accuse
La Procura di Perugia ha aperto un’indagine per omicidio colposo e istigazione al suicidio nei confronti di Emiliano Volpe. Le testimonianze raccolte, unitamente alle prove digitali, hanno portato a ritenere che Volpe non solo fosse presente, ma avrebbe anche incoraggiato Prospero a registrare i video e a ingerire le sostanze. Secondo fonti giudiziarie, Volpe avrebbe espresso commenti come “fallo, così vediamo” e “devi farlo per dimostrare che sei forte”, frasi che emergono dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di testimoni. La difesa di Volpe ha proposto un patteggiamento, ma la richiesta è stata respinta dal tribunale. Il giudice ha motivato la decisione sottolineando la gravità dei fatti e la necessità di approfondire ulteriormente la posizione dell’imputato. La Procura ha insistito sulla necessità di un processo pieno, ritenendo che la vicenda richieda una valutazione completa delle responsabilità e delle dinamiche psicologiche coinvolte. Il rifiuto del patteggiamento è stato accolto con sollievo dai familiari di Prospero, che chiedono giustizia e chiarezza su quanto accaduto.
Il ruolo dei video e la reazione della famiglia
I due video, di pochi secondi ciascuno, sono diventati un elemento centrale dell’inchiesta. Le immagini mostrano Prospero in uno stato di evidente confusione mentale, mentre ingerisce le pillole sotto lo sguardo dell’amico. Per la famiglia, la visione di quei filmati è stata devastante: “Non avremmo mai voluto vedere nostro figlio in quelle condizioni”, ha dichiarato la madre in un’intervista rilasciata a un quotidiano nazionale. La famiglia ha espresso anche la propria indignazione per il comportamento di Volpe, definendolo “inumano” e “irresponsabile”. La presenza dei video ha sollevato anche questioni etiche e giuridiche sulle responsabilità di chi diffonde o incita alla registrazione di atti autolesivi. Esperti di diritto penale hanno sottolineato che la diffusione di contenuti simili, soprattutto se accompagnata da incitamento, può configurare reati aggravati. In questo caso, la registrazione non solo ha immortalato il gesto, ma è stata anche utilizzata come prova per dimostrare la volontà di Volpe di spingere Prospero verso la morte.
Il dibattito sociale e le conseguenze
Il caso di Prospero ha acceso un acceso dibattito sulla responsabilità sociale e sulle dinamiche relazionali tra giovani. Psicologi e sociologi hanno sottolineato come la pressione del gruppo, unita alla diffusione dei social media, possa amplificare comportamenti a rischio. “La ricerca di approvazione tra coetanei può portare a gesti estremi, soprattutto in presenza di fragilità psicologiche”, ha dichiarato uno psicoterapeuta intervistato da una testata locale. Il caso ha anche portato a una riflessione sulle modalità di prevenzione del suicidio tra i giovani, con richieste di maggiore attenzione da parte delle istituzioni e delle scuole. La vicenda ha avuto un impatto anche sulle comunità universitarie di Perugia, dove si sono moltiplicati gli appelli a una maggiore sensibilizzazione sui temi della salute mentale e del sostegno psicologico. Diversi studenti hanno espresso solidarietà alla famiglia di Prospero e hanno chiesto misure concrete per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.
