Dalle trincee al mercato nero: le mafie fanno affari con le armi scomparse dall’Ucraina

Pubblicato: 01/11/2025, 13:34:554 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Dalle trincee al mercato nero: le mafie fanno affari con le armi scomparse dall’Ucraina

Un fiume di armi scomparse

Negli ultimi tre anni, il conflitto in Ucraina ha provocato la scomparsa di quasi mezzo milione di armi da fuoco, tra fucili d’assalto, armi di precisione e pistole automatiche. Secondo le stime di esperti come il professor Musacchio, docente di criminologia, questa situazione rappresenta una delle più gravi emergenze di sicurezza internazionale degli ultimi decenni. Le armi, inviate in gran quantità dai Paesi alleati per sostenere la resistenza ucraina, non sono state tracciate con sistemi adeguati, lasciando ampi spazi per il loro sviamento. Questo vuoto di controllo ha aperto la strada a una vera e propria corsa al saccheggio, con le mafie che si sono affrettate a occupare il mercato nero. La mancanza di un sistema di monitoraggio efficace ha reso impossibile stabilire con precisione dove siano finite queste armi. Tuttavia, le indagini condotte da organizzazioni internazionali e forze dell’ordine indicano che una parte consistente di questi armamenti è finita nelle mani di gruppi criminali, sia in Ucraina che in Russia. Il fenomeno non riguarda solo armi leggere, ma anche armi pesanti e sistemi capaci di neutralizzare veicoli blindati, rendendo il rischio ancora più elevato.

Le mafie al centro del traffico

Le organizzazioni criminali, in particolare quelle russe e ucraine, hanno trasformato il conflitto in un’opportunità di lucro senza precedenti. Secondo le analisi di esperti, il mercato nero delle armi è oggi uno dei settori più redditizi per la criminalità organizzata. Le armi scomparse vengono vendute al miglior offerente, che può essere un terrorista, un mafioso o un criminale comune. Il prezzo di vendita varia in base alla tipologia e alla rarità dell’arma, ma si parla spesso di migliaia di euro per singolo pezzo. La rete di traffico è complessa e ben articolata: i canali di distribuzione passano attraverso confini poco sorvegliati, reti di corruzione e complicità locali. In molti casi, le armi vengono smontate e trasportate in piccole partite per evitare i controlli. Una volta sul mercato, possono finire in Europa, Medio Oriente o addirittura in America Latina. Il fenomeno non è nuovo: già durante il conflitto nei Balcani, la criminalità organizzata aveva sfruttato la disponibilità di armi provenienti dai depositi militari, trasformando la guerra in un affare di dimensioni globali.

Una storia che si ripete

Il professor Musacchio richiama spesso l’esempio del conflitto nell’ex Jugoslavia per spiegare quanto sta accadendo oggi in Ucraina. All’epoca, la ’ndrangheta e altre organizzazioni criminali italiane avevano acquistato ingenti quantitativi di armi provenienti dai depositi militari balcanici. I sequestri successivi avevano portato alla luce armi pericolosissime come bazooka, esplosivi e kalashnikov, molti dei quali erano stati utilizzati in omicidi e attentati anche in Italia. La storia, purtroppo, si ripete: la guerra in Ucraina sta generando un’enorme quantità di armi ancora in circolazione, che rappresentano una minaccia per la sicurezza internazionale. La differenza principale rispetto al passato è la scala del fenomeno. Oggi, il volume di armi scomparse è molto maggiore e il mercato nero è più globalizzato. Inoltre, la tecnologia ha reso più semplice il trasporto e la vendita di armi, grazie a reti di comunicazione criptate e sistemi di pagamento anonimi. Questo rende ancora più difficile il lavoro delle forze dell’ordine e delle agenzie internazionali impegnate nel contrasto al traffico di armi.

Conseguenze e rischi per la sicurezza

La proliferazione di armi sul mercato nero ha conseguenze dirette sulla sicurezza dei Paesi europei e non solo. Le armi scomparse possono finire nelle mani di gruppi terroristici, aumentando il rischio di attentati e attacchi mirati. Inoltre, la presenza di armi pesanti sul mercato illegale può destabilizzare intere regioni, alimentando conflitti locali e violenza organizzata. Le autorità di molti Paesi hanno già segnalato un aumento delle armi sequestrate in operazioni di polizia, molte delle quali riconducibili al conflitto ucraino. La situazione richiede un intervento urgente da parte della comunità internazionale. È necessario implementare sistemi di tracciamento più rigorosi per le armi inviate in zone di conflitto e rafforzare la cooperazione tra le forze dell’ordine dei diversi Paesi. Inoltre, è fondamentale contrastare le reti di corruzione che facilitano il traffico di armi, intervenendo anche sul piano politico e giudiziario.

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