L’episodio in via Riviera Santa Margherita
Sabato scorso, lungo via Riviera Santa Margherita a Treviso, si è consumato un episodio che ha scosso la comunità locale e acceso un acceso dibattito sulle responsabilità legate all’utilizzo dei cani antidroga in contesti urbani. Un maltesino di nome Yoshi, di proprietà dell’avvocato Nicolò Barolo, è stato azzannato e ucciso da Luke, un pastore olandese impiegato come unità cinofila dalla polizia locale. L’aggressione è avvenuta mentre Barolo passeggiava con il suo cane, regolarmente al guinzaglio, e i suoi due figli piccoli. Secondo la testimonianza del proprietario, il cane antidroga era libero e senza guinzaglio, e si è lanciato improvvisamente verso Yoshi, causando ferite mortali all’animale. Barolo, nel tentativo di proteggere il suo maltesino, è stato a sua volta morso alla gamba sinistra. L’episodio è stato raccontato in prima persona dal legale, che ha sottolineato come la presenza di un cane da lavoro senza controllo in una zona frequentata da famiglie e animali domestici rappresenti un rischio concreto per la sicurezza pubblica. “Era senza guinzaglio e ha morso anche me”, ha dichiarato Barolo, evidenziando la gravità della situazione e la necessità di chiarire le procedure adottate dagli agenti durante le attività di pattugliamento con unità cinofile.
La versione del proprietario e le conseguenze
Nicolò Barolo ha raccontato che l’aggressione è avvenuta in pochi secondi, senza alcun preavviso. “Il pastore olandese era all’evidenza libero – spiega – tanto che alla vista del mio maltese, regolarmente al guinzaglio, si è lanciato di corsa verso di lui, azzannandolo mortalmente”. Il legale ha aggiunto che il suo tentativo di intervenire è stato vano, e che il cane antidroga lo ha morso sulla gamba sinistra. Dopo l’episodio, Barolo si è rivolto al medico, che ha riscontrato i segni dei denti e ha prescritto una copertura antibiotica e un richiamo del vaccino antitetanico. “È stato un trauma per me e per i miei figli, che hanno assistito alla scena”, ha dichiarato, sottolineando l’impatto psicologico dell’accaduto. La vicenda ha sollevato numerose domande sulla gestione delle unità cinofile in contesti urbani, soprattutto quando operano in aree frequentate da famiglie e animali domestici. Barolo ha chiesto che vengano chiarite le procedure adottate dagli agenti e che vengano adottate misure per evitare il ripetersi di episodi simili. “Non si può permettere che un cane da lavoro, per quanto addestrato, rappresenti un pericolo per la popolazione”, ha affermato, ribadendo la necessità di un maggiore controllo e di una maggiore responsabilità da parte delle forze dell’ordine.
La risposta delle autorità e le procedure in vigore
La polizia locale di Treviso ha avviato un’indagine interna per ricostruire l’esatta dinamica dell’episodio e verificare il rispetto delle procedure operative. Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, i cani antidroga sono addestrati per operare in contesti specifici e devono essere sempre sotto il controllo diretto dei loro handler. Tuttavia, la presenza di un cane senza guinzaglio in una zona residenziale solleva dubbi sulla corretta applicazione delle norme di sicurezza. Le autorità hanno assicurato che verranno valutati tutti gli aspetti dell’incidente, compresa la condotta degli agenti coinvolti e l’adeguatezza delle misure di prevenzione adottate. Esperti in materia di sicurezza urbana e benessere animale hanno sottolineato l’importanza di bilanciare le esigenze operative delle forze dell’ordine con la tutela della sicurezza pubblica. “È fondamentale che le unità cinofile operino in modo responsabile, rispettando le norme di sicurezza e garantendo la protezione di persone e animali”, ha dichiarato un rappresentante dell’associazione animalista locale. “Episodi come questo devono essere analizzati con attenzione per evitare che si ripetano in futuro”.
Riflessioni sul rapporto tra sicurezza e convivenza urbana
L’episodio di via Riviera Santa Margherita mette in luce le complesse sfide legate alla convivenza tra attività di polizia e vita quotidiana nelle città. L’utilizzo di cani antidroga rappresenta uno strumento prezioso per la sicurezza pubblica, ma richiede procedure rigorose e una gestione attenta per evitare incidenti che possano compromettere la fiducia dei cittadini. La vicenda solleva anche questioni etiche e pratiche sul rapporto tra animali da lavoro e animali domestici, e sulla responsabilità delle istituzioni nel garantire la sicurezza di tutti. La comunità di Treviso attende ora le conclusioni dell’indagine interna e le eventuali misure correttive che verranno adottate. Nel frattempo, l’appello di Barolo e delle associazioni animaliste è chiaro: la sicurezza pubblica non deve mai essere messa a rischio da procedure non adeguate o da comportamenti imprudenti. “Vogliamo giustizia per Yoshi e garanzie per il futuro”, ha dichiarato il proprietario del maltesino, ribadendo la necessità di un approccio più responsabile e trasparente.
