Immigrazione, il grande inganno dei decreti flussi: ecco chi ha riempito l’Italia di disperati – il rapporto choc

Pubblicato: 29/10/2025, 09:38:295 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Immigrazione, il grande inganno dei decreti flussi: ecco chi ha riempito l’Italia di disperati – il rapporto choc

Un sistema che alimenta lo sfruttamento

Da anni, l’Italia si confronta con una delle sfide più complesse della sua storia recente: la gestione dei flussi migratori. I decreti flussi, strumenti pensati per regolare l’ingresso di lavoratori stranieri in base alle esigenze del mercato, sono oggi al centro di un acceso dibattito. Secondo il rapporto 2024 diffuso da Idos e basato sui dati raccolti dal Numero Verde Antitratta, questi provvedimenti non solo non hanno raggiunto l’obiettivo di garantire un’immigrazione ordinata, ma hanno finito per alimentare un sistema di sfruttamento legalizzato. La promessa di integrazione e lavoro dignitoso si è trasformata in una trappola per migliaia di persone, soprattutto uomini, costretti a vivere in condizioni di semi-schiavitù nel mercato del lavoro nero. Il quadro che emerge è quello di un Paese che, nonostante le leggi avanzate in materia di protezione delle vittime di tratta, non riesce a contrastare efficacemente gli abusi. L’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione, introdotto nel 1998, rappresentava un punto di riferimento a livello europeo, ma la realtà odierna è ben diversa. Le segnalazioni raccolte tra il 2014 e il 2024 mostrano un calo drastico dello sfruttamento sessuale (dal 50% al 24% dei casi), mentre quello lavorativo è salito al 38,2%. Questo dato segna una svolta preoccupante: le vittime non sono più solo donne, ma sempre più uomini, spesso giovani, che arrivano in Italia con la speranza di un lavoro regolare e si ritrovano intrappolati in un circuito di illegalità.

Il ruolo dei decreti flussi: tra promesse e realtà

I decreti flussi dovrebbero, in teoria, rispondere alle esigenze del mercato del lavoro italiano, permettendo l’ingresso di manodopera straniera laddove ci sia carenza di forza lavoro locale. Tuttavia, la gestione di questi provvedimenti è stata spesso caratterizzata da opacità e inefficienza. Secondo il rapporto Idos, il sistema è diventato terreno fertile per intermediari senza scrupoli, che sfruttano la disperazione dei migranti per arricchirsi. Molti di coloro che riescono a ottenere un permesso di soggiorno per lavoro si ritrovano poi a vivere in condizioni di precarietà estrema, senza tutele e con salari da fame. La situazione è particolarmente grave nel settore agricolo, dove il caporalato è ancora una piaga diffusa. Migliaia di braccianti stranieri, spesso provenienti dall’Africa subsahariana o dall’Asia, lavorano per ore sotto il sole, pagati pochi euro al giorno, senza contratti regolari e senza accesso ai servizi essenziali. Il rapporto sottolinea come, in molti casi, i decreti flussi abbiano di fatto agevolato questo sistema, anziché contrastarlo. Le quote stabilite dal governo sono spesso insufficienti rispetto alla domanda reale, creando un mercato parallelo in cui i permessi di soggiorno vengono venduti al miglior offerente.

Chi ci guadagna? Gli attori del sistema

Dietro questo meccanismo perverso si nasconde una rete di attori che traggono profitto dalla disperazione altrui. Da un lato, ci sono i datori di lavoro che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo, spesso in connivenza con intermediari e caporali. Dall’altro, ci sono le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani e lo sfruttamento lavorativo, sfruttando le lacune del sistema dei decreti flussi. Il risultato è un circolo vizioso in cui lo Stato, invece di garantire diritti e sicurezza, diventa complice di un sistema che alimenta l’illegalità. Anche le istituzioni locali e nazionali, secondo il rapporto, non sono esenti da responsabilità. La mancanza di controlli efficaci, la burocrazia farraginosa e la scarsa volontà politica di intervenire hanno contribuito a rendere il sistema sempre più vulnerabile agli abusi. In alcune regioni, come la Puglia e la Calabria, il fenomeno è particolarmente evidente, ma non si tratta di casi isolati: lo sfruttamento è diffuso in tutto il Paese, dalle campagne del Nord alle periferie delle grandi città.

Le conseguenze per la società italiana

Le ripercussioni di questo sistema vanno ben oltre il singolo individuo sfruttato. L’immigrazione irregolare e lo sfruttamento lavorativo minano la coesione sociale, alimentano la diffidenza verso gli stranieri e indeboliscono il mercato del lavoro legale. Chi arriva in Italia con la speranza di una vita migliore si ritrova spesso emarginato, senza prospettive e senza possibilità di integrarsi. Questo genera frustrazione e rabbia, sia tra i migranti che tra la popolazione locale, creando terreno fertile per tensioni sociali e derive xenofobe. Inoltre, il mancato contrasto allo sfruttamento ha un costo economico non indifferente. Lo Stato perde milioni di euro ogni anno in evasione fiscale e contributi non versati, mentre le imprese che rispettano le regole si trovano svantaggiate rispetto a quelle che sfruttano il lavoro nero. Il rapporto Idos sottolinea come, senza un cambio di rotta, il sistema dei decreti flussi rischi di diventare un boomerang per l’intera società italiana.

Verso una nuova politica migratoria

Cosa si può fare per uscire da questa spirale? Secondo gli esperti, è necessario ripensare completamente l’approccio all’immigrazione. _Servono più controlli, maggiore trasparenza nella gestione dei decreti flussi

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