Il portavoce di Orbán attacca ancora Ilaria Salis

Pubblicato: 29/10/2025, 16:40:024 min
Scritto da
Gaetano Logatto
Categoria: Cronaca
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Il portavoce di Orbán attacca ancora Ilaria Salis

Tensione crescente tra Budapest e Bruxelles

La controversia tra il governo ungherese e l’europarlamentare italiana Ilaria Salis si è riaccesa con toni sempre più duri. Dopo il voto sull’immunità parlamentare che ha protetto Salis da un possibile processo in Ungheria, il premier magiaro Viktor Orbán e il suo portavoce, Zoltan Kovacs, non hanno perso occasione per rilanciare accuse pesanti contro l’attivista. In particolare, Kovacs ha utilizzato espressioni fortemente offensive, arrivando a dichiarare che Salis “dovrebbe marcire in una cella”. Queste parole hanno scatenato un nuovo capitolo di uno scontro politico che va ben oltre la semplice disputa giudiziaria, coinvolgendo questioni di sovranità, diritti parlamentari e libertà di espressione. L’episodio si inserisce in un contesto di crescente tensione tra l’Ungheria e le istituzioni europee, dove il governo di Budapest è spesso accusato di violare i principi democratici e i diritti umani. La vicenda di Salis, europarlamentare del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è diventata simbolo di questo confronto, con l’Ungheria che insiste nel voler procedere legalmente contro di lei per presunti reati legati alla sua attività politica e di denuncia.

Le parole di Kovacs e la risposta di Salis

Il portavoce ungherese Kovacs non è nuovo a dichiarazioni provocatorie nei confronti di Ilaria Salis. Già in passato aveva inviato all’europarlamentare le coordinate di un carcere di massima sicurezza di Budapest, un gesto che aveva suscitato indignazione a livello internazionale. L’ultima uscita, con la frase “dovresti marcire in una cella”, rappresenta un’escalation verbale che ha allarmato non solo i sostenitori di Salis ma anche diversi esponenti politici europei. Salis ha risposto con fermezza, ribadendo il proprio impegno nel denunciare le violazioni dei diritti in Ungheria e sottolineando come tali attacchi non la intimidiranno. La sua posizione è sostenuta da una parte significativa del Parlamento Europeo, che vede in questa vicenda un tentativo di intimidazione nei confronti di chi esercita il diritto di critica verso governi autoritari.

Reazioni politiche e richieste all’UE

Il clima di tensione ha spinto i leader del partito di Salis, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, a chiedere un intervento deciso da parte dell’Unione Europea. Essi hanno sottolineato come le minacce e le offese rivolte a un europarlamentare rappresentino un attacco diretto alle istituzioni europee stesse e ai valori fondanti dell’Unione. In particolare, Bonelli e Fratoianni hanno sollecitato Bruxelles a prendere misure concrete contro il governo di Orbán, affinché venga garantita la sicurezza e la libertà di espressione degli eletti europei. La vicenda ha riacceso il dibattito sul ruolo dell’UE nel difendere i diritti democratici all’interno degli Stati membri, soprattutto in Paesi come l’Ungheria dove si registrano frequenti tensioni con le istituzioni comunitarie.

Il contesto più ampio della disputa

Questa nuova ondata di scontri tra Budapest e Bruxelles si inserisce in un quadro più ampio di crisi istituzionale e politica. Il governo di Orbán, da anni sotto osservazione per le sue politiche autoritarie e per la limitazione delle libertà civili, utilizza spesso la retorica aggressiva per consolidare il proprio consenso interno e per sfidare l’Unione Europea. La vicenda di Ilaria Salis è emblematica di questo scontro: da un lato un’attivista impegnata nella difesa dei diritti umani e nella denuncia delle derive autoritarie; dall’altro un esecutivo che non accetta interferenze esterne e che risponde con durezza a ogni critica. Il caso ha attirato l’attenzione di osservatori internazionali e di organizzazioni per i diritti umani, che monitorano con preoccupazione l’evoluzione della situazione.

Prospettive future e implicazioni

Il confronto tra Salis e il governo ungherese sembra destinato a proseguire, alimentato da una reciproca ostilità che rischia di compromettere ulteriormente i rapporti tra Budapest e Bruxelles. La posizione dell’UE sarà cruciale per stabilire se e come intervenire in difesa degli europarlamentari e dei principi democratici. In questo scenario, la vicenda assume un valore simbolico: rappresenta la sfida tra modelli di governance e visioni politiche opposte, ma anche la necessità di tutelare la libertà di espressione e la sicurezza di chi opera nelle istituzioni europee. La risposta delle istituzioni comunitarie e la reazione del governo ungherese saranno determinanti per il futuro equilibrio politico nell’Unione.

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