Manovra, scontro tra alleati: il centrodestra litiga per i voti, non per i conti

Pubblicato: 27/10/2025, 11:17:555 min
Scritto da
Redazione
Categoria: Cronaca
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Manovra, scontro tra alleati: il centrodestra litiga per i voti, non per i conti

Le tensioni dietro la manovra: non solo numeri

La discussione sulla Legge di Bilancio dovrebbe essere, almeno in teoria, il momento in cui la maggioranza di governo si confronta sulle priorità economiche del Paese. Eppure, nel centrodestra guidato da Giorgia Meloni, la partita sembra essere un’altra. Le tensioni tra i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani sono ormai palesi, ma la posta in gioco non è solo la manovra economica. Secondo analisti e osservatori, il vero nervosismo nasce dalla percezione di uno squilibrio di potere interno alla coalizione, amplificato dai sondaggi e dall’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2027. La manovra, dunque, diventa il pretesto per una competizione che va ben oltre la gestione dei conti pubblici. La dialettica tra alleati, fisiologica in ogni governo, assume toni più aspri quando a essere in discussione non sono solo le misure economiche, ma anche il peso politico dei singoli partiti. In questo scenario, Meloni appare l’unica figura in grado di mantenere una certa serenità, grazie alla forza elettorale di Fratelli d’Italia, che nei sondaggi supera di gran lunga sia Lega che Forza Italia.

Sondaggi e ansia da prestazione: la vera posta in gioco

I dati sulle intenzioni di voto degli italiani raccontano una storia chiara: Fratelli d’Italia consolida il suo primato, mentre Lega e Forza Italia arrancano. Secondo le rilevazioni più recenti, il partito di Meloni supera il 30% delle preferenze, mentre Salvini e Tajani si attestano su percentuali molto più basse, spesso sotto la soglia del 10%. Questo squilibrio alimenta una competizione sotterranea, che si traduce in scontri anche su questioni apparentemente tecniche, come la manovra. La situazione è stata analizzata da Il Sole 24 Ore, che sottolinea come la tensione tra i vicepremier sia alimentata dalla necessità di ciascun partito di distinguersi agli occhi dell’elettorato. Non si tratta solo di difendere interessi di categoria o territori, ma di preservare la propria identità politica in vista di una possibile ridefinizione degli equilibri interni alla coalizione. Corriere della Sera aggiunge che, in questo contesto, la manovra diventa il terreno su cui misurare la capacità di ciascun leader di incidere sulle scelte del governo, anche a costo di accentuare le divergenze.

Elezioni 2027: la lunga ombra sul centrodestra

Sebbene la scadenza elettorale sia ancora lontana, il 2027 è già nel mirino dei partiti del centrodestra. Meloni può permettersi di guardare al futuro con maggiore tranquillità, mentre Salvini e Tajani devono fare i conti con una base elettorale sempre più esigua e con il rischio di essere marginalizzati. La competizione interna, dunque, non è solo una questione di leadership, ma di sopravvivenza politica. La Repubblica osserva che, in assenza di una vera alternativa di governo, la coalizione tiene, ma le tensioni sono destinate a crescere man mano che ci si avvicina alla scadenza elettorale. Formiche.net sottolinea come, in questo scenario, la manovra economica sia solo il sintomo di un malessere più profondo, legato alla difficoltà di Lega e Forza Italia di ritrovare una narrazione convincente per l’elettorato.

La leadership di Meloni e il futuro della coalizione

Giorgia Meloni si conferma l’unica figura in grado di tenere insieme una coalizione sempre più frammentata. La sua leadership, però, non è messa in discussione: al contrario, è proprio la forza del suo partito a rendere più difficile la convivenza con alleati sempre più nervosi. La sfida per il centrodestra non è solo quella di approvare una manovra equilibrata, ma di trovare un nuovo equilibrio politico che possa garantire stabilità anche oltre il 2027. In questo contesto, la manovra economica rischia di diventare il banco di prova non solo della capacità di governo, ma anche della tenuta della coalizione. Meloni dovrà dimostrare di saper mediare tra le esigenze dei suoi alleati, senza però rinunciare alla propria autonomia decisionale. Il rischio è che, in assenza di una visione condivisa, le tensioni interne possano trasformarsi in vere e proprie fratture, con conseguenze imprevedibili per il futuro del centrodestra.

Conclusioni: oltre la manovra, la partita è politica

La discussione sulla manovra economica nel centrodestra italiano va letta in controluce: non è solo una questione di numeri, ma di equilibri di potere e di prospettive elettorali. I litigi tra Salvini e Tajani sono il sintomo di una competizione che travalica la gestione del bilancio e investe il futuro stesso della coalizione. Meloni, forte del consenso del suo partito, può permettersi di guardare con maggiore distacco a queste tensioni, ma dovrà comunque fare i conti con alleati sempre più inquieti. La vera sfida per il centrodestra, dunque, non è solo approvare una manovra credibile, ma ritrovare una coesione che vada oltre la contingenza dei sondaggi e delle scadenze elettorali. Solo così potrà sperare di mantenere il proprio ruolo centrale nella politica italiana dei prossimi anni.

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