La critica di Travaglio alla strategia europea
Durante la trasmissione Otto e mezzo su La7, Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ha espresso una critica netta alla gestione europea del conflitto russo-ucraino. Secondo Travaglio, l’Unione Europea sta perseguendo una linea che Albert Einstein avrebbe definito “follia”, ovvero ripetere sempre lo stesso errore aspettandosi risultati diversi. Il riferimento è alla persistenza delle sanzioni e delle strategie che, a suo avviso, non hanno prodotto gli effetti sperati sul campo, mentre la situazione militare Volodymyr Zelensky che prometteva la riconquista di tutti i territori occupati. Oggi, però, la realtà appare molto diversa: “Zelensky ha cominciato a rendersi conto, con un paio d’anni di ritardo, che non recupererà nessun territorio”, ha affermato Travaglio, citando dati secondo cui l’Ucraina starebbe perdendo in media 500 chilometri quadrati al mese, con un’accelerazione negli ultimi dodici mesi.ucraina si deteriora progressivamente. Travaglio ha sottolineato come, nei primi anni di guerra, la narrazione dominante in Europa e nella Nato fosse quella di una prossima vittoria ucraina, con il presidente
La situazione militare sul campo
Il fronte orientale ucraino, secondo l’analisi di Travaglio, è ormai allo stremo. La linea difensiva schierata dalla Nato nel 2014 nel Donetsk, che rappresenta l’ultimo baluardo prima delle città principali, sta cedendo sotto la pressione russa. In particolare, Pokrovs’k, centro logistico e minerario strategico, è diventato il nuovo obiettivo delle forze di Mosca. Se questa linea dovesse crollare, dietro non resterebbe più alcuna difesa organizzata a protezione di città come Dnipro, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità dell’intero paese. Travaglio ha ricordato che, nonostante gli aiuti militari e le sanzioni, la Russia ha dimostrato una capacità di resistenza e adattamento superiore alle aspettative occidentali. Le nuove sanzioni statunitensi contro Rosneft e Lukoil, pur significative, non sembrano in grado di ribaltare gli equilibri sul campo. Anzi, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, gli Stati Uniti avrebbero ormai deciso di non impegnarsi ulteriormente in un conflitto diretto con la Russia, lasciando l’Europa in una posizione di crescente isolamento strategico.
Le voci autorevoli a confronto
La tesi di Travaglio trova un riscontro parziale nell’analisi di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, che in diverse occasioni ha sottolineato come la guerra in Ucraina abbia messo in luce i limiti della politica estera europea. Caracciolo, in un recente editoriale, ha evidenziato come l’Europa sia rimasta prigioniera di una retorica vittimista e di un approccio sanzionatorio che non tiene conto delle reali dinamiche di potere sul campo. Secondo Caracciolo, la mancanza di una visione strategica autonoma da parte dell’Ue rischia di aggravare la crisi, anziché risolverla. D’altra parte, fonti come l’International Institute for Strategic Studies (IISS) e il Center for Strategic and International Studies (CSIS) continuano a monitorare l’evoluzione del conflitto, sottolineando come la resistenza ucraina dipenda in larga misura dal sostegno occidentale, ma anche dalla capacità di adattamento delle forze di Kiev. Tuttavia, nessuna di queste istituzioni nasconde le difficoltà crescenti dell’Ucraina sul piano militare e logistico, confermando in parte le preoccupazioni sollevate da Travaglio.
Le conseguenze per l’Europa e il futuro del conflitto
La critica di Travaglio non si limita alla denuncia degli errori passati, ma chiama in causa la responsabilità delle istituzioni europee nel definire una nuova strategia. Ripetere le stesse azioni aspettandosi risultati diversi non è solo inefficace, ma rischia di aggravare la crisi, ha sottolineato il giornalista. L’Europa si trova così di fronte a una scelta cruciale: continuare su una strada che ha dimostrato i suoi limiti, oppure ripensare radicalmente il proprio approccio al conflitto, tenendo conto delle nuove realtà geopolitiche. In questo contesto, la posizione degli Stati Uniti appare sempre più defilata, mentre la Russia consolida le sue conquiste territoriali e rafforza le alleanze con altri attori globali. La sfida per l’Ue è quindi duplice: da un lato, garantire un sostegno concreto all’Ucraina senza illudersi su facili vittorie; dall’altro, evitare di cadere in una spirale di escalation che potrebbe avere ripercussioni imprevedibili sull’intero continente.
Conclusioni: oltre la retorica, serve una strategia
La riflessione di Travaglio, condivisa da analisti come Caracciolo, invita a superare la retorica della “vittoria a tutti i costi” e a guardare con realismo alla complessità del conflitto. La follia, secondo Einstein, sta nell’aspettarsi cambiamenti senza modificare il proprio comportamento: un monito che l’Europa farebbe bene a raccogliere, se vuole evitare di ritrovarsi sempre più marginalizzata nello scacchiere internazionale. Il rischio, altrimenti, è che la crisi ucraina diventi l’ennesima dimostrazione dell’incapacità europea di agire come attore geopolitico autonomo e credibile.
