La guerra in Ucraina si combatte a punti e premi per chi uccide di più…

Pubblicato: 23/10/2025, 13:35:02
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La guerra in Ucraina si combatte a punti e premi per chi uccide di più…

Un conflitto che trasforma la morte in merce

La guerra in Ucraina, scoppiata nel febbraio 2022, ha portato alla luce dinamiche che sembrano superare i limiti dell’immaginazione. Non si tratta solo di una contesa territoriale o ideologica, ma di un conflitto in cui la violenza è stata sistematizzata in modo tale da trasformare la morte in una merce di scambio, con premi e riconoscimenti per chi uccide di più. Questa logica, già osservata in altri teatri di guerra, in Ucraina assume una dimensione inedita, sia per la sua trasparenza sia per la sua brutalità. Secondo analisti internazionali, tra cui quelli del Center for Strategic and International Studies (CSIS), la guerra moderna non è più solo una questione di conquista territoriale, ma anche di controllo dell’informazione e di gestione della percezione pubblica. In questo contesto, la quantificazione delle vittime diventa uno strumento di propaganda, sia per motivare le truppe sia per influenzare l’opinione pubblica interna ed esterna. La morte non è più un effetto collaterale, ma un obiettivo misurabile e premiato.

Il sistema a punti: quando la vita umana diventa statistica

Fonti giornalistiche indipendenti, tra cui Bellingcat e The Insider, hanno documentato casi in cui i combattenti ricevono incentivi economici o avanzamenti di carriera in base al numero di nemici uccisi. Questo meccanismo, che ricorda le pratiche delle guerre coloniali o dei conflitti asimmetrici, in Ucraina è stato portato a un livello di formalizzazione senza precedenti. I soldati, soprattutto tra le fila dei mercenari e dei reparti d’élite, vengono incoraggiati a tenere un “conto” delle proprie azioni, spesso documentate con foto e video, per ottenere riconoscimenti tangibili. La logica del premio al killer non riguarda solo i singoli, ma interi reparti che competono tra loro per ottenere risorse, equipaggiamenti migliori o semplicemente il favore dei comandanti. Questo sistema, oltre a disumanizzare il nemico, rischia di alimentare una spirale di violenza sempre più difficile da controllare, come sottolineato da esperti di diritto internazionale umanitario intervistati da Amnesty International. La guerra diventa così una sorta di gioco perverso, in cui la vita umana è ridotta a un punteggio.

L’impatto psicologico e morale sui combattenti

La pressione psicologica sui soldati coinvolti in questo meccanismo è enorme. Non si tratta solo di sopravvivere, ma di “performare” secondo criteri che premiano la distruzione dell’altro. Psicologi militari e organizzazioni come Medici Senza Frontiere hanno rilevato un aumento esponenziale di casi di stress post-traumatico, ma anche di una desensibilizzazione alla violenza che può portare a crimini di guerra e abusi sistematici. La banalizzazione del male, per usare una celebre espressione di Hannah Arendt, trova qui una sua tragica attualizzazione. I combattenti sono spinti a vedere il nemico non come un essere umano, ma come un obiettivo da eliminare per ottenere vantaggi personali o di gruppo. Questo processo, già osservato in altri conflitti, in Ucraina assume una dimensione collettiva e quasi istituzionalizzata, con conseguenze devastanti per il tessuto sociale e morale delle comunità coinvolte.

Le conseguenze per il diritto internazionale e l’opinione pubblica

La sistematica incentivazione della violenza pone interrogativi profondi sul rispetto del diritto internazionale umanitario. Secondo gli esperti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), premiare l’uccisione del nemico rappresenta una violazione dei principi fondamentali che regolano i conflitti armati, i quali impongono di limitare la sofferenza e proteggere i non combattenti. L’opinione pubblica internazionale, bombardata da immagini e notizie spesso filtrate dalla propaganda, fatica a cogliere la reale portata di queste dinamiche. La guerra in Ucraina, però, rischia di diventare un precedente pericoloso, in cui la quantificazione della morte diventa la norma e non l’eccezione. Se non fermata, questa tendenza potrebbe ridefinire il volto stesso della guerra moderna, rendendo ancora più difficile qualsiasi tentativo di mediazione o riconciliazione.

Verso un futuro incerto

La guerra in Ucraina sta scrivendo una pagina nera della storia contemporanea, non solo per la sua durata e intensità, ma per il modo in cui sta ridefinendo i confini dell’orrore. La logica del premio al killer, la sistematica quantificazione della violenza, la pressione psicologica sui combattenti e le conseguenze per il diritto internazionale rappresentano una sfida senza precedenti per la comunità globale. Se da un lato la tecnologia e l’informazione rendono più trasparenti queste dinamiche, dall’altro rischiano di normalizzarle, rendendo la guerra ancora più disumana. La speranza è che la consapevolezza di questi meccanismi possa spingere la comunità internazionale a intervenire con maggiore determinazione, non solo per fermare il conflitto, ma per impedire che simili pratiche diventino la norma nei teatri di guerra del futuro.

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