Un ritratto inedito del Boss
Il cinema ha spesso raccontato la vita dei grandi artisti attraverso biopic che inseguono la cronaca, le date, i successi, le cadute. Springsteen – Liberami dal nulla sceglie una strada diversa, più intima e coraggiosa: quella di scavare nel malessere interiore di un uomo che, nel 1982, decide di allontanarsi da tutto. Non è un film sulla musica, ma sulla solitudine; non è la celebrazione di un mito, ma l’esplorazione di una fragilità. Bruce Springsteen, qui interpretato da Jeremy Allen White, non è il Boss che tutti conoscono, ma un uomo che cerca di liberarsi dal peso delle aspettative, dal rumore del successo, dalla paura di non essere all’altezza. Il film, diretto da un regista ancora poco noto al grande pubblico, si concentra su un momento preciso: quello in cui Springsteen, reduce dal trionfo di Nebraska e sull’orlo della consacrazione mondiale, sceglie il silenzio di un cottage nel New Jersey, lontano dalle luci di New York, per ritrovare se stesso.
La provincia come rifugio e prigione
Il New Jersey non è solo uno sfondo, ma un personaggio a tutti gli effetti. È la terra che ha plasmato Springsteen, quella dei ricordi d’infanzia, delle strade deserte, delle stazioni di servizio, dei bar dove si beve whiskey e si sogna di fuggire. Il film restituisce con precisione l’atmosfera di quella provincia americana, fatta di silenzi, attese, solitudini. Liberami dal nulla non idealizza la fuga: il cottage diventa sia rifugio che prigione. Springsteen si chiude in sé stesso, combatte con i fantasmi del passato, con la paura di non essere abbastanza, con il senso di colpa per chi ha lasciato indietro. Jeremy Allen White riesce a trasmettere questa complessità con una recitazione sobria, lontana dalle pose da rockstar, concentrata sulle sfumature dell’anima. La regia, asciutta e senza enfasi, lascia spazio ai silenzi, ai gesti, agli sguardi. Non c’è bisogno di parole per raccontare il vuoto che si apre dentro un uomo che ha tutto, tranne la pace.
La solitudine come tema universale
Il film non parla solo di Springsteen, ma di una condizione umana universale: la solitudine di chi cerca di sfuggire al proprio destino, di chi si sente schiacciato dal peso delle aspettative, di chi non riesce a vivere il presente senza guardare indietro o temere il futuro. Liberami dal nulla evita i cliché del biopic musicale: non ci sono concerti epici, né momenti di gloria, né celebrazioni del mito. Ci sono invece lunghe camminate nella neve, notti insonni, telefonate interrotte, attimi di sconforto e di speranza. Jeremy Strong, nel ruolo di un amico d’infanzia che cerca di riavvicinarsi a Springsteen, aggiunge un ulteriore strato di profondità, mostrando come anche i legami più solidi possano incrinarsi di fronte alla solitudine interiore. Il film non offre risposte facili, ma invita a riflettere sul prezzo del successo, sulla difficoltà di essere autentici, sulla ricerca di un senso in un mondo che sembra averlo perso.
La musica come sottofondo emotivo
Pur non essendo un film sulla musica, Liberami dal nulla non dimentica che Springsteen è prima di tutto un artista. Le sue canzoni, però, non sono mai in primo piano: risuonano come echi lontani, ricordi sfocati, frammenti di vita. La colonna sonora, curata nei dettagli, utilizza brani poco noti o versioni acustiche, sottolineando l’atmosfera di intimità e di sospensione. La scelta di non inserire i grandi successi è significativa: il film vuole raccontare l’uomo, non il mito. Eppure, proprio in questa assenza, la musica di Springsteen acquista una nuova forza, diventando il filo conduttore di un viaggio interiore che va oltre le note, oltre il palco, oltre il pubblico.
Un film necessario per capire l’artista e l’uomo
Liberami dal nulla non è un film per tutti. Chi cerca la celebrazione del mito, l’epopea del rock, la cronaca di una carriera, resterà deluso. Chi invece è disposto a entrare nella complessità di un uomo fragile, a confrontarsi con la solitudine, a riflettere sul senso dell’arte e della vita, troverà in questo film una rara profondità. Jeremy Allen White e Jeremy Strong offrono interpretazioni memorabili, lontane dalle pose hollywoodiane, vicine all’essenza dei personaggi. La regia, sobria e rispettosa, lascia spazio alle emozioni, ai dubbi, alle domande senza risposta. Liberami dal nulla è un film che parla di Springsteen, ma soprattutto di noi: della nostra paura di restare soli, della nostra ricerca di senso, della nostra speranza di trovare, un giorno, la pace.