Ripresa economica e crescita sostenuta
Negli ultimi anni la Kyriakos Mitsotakis ha sottolineato come la Grecia ha compiuto un percorso di notevole ripresa economica, passando da una crisi finanziaria profonda a una delle economie più dinamiche dell’Unione Europea. Dopo il drammatico periodo di austerità imposto dalla Troika tra il Grecia non sia più la “malata d’Europa”, evidenziando un solido avanzo di bilancio primario e una riduzione significativa del deficit pubblico. Il tasso di disoccupazione è sceso dall’apice del 28% a circa l’8%, con un miglioramento anche per la disoccupazione giovanile, che era arrivata a superare il 60% durante la crisi. Questa ripresa è stata accompagnata da un aumento degli investimenti e da una maggiore stabilità finanziaria, testimoniata anche dal fatto che il rendimento dei titoli di Stato greci è oggi inferiore a quello di Paesi come Francia e Italia, un segnale di fiducia dei mercati verso l’economia ellenica. La Borsa di Atene ha registrato nel 2010 e il 2015, il Paese ha registrato una crescita del PIL superiore alla media europea, con previsioni di incremento attorno al 2,3-2,4% per il 2025. Il primo ministro 2025 una performance eccezionale, con un rialzo del 44%, trainata soprattutto dal settore bancario, che si presenta come uno dei comparti più promettenti del Paese.
Riforme fiscali e politiche sociali
Il governo di Mitsotakis ha lanciato una riforma fiscale significativa, volta a sostenere le famiglie con figli, i giovani under 25 e i pensionati, con un pacchetto di sgravi fiscali da 1,7 miliardi di euro. Questa misura si inserisce in un contesto di miglioramento delle condizioni di vita, anche se permangono forti disuguaglianze e una parte consistente della popolazione resta in condizioni di vulnerabilità economica. Parallelamente, sono stati incrementati i salari minimi, che sono passati da 830 a 880 euro al mese, interessando oltre un milione di lavoratori pubblici e privati. Si tratta del quinto aumento dal 2019, un segnale della volontà del governo di contrastare l’aumento del costo della vita e di migliorare il potere d’acquisto dei cittadini. Tuttavia, nonostante questi progressi, la società greca continua a mostrare fragilità, con un tessuto sociale ancora segnato dalle cicatrici della crisi e da un livello di insoddisfazione diffuso.
Le ferite della crisi e le sfide sociali
La crisi del debito ha lasciato un’impronta profonda nella società greca. L’austerità ha comportato una riduzione drastica degli stipendi, un aumento della povertà e una fuga di cervelli che ha depauperato il capitale umano del Paese. Anche se oggi la situazione economica è migliorata, molte famiglie vivono ancora in condizioni di precarietà, e la disuguaglianza resta un problema centrale. Il referendum del 2015, che vide un netto “No” alle misure imposte dalla Troika, rappresenta un momento spartiacque nella storia recente della Grecia. L’allora governo di Alexis Tsipras, pur avendo ricevuto un mandato popolare per opporsi alle condizioni europee, fu costretto a sottostare a ulteriori sacrifici, con conseguenze politiche e sociali durature. Il movimento Syriza ha perso consensi, mentre la destra di Mitsotakis ha consolidato il proprio potere, puntando su una strategia di crescita e stabilità economica.
Il ruolo dell’Europa e le prospettive future
La Grecia ha beneficiato di un sostegno europeo che, seppur accompagnato da dure condizioni, ha permesso di evitare il fallimento e l’uscita dall’eurozona. Oggi il Paese si presenta come un esempio di come un percorso di riforme strutturali e investimenti mirati possa portare a una ripresa solida. Tuttavia, la sfida rimane quella di tradurre la crescita economica in un miglioramento reale delle condizioni di vita per tutti i cittadini. Le previsioni indicano una riduzione del debito pubblico dal 163,9% del PIL nel 2023 al 148,1% nel 2026, un segnale positivo che potrebbe rafforzare ulteriormente la fiducia degli investitori e la stabilità finanziaria. Resta però cruciale affrontare le disuguaglianze sociali e promuovere politiche inclusive per evitare che la ripresa resti limitata a una parte della popolazione.