Tragedia a Rieti: tre ultras fermati per l'omicidio dell'autista Raffaele Marianella

Pubblicato: 21/10/2025, 08:53:53
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Tragedia a Rieti: tre ultras fermati per l'omicidio dell'autista Raffaele Marianella

Una domenica sera che doveva essere di sport si è trasformata in tragedia sulla superstrada nei pressi di Rieti. L'assalto al pullman che trasportava i tifosi del Pistoia Basket ha causato la morte di Raffaele Marianella, autista sessantacinquenne originario di Roma e residente a Firenze. La violenza cieca di una sassaiola organizzata ha spezzato una vita, scatenando un'inchiesta che ha portato rapidamente all'individuazione dei presunti responsabili. Le indagini coordinate dalla Procura di Rieti, guidata dal procuratore Paolo Auriemma, hanno fatto emergere un quadro inquietante di violenza premeditata legata al tifo ultras e ad ambienti dell'estrema destra locale.

I tre fermati e le accuse di omicidio volontario

Manuel Fortuna, trentunenne, Kevin Pellecchia, ventenne, e Alessandro Barberini, cinquantatreenne, sono i tre ultras della Sebastiani Rieti finiti in carcere con l'accusa di omicidio volontario in concorso. I pubblici ministeri hanno disposto il fermo di indiziato di delitto dopo che sono emersi gravi indizi di colpevolezza a loro carico. Tutti e tre gravitano negli ambienti dell'estrema destra reatina e sono attivi nei gruppi di tifo organizzato della Curva Terminillo. Una quarta persona risulta indagata a piede libero per favoreggiamento. Gli investigatori hanno lavorato senza sosta per ricostruire la dinamica dell'agguato. La sera del 19 ottobre, il pullman con a bordo i tifosi del Pistoia Basket è stato preso di mira da un assalto premeditato con sassi e mattoni. Le persone coinvolte nell'aggressione si erano nascoste dietro alla vegetazione nei pressi di un cavalcavia, con il volto travisato, in attesa del passaggio del mezzo. Uno dei proiettili lanciati, probabilmente un mattone, ha colpito il parabrezza del pullman centrando in pieno Raffaele Marianella, che è deceduto poco dopo nonostante i tentativi di soccorso.

La dinamica dell'agguato e le indagini lampo

A permettere l'identificazione dei sospettati sono stati gli agenti della polizia che scortavano il pullman in superstrada. Questi hanno notato alcune persone che, dopo l'aggressione, hanno raggiunto delle automobili parcheggiate sotto il cavalcavia per allontanarsi rapidamente. Uno dei veicoli è stato però bloccato tempestivamente dalle forze dell'ordine, consentendo di stringere il cerchio attorno al gruppo di ultras coinvolti. Le indagini si sono concentrate fin da subito su un gruppetto di tifosi della Sebastiani Rieti. I magistrati hanno ascoltato numerosi testimoni e analizzato meticolosamente le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona. Da un gruppo iniziale di dodici persone identificate, gli inquirenti hanno individuato i tre soggetti ritenuti maggiormente responsabili dell'azione che ha causato la morte dell'autista. Il gruppo ultras a cui appartengono i fermati era già stato segnalato durante altri incontri di pallacanestro a Rieti per tensioni con tifoserie ospiti.

I legami con l'estrema destra e la Roccaforte Rieti

Dietro l'aggressione emerge un quadro preoccupante di connessioni con movimenti neofascisti. Almeno due dei fermati, Barberini e Fortuna, risultano legati al gruppo "La Roccaforte Rieti", un'associazione di estrema destra che organizza tra le altre attività raccolte alimentari destinate esclusivamente a famiglie reatine e italiane. Manuel Fortuna è stato identificato come uno dei membri più attivi e visibili dell'associazione, intervenendo anche su giornali locali come portavoce del movimento. I profili social dei fermati rivelano ulteriori elementi inquietanti. Su quello di Alessandro Barberini sono visibili immagini di Benito Mussolini, loghi con la scritta "Il 25 aprile non è la mia festa" e continui riferimenti alla dittatura fascista. Questi elementi hanno contribuito a delineare il contesto ideologico in cui maturano certe forme di violenza ultras, dove il tifo sportivo si intreccia pericolosamente con estremismo politico e logiche paramilitari.

La spedizione punitiva e le rivalità tra tifoserie

Secondo quanto emerso dalle indagini, alla base dell'agguato ci sarebbe una classica dinamica da tifo violento: rivalità storiche, gemellaggi incrociati e insulti sugli spalti che degenerano in violenza fisica. Si tratterebbe quindi di una vera e propria spedizione punitiva organizzata contro i tifosi del Pistoia, considerati avversari sia sportivamente che per appartenenze a schieramenti ultras contrapposti. Un pattern di violenza che si ripete purtroppo con frequenza, sia negli stadi che nei palazzetti, ma che questa volta ha avuto conseguenze tragiche e irreversibili. L'organizzazione dell'agguato, con l'appostamento premeditato nei pressi del cavalcavia e l'uso di armi improprie come sassi e mattoni, dimostra una pianificazione deliberata della violenza. Non si è trattato di uno scontro casuale o di un momento di tensione sfuggito di mano, ma di un'azione coordinata con l'intento di colpire duramente i tifosi avversari. Che questa violenza potesse causare feriti gravi o addirittura vittime era una conseguenza prevedibile e consapevole dell'azione intrapresa.

Le conseguenze e la risposta della giustizia

I tre fermati si trovano attualmente presso la Casa Circondariale di Rieti, dove hanno respinto le accuse negando di aver partecipato al lancio di sassi e mattoni contro il pullman. Tuttavia, gli elementi raccolti dagli inquirenti hanno convinto la Procura a procedere con i fermi per omicidio volontario, un reato che prevede pene molto severe. Le indagini proseguono per chiarire tutti i dettagli dell'agguato e per verificare eventuali ulteriori responsabilità. La morte di Raffaele Marianella ha sconvolto il mondo del basket italiano e riacceso il dibattito sulla violenza negli stadi e nei palazzetti. Un lavoratore innocente, che stava semplicemente svolgendo il proprio dovere professionale accompagnando dei tifosi a una partita, ha pagato con la vita l'odio cieco di chi ha trasformato lo sport in un pretesto per la violenza. La sua famiglia, la comunità del basket e l'intera opinione pubblica attendono ora che la giustizia faccia il proprio corso, affinché i responsabili di questa tragedia assurda rispondano pienamente delle loro azioni.

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