Strage di Castel d’Azzano, i familiari chiedono chiarezza: «Capire cosa non ha funzionato nel blitz»

Pubblicato: 21/10/2025, 11:58:50
Condividi:
#esplosione #familiari #tragedia #ramponi #forze #vittime #dolore #blitz
Strage di Castel d’Azzano, i familiari chiedono chiarezza: «Capire cosa non ha funzionato nel blitz»

Una notte di tragedia e domande senza risposta

Nelle prime ore del mattino, tra il 13 e il 14 ottobre 2025, la quiete di Castel d’Azzano, piccolo centro alle porte di Verona, è stata spezzata da una devastante esplosione. Nel cuore della notte, il casolare dei fratelli Ramponi è stato teatro di una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella comunità e nelle forze dell’ordine italiane. Tre carabinieri, Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere, mentre almeno venticinque tra agenti e vigili del fuoco sono rimasti feriti, alcuni in modo grave. L’operazione, nata per eseguire uno sfratto, si è trasformata in un dramma nazionale. I familiari delle vittime, ancora sconvolti dal dolore, chiedono ora con forza di capire cosa non ha funzionato nel blitz, invocando trasparenza e responsabilità. La loro richiesta si fa eco di un sentimento diffuso: la necessità di fare luce su una vicenda che, secondo molti, poteva e doveva essere gestita diversamente.

La dinamica dell’esplosione: una trappola annunciata

Le indagini hanno ricostruito una sequenza di eventi che lascia emergere inquietanti interrogativi. Nel casolare, privo di elettricità e acqua calda, erano state accumulate diverse bombole di gas. Secondo le ricostruzioni fornite da fonti investigative e confermate da testate come Il Manifesto e Unione Sarda, Maria Luisa Ramponi, 59 anni, avrebbe innescato l’esplosione alle 3:14, proprio mentre i carabinieri si trovavano davanti alla porta d’ingresso. L’onda d’urto ha travolto i presenti, facendo crollare l’edificio e seppellendo sotto le macerie chi si trovava all’interno e nelle immediate vicinanze. Le modalità dell’esplosione suggeriscono una premeditazione. I tre fratelli, già noti alle forze dell’ordine per precedenti episodi di tensione legati a tentativi di sfratto, avrebbero pianificato la tragedia come gesto estremo di disperazione. Alcuni dettagli, riportati da La7 attraverso la testimonianza di Carmelo Schininà, sottolineano come i Ramponi avessero più volte minacciato di “far saltare tutto” in caso di intervento delle autorità, arrivando a dichiarare: “Moriremo noi, morirete anche voi”. L’esplosione è stata così potente da far crollare l’intera struttura, mentre i soccorritori, tra cui numerosi vigili del fuoco, hanno scavato a mani nude per estrarre i feriti e recuperare i corpi delle vittime. La scena che si è presentata agli occhi dei primi testimoni è stata descritta come “un bombardamento”, con macerie, fumo e urla di dolore che hanno spezzato il silenzio della notte.

Le criticità del blitz: errori, tempistiche e interrogativi

La richiesta di chiarezza avanzata dai familiari delle vittime trova fondamento nelle numerose criticità emerse durante e dopo l’operazione. Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto, la decisione di procedere con il blitz è stata presa dal procuratore capo Raffaele Tito, che ha però precisato di non aver stabilito le modalità esecutive dell’intervento. La presenza di droni nel cielo, l’impiego di forze speciali e la scelta di agire nelle ore notturne dovevano garantire l’elemento sorpresa, ma qualcosa è andato storto. Un faro acceso davanti alla casa, probabilmente per illuminare l’area e garantire la sicurezza degli operatori, potrebbe aver compromesso l’effetto sorpresa, dando ai fratelli Ramponi il tempo necessario per preparare la trappola mortale. La presenza di gas nell’aria era già stata percepita dagli agenti, ma la gravità della situazione è stata sottovalutata. Alcuni operatori sono saliti sul tetto per tentare un ingresso alternativo, mentre altri si sono avvicinati alla porta principale, inconsapevoli del pericolo imminente. Le domande che ora assillano i familiari e l’opinione pubblica sono molteplici: si poteva evitare l’esplosione? Sono stati sottovalutati i segnali di allarme lanciati nei giorni precedenti? Le procedure operative erano adeguate a fronte di una minaccia così concreta e dichiarata? La sensazione, condivisa da molti, è che la tragedia sia stata il risultato di una concatenazione di errori e sottovalutazioni.

Il dolore delle famiglie e il cordoglio della comunità

La perdita di tre servitori dello Stato ha colpito profondamente non solo le loro famiglie, ma l’intera comunità nazionale. Il dolore dei parenti si mescola alla rabbia e alla frustrazione per una tragedia che appare, agli occhi di molti, evitabile. Le esequie solenni, celebrate alla presenza delle massime autorità dello Stato, hanno rappresentato un momento di raccoglimento e riflessione collettiva. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno espresso il loro cordoglio, sottolineando il valore del sacrificio dei carabinieri caduti. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di “tragica perdita”, mentre il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito l’accaduto “un terribile tributo pagato dalle forze dell’ordine”. In questo clima di dolore, la richiesta di verità e giustizia si fa ancora più pressante. I familiari chiedono che vengano accertate tutte le responsabilità, sia sul piano operativo che su quello decisionale, affinché simili tragedie non si ripetano. La comunità di Castel d’Azzano si stringe attorno ai parenti delle vittime, mentre il Paese intero si interroga sulle modalità con cui vengono gestite situazioni di crisi e sfratti ad alto rischio.

Verso una ricostruzione dei fatti: indagini e prospettive future

La procura di Verona ha aperto un’inchiesta per omicidio premeditato, ipotesi che potrebbe evolvere in strage. I tre fratelli Ramponi sono stati arrestati e dovranno rispondere delle loro azioni davanti alla giustizia. Nel frattempo, le indagini puntano a ricostruire con precisione la catena di eventi che ha portato all’esplosione, analizzando ogni dettaglio operativo e ogni scelta compiuta nelle ore precedenti il blitz. Gli investigatori stanno esaminando le comunicazioni tra le forze dell’ordine, le valutazioni di rischio, le procedure seguite e le eventuali anomalie emerse durante l’intervento. L’obiettivo è fare piena luce su quanto accaduto, individuando eventuali responsabilità e proponendo correttivi per il futuro. La tragedia di Castel d’Azzano rappresenta uno spartiacque nella gestione degli sfratti ad alto rischio e delle situazioni di conflitto sociale. Le richieste dei familiari delle vittime, che invocano trasparenza e giustizia, pongono l’accento sulla necessità di rivedere protocolli e strategie operative, affinché il sacrificio di Piffari, Daprà e Bernardello non sia stato vano.

Questo articolo è stato scritto utilizzando le seguenti fonti:

Commenti

Caricamento commenti…