Rieti, un minorenne ha incastrato gli ultrà arrestati per l’omicidio dell’autista del bus dei tifosi

Pubblicato: 21/10/2025, 10:08:46
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Rieti, un minorenne ha incastrato gli ultrà arrestati per l’omicidio dell’autista del bus dei tifosi

Una tragedia sulla superstrada: i fatti dell’assalto

La sera del 19 ottobre 2025, la provincia di Rieti è stata teatro di un episodio di violenza che ha scosso il mondo dello sport e l’opinione pubblica nazionale. Al termine della partita di basket tra Sebastiani Rieti e Pistoia Basket 2000, vinta dalla squadra toscana, un gruppo di ultrà reatini ha assaltato il pullman che trasportava una quarantina di tifosi avversari lungo la superstrada Rieti-Terni, all’altezza dello svincolo di Contigliano. Durante l’attacco, caratterizzato da un fitto lancio di sassi e mattoni, uno dei proiettili ha infranto il parabrezza e colpito mortalmente Raffaele Marianella, autista romano di 65 anni residente a Firenze, che sarebbe andato in pensione il mese successivo. Le indagini, coordinate dal procuratore capo di Rieti Paolo Auriemma, si sono subito concentrate su un gruppo di ultrà della “Curva Terminillo”, noti per la loro affiliazione a movimenti di estrema destra. La dinamica dell’assalto, pianificata e brutale, ha evidenziato una premeditazione che ha aggravato il quadro accusatorio nei confronti dei sospettati. Nel corso delle ore successive, la polizia ha fermato tre persone, tutte maggiorenni, con l’accusa di omicidio volontario, mentre una quarta risulta indagata per favoreggiamento.

Il ruolo decisivo di un minorenne nelle indagini

In un contesto segnato da omertà e reticenze, la svolta nelle indagini è arrivata grazie alla testimonianza di un minorenne, la cui identità resta protetta per motivi di sicurezza e tutela. Questo giovane, presente tra i tifosi al momento dell’assalto, ha fornito agli inquirenti elementi chiave che hanno permesso di ricostruire le fasi cruciali dell’agguato e di identificare con precisione i responsabili materiali dell’omicidio. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come Il Fatto Quotidiano e Sky TG24, il minorenne avrebbe descritto dettagliatamente la sequenza degli eventi e riconosciuto alcuni degli aggressori, contribuendo in modo determinante all’emissione dei fermi. La sua collaborazione, definita dagli investigatori fondamentale per superare il muro di silenzio che circondava il gruppo degli ultrà, ha permesso di incastrare i principali indiziati e di rafforzare il quadro probatorio a loro carico. L’importanza della testimonianza del giovane emerge anche dall’analisi delle chat di Whatsapp sequestrate ai sospettati: i messaggi, ora al vaglio della Digos e della squadra mobile, confermerebbero la pianificazione dell’agguato e il coinvolgimento di più persone, aprendo nuovi scenari investigativi.

Il profilo degli arrestati e il contesto ultras

Gli arrestati, di età compresa tra i 20 e i 53 anni, sono tutti legati alla tifoseria organizzata della Sebastiani Basket, in particolare alla “Curva Terminillo”, un gruppo già noto alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza e per la vicinanza a ideologie di estrema destra. Le indagini hanno evidenziato come l’assalto sia stato il risultato di una spedizione punitiva organizzata subito dopo la fine della partita, con l’intento di intimidire e colpire i tifosi avversari. Il clima di tensione tra le due tifoserie era stato segnalato anche nei giorni precedenti all’incontro, ma nulla lasciava presagire un’escalation così drammatica. La società Sebastiani Basket ha preso le distanze dall’accaduto, esprimendo cordoglio per la vittima e annunciando la possibilità di costituirsi parte civile in un eventuale processo. Nel frattempo, la Federazione Italiana Pallacanestro ha deciso che le partite casalinghe di Rieti si giocheranno a porte chiuse fino alla conclusione delle indagini, una misura straordinaria che sottolinea la gravità dell’accaduto.

Le reazioni della comunità e le conseguenze per il mondo sportivo

La morte di Raffaele Marianella ha suscitato una profonda commozione sia a Rieti che a Pistoia, dove il sindaco Alessandro Tomasi ha espresso pubblicamente la propria vicinanza alla famiglia dell’autista, definendo l’episodio un atto criminale che lascia increduli. Anche la società toscana ha manifestato dolore e sgomento, sottolineando come la violenza nulla abbia a che vedere con i valori dello sport. La comunità reatina, già provata da precedenti episodi di tensione tra tifoserie, si interroga ora sulle responsabilità collettive e sulle misure necessarie per prevenire il ripetersi di simili tragedie. L’attenzione delle istituzioni si è concentrata sulla necessità di rafforzare i controlli e di promuovere una cultura sportiva basata sul rispetto e sulla legalità. In questo contesto, la testimonianza del minorenne assume un valore simbolico: un gesto di coraggio che rompe il silenzio e contribuisce a ristabilire la verità.

Indagini in corso e prospettive giudiziarie

Le indagini proseguono senza sosta, con l’analisi delle immagini di videosorveglianza interne ed esterne al palazzetto e l’esame dei dispositivi elettronici sequestrati ai fermati. Gli inquirenti ritengono che il gruppo degli aggressori possa essere più ampio rispetto ai soli tre arrestati e stanno lavorando per identificare eventuali altri complici o fiancheggiatori. Sul piano giudiziario, l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi pone le basi per un processo che si preannuncia complesso e di grande impatto mediatico. La posizione dei fermati appare aggravata non solo dalla ricostruzione dei fatti, ma anche dalla collaborazione del minorenne, la cui testimonianza sarà centrale nel dibattimento. Il caso di Rieti rappresenta un punto di svolta nella lotta alla violenza negli stadi e nei palazzetti italiani, evidenziando come la collaborazione tra cittadini e istituzioni sia fondamentale per contrastare fenomeni di criminalità organizzata che si annidano anche nel mondo dello sport.

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