La crisi strutturale del reparto
La Juventus affronta una delle stagioni più complicate degli ultimi anni, con un problema che si è trasformato da contingente a strutturale: il centrocampo. Non si tratta solo di una questione di risultati, ma di una vera e propria crisi di identità che coinvolge giocatori, tecnico e dirigenza. Da oltre due mesi, il reparto centrale della squadra bianconera sembra incapace di trovare continuità e qualità, con prestazioni che oscillano tra l’anonimato e la fragilità. La mancanza di un leader tecnico, la scarsa velocità di pensiero e la difficoltà a dettare i tempi di gioco sono diventati tratti distintivi di una squadra che fatica a imporre il proprio gioco anche contro avversari di medio livello. Secondo l’analisi di Paolo Di Canio, intervenuto su Sky Calcio Club, il problema non è tanto la qualità individuale dei giocatori, quanto la loro incapacità di elevare il livello collettivo. «Presi individualmente sono dei buoni giocatori, ma la velocità di esecuzione, di pensiero e la realizzazione di qualità, è lontana dagli standard di alto livello. Mancano, insomma, quegli «uomini di calcio italiani capaci di guidare la squadra, di dare un’anima e una direzione tecnica. La critica è netta: il centrocampo juventino, pur con nomi di rilievo, non riesce a essere il motore della squadra, lasciando scoperti sia la fase difensiva che quella offensiva.
Le responsabilità del mercato e della gestione
La crisi del centrocampo non è improvvisa, ma il frutto di scelte di mercato che hanno lasciato la squadra con un buco in mezzo al campo. Per tutta l’estate, la Juventus ha inseguito un centrocampista di livello internazionale senza riuscire a chiudere l’acquisto, come sottolinea un’analisi della Gazzetta dello Sport. Il risultato è una rosa sbilanciata, dove i nuovi arrivati faticano a imporsi e i titolari mostrano segni di stanchezza e incertezza. Anche la gestione dei nuovi acquisti è stata oggetto di critiche. Alcuni giocatori, come João Mário e Zhegrova, sono stati utilizzati pochissimo, spesso per infortuni o per scelte tecniche, mentre altri, come Kenan Yildiz, appaiono sfiancati e privi di idee dopo un avvio di stagione promettente. La mancanza di alternative credibili ha costretto l’allenatore Igor Tudor a ripiegare su soluzioni di ripiego, come l’adattamento di attaccanti in mediana, con risultati deludenti. «Se il turco o Conceicao non si inventano qualcosa, la squadra di Tudor non crea sostanzialmente nulla, osserva Tuttomercatoweb, evidenziando come la creatività e la capacità di costruzione del gioco siano quasi assenti.
Le conseguenze in campo e in classifica
Le ripercussioni di questa crisi si vedono chiaramente in campo. La Juventus, nonostante un parco attaccanti di prim’ordine, fatica a creare occasioni da gol e spesso si affida alla reazione individuale piuttosto che a un gioco organizzato. I pareggi consecutivi e la distanza dalla vetta della classifica sono il riflesso di una squadra che non riesce a imporre il proprio ritmo, soprattutto nelle partite chiave. «La Juventus crea poche situazioni per cercare di vincere le partite, nonostante abbia a disposizione un parco attaccanti di primissimo livello, sottolinea ancora Tuttomercatoweb. Anche la fase difensiva ne risente: la mancanza di pressione e di copertura da parte dei centrocampisti costringe la difesa a subire troppi colpi, esponendo la squadra a errori e gol subiti. Tudor ha provato a correggere il tiro, adottando schemi più aggressivi e cercando di tenere le linee più alte, ma la risposta del centrocampo è stata spesso insufficiente. «Servirebbe una maggiore aggressione da parte dei centrocampisti, già a cominciare dalla prima fase, osserva Diretta.it, che riporta come la pressione alta teorizzata dal tecnico croato non si sia mai concretizzata in campo.
Le prospettive e le possibili soluzioni
La domanda che tutti si pongono è: come uscire da questo vicolo cieco? La soluzione più immediata sembrerebbe quella del mercato invernale, ma i precedenti errori di valutazione e la difficoltà a trovare profili adatti rendono la strada impervia. Servirebbe un centrocampista in grado di dettare i tempi, di alzare la qualità del gioco e di essere un punto di riferimento per i compagni, come sottolinea Di Canio nel suo intervento su Sky Calcio Club. Senza questa figura, la Juventus rischia di continuare a navigare a vista, affidandosi alla fortuna e alla reazione individuale piuttosto che a un progetto di gioco chiaro e condiviso. Intanto, la dirigenza è chiamata a fare un esame di coscienza. Gli investimenti ci sono stati, ma i risultati non sono arrivati, come evidenzia anche Sport.virgilio, che riporta come il discorso del direttore sportivo Comolli alla squadra abbia avuto un sapore preventivo, quasi a voler scaricare parte della responsabilità sui giocatori. La verità è che, senza una regia solida a centrocampo, anche i migliori attaccanti rischiano di essere vanificati.
Conclusioni: una crisi che va oltre il singolo
La crisi del centrocampo juventino non è solo una questione tecnica o tattica, ma un problema di identità e di progetto. Mancano leadership, idee e quella capacità di soffrire insieme che ha sempre caratterizzato le grandi Juventus. Le soluzioni non possono essere solo di mercato: servono scelte coraggiose, una chiara visione di gioco e, soprattutto, la capacità di ritrovare quell’orgoglio che ha reso la squadra di Torino un punto di riferimento del calcio italiano. Fino a quando questo non avverrà, il calvario a centrocampo rischia di protrarsi ben oltre i due mesi già trascorsi.
Questo articolo è stato scritto utilizzando le seguenti fonti:
- JuventusNews24 – Di Canio: «Alla Juve mancano uomini di calcio italiani. Problema evidente a centrocampo
- Tuttomercatoweb – Juventus, il problema principale è il centrocampo
- Diretta.it – Juve, il problema non è tanto in difesa, quanto a centrocampo
- Sport.virgilio – Juventus, non solo Tudor: Comolli sotto accusa. Gli errori di mercato
- diregiovani.it