Dall’infanzia nel New Jersey alla Silicon Valley
Cresciuto in una piccola cittadina del New Jersey, John Cosgrove – il più giovane di tre fratelli – ha sviluppato una passione per la scienza grazie al padre, chimico ricercatore. Fin da ragazzo, Cosgrove si immergeva nei libri, soprattutto di fantascienza e storia, e scoprì la programmazione durante un corso di matematica avanzata al liceo. Nonostante non fosse uno studente modello – “Non sono stato bocciato, ma non ci sono andato lontano”, ricorda – preferiva dedicarsi a progetti personali di programmazione piuttosto che seguire le lezioni. “Non sono mai stato un conformista”, ammette, sottolineando una personalità indipendente e curiosa, che ha segnato il suo percorso fin dall’inizio. Dopo la laurea in informatica alla Rutgers University, Cosgrove trovò lavoro come operatore di computer ai Bell Labs. Fu lì che ricevette un’offerta per un colloquio nella Silicon Valley, un’opportunità che avrebbe cambiato la sua vita. Nel 1987, con 78 scatoloni di libri e cinque scatole di “altre cose”, si trasferì a San Jose, affascinato dal tramonto sulle palme e dai cartelloni delle grandi aziende tecnologiche. Accettò un posto da ingegnere software alla Amdahl Corporation, dando il via a una carriera che lo avrebbe portato al centro della rivoluzione tecnologica americana.
Quarant’anni tra innovazione e resilienza
La storia di Cosgrove è emblematica della Silicon Valley: una combinazione di talento, fortuna e tenacia. Nei primi anni, lavorò su progetti di infrastruttura e sistemi operativi, acquisendo competenze che sarebbero diventate fondamentali nell’era dell’intelligenza artificiale. Nonostante le difficoltà iniziali – inclusi fallimenti di startup e periodi di incertezza – non abbandonò mai la sua visione: l’innovazione come motore del progresso. Negli anni Novanta e Duemila, Cosgrove contribuì a diverse aziende emergenti, spesso in ruoli tecnici di secondo piano, ma accumulando un bagaglio di esperienze unico. Fu solo negli anni Dieci che intuì il potenziale dell’intelligenza artificiale applicata ai data center e alla gestione delle infrastrutture cloud. In un’intervista a Forbes Italia, racconta come la pazienza e la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato siano state decisive per il suo successo.
La svolta con l’intelligenza artificiale
La vera svolta arrivò quando Cosgrove fondò una startup focalizzata sull’ottimizzazione dei data center tramite algoritmi di apprendimento automatico. La sua azienda sviluppò una piattaforma in grado di prevedere guasti, ottimizzare i consumi energetici e ridurre i costi operativi per grandi clienti corporate. Il prodotto attirò l’attenzione di alcuni dei maggiori fondi di venture capital della Valley, che investirono oltre 525 milioni di dollari, portando la valutazione dell’azienda a 3,6 miliardi prima della quotazione in Borsa nell’ottobre 2015. Quello che distingue Cosgrove dagli altri imprenditori tecnologici è la sua capacità di vedere oltre l’hype: mentre molti si concentravano su applicazioni consumer o social media, lui puntò su soluzioni B2B, spesso considerate meno glamour ma con un potenziale di scalabilità enorme. La sua filosofia era chiara: “Costruisci qualcosa che risolva un problema reale, non inseguire le mode”.
Il nuovo volto dei miliardari tech
La storia di Cosgrove si inserisce in un contesto più ampio: quello della nuova generazione di miliardari nati dall’intelligenza artificiale. Secondo Visual Capitalist, il 2025 ha visto emergere una schiera di founder, ricercatori e investitori che hanno saputo cavalcare l’onda dell’AI, spesso partendo da background tecnici profondi e da una visione a lungo termine. Non si tratta più solo dei nomi noti come Larry Ellison, Jensen Huang o Mark Zuckerberg, ma di professionisti che hanno lavorato dietro le quinte per decenni, accumulando competenze e costruendo reti. Cosgrove rappresenta un caso paradigmatico: non è un ventenne prodigio uscito da Stanford, ma un ingegnere con quarant’anni di esperienza, che ha saputo reinventarsi più volte. La sua ascesa dimostra che, nella Silicon Valley, il successo può arrivare anche dopo una lunga gavetta, purché si abbia la capacità di riconoscere le vere opportunità e di perseverare nonostante gli ostacoli.
Lezioni per il futuro dell’innovazione
La vicenda di Cosgrove offre spunti di riflessione per chi sogna una carriera nel tech. Innanzitutto, l’importanza delle competenze trasversali: non basta essere bravi a programmare, occorre comprendere il business, la gestione dei team e la capacità di ascoltare il mercato. In secondo luogo, la resilienza: fallimenti e cambi di rotta fanno parte del percorso, ma possono trasformarsi in vantaggi se si impara dalle esperienze. Infine, la Silicon Valley resta un ecosistema unico al mondo, dove idee, capitali e talenti si incontrano dando vita a storie come quella di Cosgrove. Eventi come il Generative AI Summit testimoniano la vitalità di questa community, dove innovatori e leader si confrontano su come portare valore a scala globale. La lezione è chiara: il futuro appartiene a chi sa unire competenza tecnica, visione strategica e la capacità di costruire relazioni solide in un ambiente in costante evoluzione. La storia di John Cosgrove non è solo una favola moderna del self-made man, ma una dimostrazione concreta di come l’innovazione, quando guidata da passione e pragmatismo, possa trasformare una carriera in una legacy. E mentre la corsa all’intelligenza artificiale accelera, storie come la sua ricordano che il vero successo spesso arriva a chi sa aspettare, imparare e, soprattutto, osare.