L’età pensionabile: un aumento graduale con eccezioni selettive
La Manovra 2026 conferma l’adeguamento dell’età pensionabile agli incrementi della speranza di vita, con un aumento previsto di tre mesi a partire dal 1° gennaio 2027, portando l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi. Tuttavia, sono allo studio misure di “sterilizzazione” parziale dell’aumento, limitate principalmente ai lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, oltre a categorie come i lavoratori precoci e chi compirà 64 anni nel 2027. Il blocco totale dell’innalzamento è stato giudicato troppo oneroso per le finanze pubbliche e pertanto si profila un aumento più contenuto, che potrebbe essere di un solo mese all’anno fino al 2029. Resta invece confermato il progressivo aumento per tutte le altre categorie, senza sospensioni generalizzate. Questa scelta rappresenta un compromesso tra le esigenze di sostenibilità finanziaria e le pressioni politiche e sociali a tutela dei lavoratori più esposti a condizioni difficili. In alternativa, si valuta un blocco trasversale di due mesi per tutti, che comunque limiterebbe l’incremento a un solo mese. Nel complesso, il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) conferma un quadro di continuità con le regole attuali, senza cambiamenti sostanziali, e una spesa pensionistica per il 2026 stimata in circa 460 milioni di euro, che salirà nel 2027 a 1,8 miliardi per l’adeguamento previsto.
Le tensioni sulla tredicesima e l’impatto sui pensionati
Uno dei temi più delicati riguarda le possibili conseguenze delle manovre fiscali sulle pensioni, in particolare sulla tredicesima mensilità. L’incertezza nasce dal fatto che la pressione fiscale e le risorse stanziate per le pensioni sono soggette a vincoli stringenti, mentre la spesa complessiva è destinata a crescere solo moderatamente. Pur non essendo confermati tagli diretti alla tredicesima, le tensioni di bilancio e le dinamiche di rivalutazione delle pensioni rischiano di comprimere il potere d’acquisto dei pensionati. Inoltre, la proroga di misure come Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103 è prevista con risorse limitate, suggerendo un’attenzione particolare alle categorie più fragili. Nel contesto economico attuale, si evidenzia la necessità di bilanciare la sostenibilità del sistema previdenziale con la tutela del reddito da pensione, soprattutto per gli anziani. Alcuni esperti sottolineano come la combinazione di inflazione e pressione fiscale possa rappresentare una “grana” per la tredicesima, anche se il Documento di bilancio non contempla tagli espliciti. Resta importante seguire l’evoluzione delle misure nelle prossime settimane, con attenzione alla capacità di spesa e alle risorse effettivamente disponibili.
Il taglio Irpef: un beneficio selettivo e limitato per i redditi alti
Sul fronte fiscale, la Manovra introduce un taglio dell’Irpef che riduce la seconda aliquota dal 35% al 33%, confermando la volontà del governo di proseguire nel percorso di riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro. Tuttavia, il beneficio sarà modulato in modo da limitare l’impatto per i redditi più elevati, secondo quanto previsto nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione Europea. Questo approccio mira a favorire principalmente le fasce di reddito medio-basse, cercando di mantenere un equilibrio tra sostegno al lavoro e capacità di finanziamento delle politiche pubbliche. La misura si inserisce in un quadro complessivo di interventi fiscali che includono anche l’introduzione di una “flat tax” al 10% sugli aumenti di stipendio, destinata a incentivare la crescita salariale per alcune categorie di lavoratori. Contemporaneamente, la manovra prevede investimenti e risorse per la sanità pubblica e incentivi alle famiglie, con uno stanziamento complessivo di 18 miliardi di euro. La strategia fiscale appare quindi orientata a sostenere la crescita economica, con un occhio alle esigenze sociali, pur mantenendo un rigore sulle fasce di reddito più alte.
Le coperture finanziarie e le criticità di bilancio
Il finanziamento della Manovra 2026 poggia su diverse fonti, tra cui un contributo delle banche stimato in circa 4,4 miliardi di euro per il 2026, che si ripeterà anche nel 2027 con un progressivo calo nel 2028. Questo contributo non sarà una tantum, ma un impegno pluriennale. Altri 5 miliardi arriveranno dalla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), mentre 2,3 miliardi sono previsti da tagli alle spese dei ministeri. Queste coperture, pur significative, devono fare i conti con un contesto economico incerto e con le pressioni sulla spesa sociale e previdenziale. In particolare, la sostenibilità degli interventi sulle pensioni, la tutela delle categorie più deboli e la gestione dell’equilibrio fiscale rappresentano sfide complesse. Le banche, da parte loro, hanno già chiarito che il contributo dovrà essere erogato con modalità condivise per evitare impatti eccessivi sui loro bilanci, elemento che introduce ulteriori incognite sulla reale disponibilità delle risorse.
Le prospettive e le reazioni del mondo del lavoro
Il quadro delineato dalla Manovra 2026 ha suscitato reazioni contrastanti tra sindacati, esperti e lavoratori. Molti sottolineano che l’aumento dell’età pensionabile, pur parzialmente mitigato, comporta un aggravio per chi svolge attività usuranti e per le donne lavoratrici, per le quali rimangono aperti temi di equità contributiva e accesso al pensionamento anticipato. Le misure di sostegno alle famiglie, come il Bonus mamme, sono accolte positivamente ma considerate insufficienti a compensare le difficoltà generate dalle riforme previdenziali. In ambito sindacale, la richiesta di sospensioni più ampie degli aumenti dell’età pensionabile e di maggiori risorse per la previdenza anticipata resta forte, così come l’attenzione alle ricadute sulla tredicesima e sul potere d’acquisto dei pensionati. L’attenzione è inoltre rivolta alla capacità del governo di mantenere un equilibrio tra sostenibilità dei conti pubblici e tutela sociale, in un momento di sfide economiche e demografiche complesse. Nei prossimi mesi, i negoziati parlamentari e le consultazioni sociali saranno cruciali per definire la versione definitiva della Legge di Bilancio.