Un dispositivo con potenzialità e criticità
I braccialetti elettronici sono stati introdotti come strumenti tecnologici per monitorare gli autori di violenza di genere, con l’obiettivo di prevenire stalking e femminicidi. In Italia, il loro utilizzo è in crescita: a dicembre 2023 risultavano attivi circa 5.695 dispositivi, con una quota significativa destinata a casi di stalking e violenza domestica. Tuttavia, nonostante l’aumento delle attivazioni, la loro efficacia nel prevenire realmente nuovi episodi di violenza è oggetto di dibattito tra esperti, operatori giudiziari e forze dell’ordine. Le difficoltà non risiedono solo nella tecnologia, ma anche nelle procedure di attivazione e nell’applicazione pratica delle misure restrittive.I dati sulle forniture e attivazioni mostrano come le richieste superino la disponibilità e i tempi di attivazione siano giudicati da molti troppo lunghi, con un ritardo che può compromettere la tempestività della protezione offerta.
Tempi di attivazione e capacità di risposta
Uno dei problemi principali riguarda la tempistica con cui i braccialetti vengono attivati. Il contratto tra il Ministero dell’Interno e i fornitori prevede una consegna entro quattro giorni, ma in realtà, a causa di un aumento improvviso delle richieste e di problemi organizzativi, questo termine può essere superato. In casi di stalking e violenza domestica, ogni ora è cruciale per la sicurezza della vittima. Ritardi possono lasciare la persona esposta a ulteriori pericoli senza una protezione efficace. Inoltre, il numero di dispositivi disponibili non sempre risponde pienamente alla domanda crescente, alimentata anche da nuove normative che hanno ampliato i casi in cui il braccialetto elettronico può essere applicato.Il rapporto Antigone evidenzia come, nonostante l’aumento delle misure alternative al carcere, il monitoraggio elettronico resta limitato rispetto alle reali necessità.
Limiti tecnologici e di applicazione giuridica
Dal punto di vista tecnologico, i braccialetti elettronici si basano su sistemi di geolocalizzazione che attivano allarmi quando il soggetto si avvicina a una determinata area o a una persona protetta. Tuttavia, questi dispositivi non possono impedire materialmente un’aggressione né sostituire un intervento immediato delle forze dell’ordine. Spesso, infatti, i tempi di reazione delle autorità non sono sincronizzati con le segnalazioni inviate dal braccialetto, compromettendo la funzione deterrente del dispositivo. Inoltre, la decisione di applicare il braccialetto spetta a un giudice, ed è subordinata a un iter giudiziario che può risultare complesso e lento. Di conseguenza, in situazioni di emergenza, la misura può arrivare troppo tardi o non venire applicata affatto.L’esperienza giuridica mostra che, nonostante l’innovazione, il braccialetto elettronico resta uno strumento parziale, che necessita di un sistema di supporto più efficiente.
La complessità della prevenzione della violenza di genere
Il problema più profondo risiede nel fatto che il braccialetto elettronico è una misura di sorveglianza e non una vera soluzione alla radice della violenza di genere. La violenza contro le donne è un fenomeno complesso che coinvolge dinamiche sociali, culturali e psicologiche difficili da contrastare esclusivamente con tecnologie di controllo. Inoltre, gli stalker e i violenti spesso reagiscono con maggiore aggressività al monitoraggio, aumentando i rischi per le vittime. Il tasso di recidiva elevato, che secondo la Commissione Femminicidi può raggiungere l’85%, indica che la sola imposizione di un dispositivo elettronico non basta a dissuadere comportamenti violenti reiterati. È quindi necessario integrare il monitoraggio con interventi sociali, psicologici e di protezione più ampi e coordinati.Le forze dell’ordine sottolineano che il braccialetto deve essere parte di un sistema complessivo di tutela, non un rimedio isolato.
Verso un approccio integrato e migliorato
Per migliorare l’efficacia di questi dispositivi è indispensabile un potenziamento delle risorse destinate alla loro gestione, una maggiore formazione delle forze dell’ordine e un’accelerazione delle procedure giudiziarie. Inoltre, è fondamentale sviluppare sistemi di intervento rapido che permettano di rispondere in modo tempestivo agli allarmi inviati dai braccialetti. Parallelamente, occorre investire in programmi di prevenzione e sostegno alle vittime, nonché in campagne culturali per contrastare alla radice la violenza di genere. Solo con un approccio integrato, che unisca tecnologia, giustizia e supporto sociale, sarà possibile rendere più efficaci gli strumenti di protezione e diminuire il numero di vittime.L’analisi degli esperti evidenzia che la tecnologia può rappresentare un valido supporto, ma non deve sostituire la complessità dell’intervento umano e istituzionale. In sintesi, i braccialetti elettronici, pur essendo un importante passo avanti nel contrasto alla violenza di genere, evidenziano limiti strutturali e operativi che ne riducono l’efficacia. Per superare queste criticità servono investimenti, coordinamento e una visione strategica che vada oltre il semplice monitoraggio, riconoscendo la complessità del fenomeno da affrontare.