Un risultato inatteso e pesante
Le elezioni in Toscana hanno certificato una netta disfatta per la Lega, che si è fermata a un modesto 4,38%, appena sopra al Movimento 5 Stelle e ben distante da Forza Italia e dalle liste di sinistra come Alleanza Verdi Sinistra e Toscana Rossa. Un risultato particolarmente umiliante se confrontato con i picchi raggiunti negli ultimi anni: nel 2020 Susanna Ceccardi aveva portato il partito al 21%, mentre nel 2015 Claudio Borghi aveva toccato il 16%. Questa battuta d’arresto è stata imputata all’operato di Roberto Vannacci, ex generale e commissario scelto da Matteo Salvini per guidare la Lega in Toscana. La sua gestione è stata criticata aspramente da più fronti interni, tanto che si parla apertamente di un "effetto Vannacci" come causa della débâcle elettorale. La segretaria del PD Elly Schlein ha commentato sarcasticamente che se questo è l’effetto sperato, allora è meglio che continui, sottolineando però il nervosismo crescente nel Carroccio. I dati ufficiali mostrano un dimezzamento delle preferenze rispetto alle Europee di un anno e mezzo fa, passando da 102 mila a 54 mila voti.
La crisi interna e le tensioni nel Carroccio
Il risultato in Toscana ha acceso una forte crisi interna nel partito. La scelta di affidare la guida regionale a Vannacci, che si vantava di aver "vannaccizzato" le liste elettorali, si è rivelata un boomerang. Molti esponenti storici della Lega, come Luca Zaia, hanno espresso il loro disappunto, arrivando a minacciare l’addio. Susanna Ceccardi, europarlamentare ed ex candidata presidente in Toscana, ha commentato con amarezza il commissariamento subito, denunciando come la strategia adottata abbia portato a un risultato umiliante, lontano anni luce dal 21,8% ottenuto nel 2020. Il confronto con le altre regioni è impietoso: in Calabria la Lega ha raggiunto il 9,4%, nelle Marche il 7,3%, mentre in Toscana si è fermata al 4,38%, un dato che ribadisce il fallimento locale rispetto a contesti più favorevoli. Le critiche interne si concentrano soprattutto sulla linea politica e sul modo in cui sono state costruite le liste, giudicate poco competitive e poco radicate nel territorio.
Il contesto politico toscano e la tenuta della sinistra
Il crollo della Lega si inserisce in un quadro politico che vede la Toscana confermarsi una roccaforte della sinistra. Il presidente uscente Eugenio Giani ha vinto con un ampio margine, superando il 54% dei consensi e migliorando il risultato precedente di sette punti. Il Partito Democratico domina con il 35%, mentre il Movimento 5 Stelle si conferma sotto la soglia di sufficienza. Anche altre forze di sinistra come Alleanza Verdi Sinistra e Toscana Rossa hanno ottenuto risultati superiori alla Lega. Questo scenario conferma la difficoltà della destra sovranista di radicarsi in una regione storicamente contraddistinta da un elettorato di centrosinistra, soprattutto in assenza di un progetto politico convincente e di leadership autorevoli sul territorio. L’analisi del voto evidenzia come la destra fatichi a ritrovare un’identità capace di attrarre consenso in Toscana, se non a scapito di compromessi o figure esterne poco conosciute.
Le prospettive per la Lega dopo la batosta
Il crollo elettorale ha provocato un terremoto nella Lega toscana e nazionale. Matteo Salvini, che aveva fortemente voluto Vannacci come commissario, si trova ora sotto pressione per rivedere le scelte strategiche e per evitare che il partito perda ulteriormente terreno. La tensione interna è palpabile, con diversi dirigenti che chiedono un cambio di passo e una maggiore autonomia delle sezioni regionali. Luca Zaia, tra i leader più influenti, ha manifestato la sua delusione e la possibilità di un suo addio, segnale di quanto la crisi sia profonda. La sconfitta in Toscana rischia di avere ripercussioni anche sull’immagine nazionale del partito, soprattutto in vista delle prossime consultazioni elettorali, dove la Lega dovrà dimostrare di saper recuperare terreno in territori strategici. La scelta di affidare a figure esterne, come un generale in pensione, la guida di una regione complessa e politicamente delicata si è rivelata un errore tattico che ha compromesso pesantemente la credibilità del partito. In questo contesto, la Lega dovrà probabilmente rivedere le proprie strategie di radicamento territoriale, puntando su volti più noti e con maggiore esperienza politica locale, per invertire la rotta e riguadagnare consenso in un’area storicamente difficile ma non impossibile da riconquistare.
Il segnale politico per il centrodestra e l’intero sistema
Il risultato elettorale in Toscana rappresenta un segnale importante non solo per la Lega, ma per l’intero centrodestra italiano. Il crollo del Carroccio apre spazi e riflessioni su come le forze di destra debbano riorganizzarsi e ripensare il proprio posizionamento in regioni tradizionalmente ostili. L’ascesa di Fratelli d’Italia, che ha rosicchiato consensi con una proposta più radicata, e il recupero di Forza Italia confermano come la frammentazione e le scelte politiche discutibili della Lega stiano producendo effetti negativi. In Toscana, il centrosinistra si conferma saldo e competitivo, mentre la destra appare divisa e incapace di proporre un’alternativa efficace. Le dinamiche emerse indicano che senza una profonda revisione strategica e un ricambio di leadership, il partito rischia di perdere ulteriori spazi nelle prossime tornate elettorali, con conseguenze che potrebbero riverberarsi a livello nazionale. Per il centrodestra si apre dunque una fase di riflessione che potrebbe portare a nuove alleanze e a una ridefinizione degli equilibri, in un quadro politico in continua evoluzione. Questi risultati sottolineano come la politica regionale rimanga un terreno cruciale per interpretare i mutamenti del consenso e il futuro degli schieramenti in Italia, con la Toscana che, ancora una volta, conferma il suo ruolo di laboratorio politico e crocevia di sfide per le forze di destra e di sinistra.