Le prime elezioni “democratiche” della nuova Siria escludono curdi e drusi: un dominio mascherato da voto

Pubblicato: 07/10/2025, 20:45:49 ·
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Un processo elettorale controllato che ignora le minoranze e consolida il potere centrale

Le recenti elezioni in Siria, presentate come un passo verso la democrazia post-Assad, hanno escluso deliberatamente le minoranze curda e drusa, rivelando un sistema elettorale fortemente manipolato. Dietro la facciata di un voto popolare si nasconde un controllo autoritario che limita la partecipazione politica e soffoca le aspirazioni autonomiste, in un contesto di tensioni interne e pressioni geopolitiche.

Esclusione di curdi e drusi: motivazioni e conseguenze

Le elezioni siriane del 2025 hanno visto l’esclusione sistematica delle minoranze curda e drusa, giustificata ufficialmente con motivazioni di sicurezza. Tuttavia, questa spiegazione appare più come un pretesto politico per contenere attori che rivendicano autonomia e decentralizzazione, in particolare nelle regioni del Rojava e di Suwayda, dove persistono tensioni e scontri armati.

L’esclusione ha provocato reazioni di protesta e scontri, soprattutto nelle aree a maggioranza curda, dove le forze locali hanno mostrato una forte capacità militare nel contrasto allo Stato Islamico. La decisione di Damasco di non consentire la partecipazione di queste minoranze riflette la volontà di mantenere un controllo centralizzato e di impedire la frammentazione territoriale e politica del paese.

Un processo elettorale controllato e non rappresentativo

Le elezioni sono state organizzate in modo da garantire il controllo totale del regime sui risultati: 140 deputati saranno nominati da commissioni elettorali regionali, i cui membri sono scelti dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, mentre altri 70 deputati saranno direttamente nominati da lui. Questo sistema elimina di fatto qualsiasi reale competizione politica e trasparenza.

Inoltre, la partecipazione al voto è stata limitata a una piccola parte della popolazione, escludendo le zone curde e druse, e impedendo la candidatura a chi è definito dal regime come “separatista” o “terrorista”. Il risultato è un Parlamento che non riflette la pluralità sociale e politica della Siria, ma serve a legittimare un potere autoritario mascherato da processo democratico.

Il contesto geopolitico e le implicazioni per la Siria

La situazione siriana è influenzata da dinamiche internazionali complesse: la Turchia teme che l’autonomia curda possa rafforzare i movimenti separatisti al suo interno, mentre Russia e Iran sostengono un governo centrale forte e unificato, opponendosi a qualsiasi forma di federalismo o autonomia territoriale.

Gli Stati Uniti, pur avendo ridotto la loro presenza diretta, continuano a sostenere le forze curde come contrappeso regionale. In questo quadro, la nuova leadership siriana appare più come un attore subordinato alle potenze esterne che come un soggetto autonomo, con le elezioni che rappresentano più un esercizio di legittimazione internazionale che un reale cambiamento democratico.

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