La dichiarazione del Papa sul premio Durbin: sbagliata e irrilevante

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Phil Lawler, pubblicato su Catholic Culture. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata.
La risposta di Papa Leone a una domanda sul premio dell’arcidiocesi di Chicago al senatore Durbin [acceso sostenitore dell’aborto e sostenitore dell’immigrazione, ndr] è stata certamente deludente. Era anche in gran parte irrilevante.
La domanda chiave – quella che i vescovi americani si stanno ponendo ora – è se il cardinale Cupich possa giustificare il conferimento di un onore a un politico favorevole all’aborto. Papa Leone non ha affrontato la questione.
Nel riproporre il logoro approccio del «vestito senza cuciture [“seamless garment”, posizione teologica che pur di dialogare con tutti è disposta ad equiparare moralmente questioni non equivalenti come, ad esempio, l’aborto e l’accoglienza degli immigrati, ndr], il Papa ha suggerito che alcuni altri politici non nominati non dovrebbero essere classificati come pro-vita. I cattolici americani discutono di questo tema da 40 anni. Ma in questo momento la questione non è lo status di questi altri ipotetici politici. La domanda è se Durbin sia pro-vita. Secondo la stessa dichiarazione del Papa, non lo è. “L’insegnamento della Chiesa su ciascuna di queste questioni è molto chiaro”. Pertanto Durbin non dovrebbe essere onorato da un’istituzione cattolica. Caso chiuso.
Non si tratta di una questione complessa, come un’elezione in cui un candidato offende un aspetto dell’insegnamento cattolico mentre l’altro ne offende un altro. A volte gli elettori cattolici devono scegliere tra alternative imperfette. In questo caso non c’era bisogno di onorare Durbin o qualsiasi altro politico.
L’arcidiocesi di Chicago ha scelto di premiare questo senatore con un onore che non merita. «Non conosco molto bene il caso specifico, ha detto il Papa all’inizio della sua risposta alla domanda di un giornalista. Questo è un ottimo motivo per cui un Pontefice romano dovrebbe evitare qualsiasi risposta diretta a una questione politica controversa. E in un certo senso (vedi sopra) Papa Leone non ha risposto.
Ma la sua mancata risposta ha confuso le acque, in due modi diversi.
Diversi vescovi americani (ci sono dieci nomi sulla lista mentre scrivo) si sono sentiti in dovere, in quanto difensori della fede, di opporsi al premio Durbin. Purtroppo la maggior parte della gerarchia americana è rimasta in silenzio. La dichiarazione del Papa probabilmente farà sì che i vescovi timidi, che sono molti, mantengano questo silenzio.
Per quanto riguarda il contenuto delle osservazioni del Papa, le argomentazioni sono note. Un cattolico può essere pro-vita e sostenere comunque la pena di morte, a meno che non si possano ignorare secoli di insegnamento cattolico. La Chiesa cattolica ha sostenuto inequivocabilmente la pena di morte fino alla metà del XX secolo. Infatti molti teologi, tra cui San Tommaso d’Aquino, sostenevano che la sanzione della pena capitale come punizione per l’omicidio fosse un’affermazione dell’orrore della Chiesa per l’ingiusta soppressione di una vita umana.
L’affermazione del Papa secondo cui il trattamento riservato agli immigrati dagli Stati Uniti è “disumano” è un eccesso retorico spettacolare. I cattolici fedeli possono criticare le tattiche dell’ICE [agenzia federale del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti (DHS), responsabile dell’applicazione delle leggi sull’immigrazione e sulle dogane, dr], ma nessuno (tranne i cittadini più irresponsabili dell’estrema sinistra) sostiene che l’ICE stia uccidendo delle persone. Il dibattito sull’immigrazione non è in alcun modo paragonabile al dibattito sull’uccisione dei bambini non ancora nati.
Ma ancora una volta si tratta di argomenti familiari. Più precisamente, non sono questi gli argomenti che preoccupano oggi i cattolici americani. Approvando il premio alla carriera per Durbin, il cardinale Cupich sta spingendo oltre i limiti della scusa del «vestito senza cuciture. Sta dicendo non solo che Durbin può essere sostenuto in preferenza a un avversario elettorale repubblicano (presumibilmente) imperfetto, ma che Durbin dovrebbe essere considerato un modello per la leadership politica cattolica. Anche un onesto sostenitore dell’approccio del “vestito senza cuciture” dovrebbe rifiutare questa affermazione oltraggiosa.
Phil Lawler
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