L'Italia si appresta a presentare il documento programmatico di bilancio alla Commissione europea. Regole rispettate pedissequamente.

L’Italia si appresta a recitare la parte dell’alunno diligente di fronte alla Commissione europea. Sono finiti i tempi in cui la sovranità monetaria e la sfida alle regole di Bruxelles erano al centro dell’agenda dei partiti di maggioranza come Fratelli d’Italia e Lega.
Ora la priorità è una: rispettare le regole. Anzi, essere addirittura più realisti del re.
Il documento di finanza pubblica che fa piacere a Bruxelles
È atteso infatti il documento programmatico di finanza pubblica, quello che deve essere presentato ogni anno entro il 15 di ottobre per essere sottoposto al vaglio della Commissione europea e dell’Eurogruppo. Nel testo si illustra all’Europa il progetto di bilancio per l’anno successivo.
In particolare, il documento contiene l’obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese. Si tratta quindi del libro del destino per 60 milioni di cittadini italiani: lì dentro c’è scritto quanti soldi verranno immessi nell’economia per scuole, ospedali o per le armi e quante risorse verranno invece sottratte attraverso le tasse.
Bene, per il 2025 il rapporto deficit/PIL è previsto rientrare al 3%, al di sotto quindi del 3,3% concordato con l’Unione europea. Che cosa significa?
Meno spesa pubblica e più tasse
Questo rapporto indica la percentuale tra la spesa pubblica effettuata in deficit, al netto delle tasse, e il prodotto interno lordo. Se il rapporto, come in questo caso, scende, può essere solo per due motivi: o perché il PIL è aumentato oppure perché la spesa pubblica è stata tagliata.
Tenuto conto che nel 2025 non si è registrata un’esplosione del PIL, che resta attestato tra un +0,5 e un +0,6%, il motivo è da ricondurre ad un taglio della spesa pubblica. Di fatto, il deficit nominale in miliardi è stato rivisto al ribasso: invece di circa 75-80 miliardi, il MEF ora prevede qualcosa più vicino ad una cifra tra i 70 e i 72 miliardi. Questo nel concreto significa tagli e aumento delle riscossioni.
E infatti una parte preponderante della prossima manovra è affidata al Fisco e alla rottamazione delle cartelle esattoriali: 500mila lavoratori autonomi hanno accettato il patto col Fisco, 200mila dei quali prima considerati poco affidabili.
Una strategia che era stata anticipata in tempi non sospetti dal viceministro all’economia in quota Fratelli d’Italia Maurizio Leo che aveva addirittura paragonato gli evasori a dei terroristi. E il costume dell’alunno rispettoso delle regole viene confermato anche per gli anni a venire: il rapporto deficit/PIL si ridurrà al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027. Questo mentre in Francia lo stesso indicatore segna invece oltre il 6%. L’Italia si conferma quindi il Paese più obbediente ai diktat che arrivano da Bruxelles.