
Il conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza si intensifica con nuovi attacchi e un bilancio crescente di vittime civili. Mentre Israele prosegue la sua offensiva militare, migliaia di palestinesi fuggono da Gaza City verso il sud dell'enclave. Parallelamente, si attende una possibile evoluzione diplomatica legata al cosiddetto piano Trump.
L'offensiva militare israeliana e le vittime a Gaza
Nelle ultime 24 ore, l'esercito israeliano ha intensificato gli attacchi nella Striscia di Gaza, colpendo circa 120 obiettivi ritenuti legati a gruppi terroristici. Tra questi vi sono edifici, postazioni di sorveglianza e depositi di armi, con l'obiettivo dichiarato di indebolire Hamas e la Jihad islamica palestinese.
Il Ministero della Salute di Gaza ha riferito che almeno 77 palestinesi sono stati uccisi e 265 feriti durante questa offensiva. Tra le vittime, 17 persone sono morte mentre attendevano aiuti alimentari, evidenziando la grave situazione umanitaria che si sta aggravando nell'enclave.
La crisi umanitaria e lo spostamento della popolazione
L'offensiva israeliana ha provocato un massiccio spostamento di civili: oltre 750.000 palestinesi sono fuggiti da Gaza City verso il sud della Striscia, in cerca di sicurezza. Prima dell'inizio dell'operazione militare, la città ospitava circa un milione di abitanti.
Le autorità israeliane hanno invitato i residenti ancora presenti a evacuare verso le zone designate come umanitarie, ma la situazione rimane critica. Organizzazioni come Medici Senza Frontiere hanno dovuto sospendere le attività in alcune aree per motivi di sicurezza, sottolineando la pericolosità crescente sul terreno.
Aspetti diplomatici e prospettive future
Secondo alcune fonti, Hamas avrebbe accettato il cosiddetto piano Trump, un tentativo di mediazione che potrebbe influenzare l'evoluzione del conflitto. Tuttavia, resta in attesa la risposta del premier israeliano Netanyahu, che ha ribadito la volontà di proseguire l'azione militare fino al completo smantellamento di Hamas.
Il discorso di Netanyahu all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha suscitato reazioni contrastanti, con diverse delegazioni che hanno abbandonato la sala in segno di protesta. Nel frattempo, la comunità internazionale continua a monitorare la situazione, con appelli per l'apertura di corridoi umanitari e la protezione dei civili.