
Dal suo debutto nel 1989, "Chi l’ha visto?" si è affermato come un programma televisivo di riferimento per la cronaca nera e la ricerca di persone scomparse in Italia. Con una formula che combina inchieste, ricostruzioni e la partecipazione attiva del pubblico, ha contribuito a risolvere casi e a mantenere viva l’attenzione su vicende spesso dimenticate.
Le origini e il format del programma
"Chi l’ha visto?" è nato il 30 aprile 1989 su Rai3, con la conduzione iniziale dei giornalisti Paolo Guzzanti e Donatella Raffai. Il programma si concentra sulla ricerca di persone scomparse e sui misteri ancora irrisolti, offrendo al pubblico la possibilità di intervenire telefonicamente per fornire segnalazioni e informazioni utili.
Il format prevede ricostruzioni filmate, servizi giornalistici e testimonianze dei familiari, creando un racconto che coinvolge direttamente gli spettatori. Questa formula, seppur innovativa per la televisione italiana, si ispira a programmi precedenti come "Telefono giallo", condotto anch’esso da Donatella Raffai.
L’evoluzione e i conduttori storici
Nel corso degli anni, "Chi l’ha visto?" ha visto alternarsi diversi conduttori, tra cui Luigi Di Majo, Alessandra Graiottin, Giovanna Milella e Marcella De Palma. Donatella Raffai è rimasta per lungo tempo il volto simbolo del programma, contribuendo al suo successo e alla sua diffusione.
Dal 2004 la conduzione è affidata a Federica Sciarelli, che ha rivoluzionato la linea editoriale includendo anche i cold case e le vicende di cronaca più note. Sotto la sua guida, il programma ha consolidato la propria posizione come punto di riferimento per il true crime in Italia.
L’impatto culturale e sociale del programma
"Chi l’ha visto?" non è solo un programma televisivo, ma un fenomeno culturale che coinvolge milioni di italiani di tutte le età. La sua capacità di creare una comunità attiva di spettatori che partecipano attivamente alle indagini lo rende unico nel panorama televisivo nazionale.
Nel corso di oltre trent’anni, il programma ha contribuito a risolvere casi dimenticati e a mantenere alta l’attenzione su persone scomparse, diventando un vero e proprio strumento di servizio pubblico. La sua longevità e il successo testimoniano l’importanza di un’informazione che unisce cronaca, mistero e partecipazione sociale.