L’omicidio di Charlie Kirk, il mondo di estrema destra MAGA e gli angoli più neri della Rete
11 min letturaIl presunto assassino di Charlie Kirk, Tyler Robinson, e molti altri come lui sono il risultato finale di una macchina di propaganda lunga, costosa e sofisticata. Per capire da dove nascono figure come la sua, dobbiamo fare un passo indietro.
Tutto è iniziato con Steve Bannon nel 2005, quando il guru dell’ultradestra digitale ed ex consigliere di Donald Trump ha investito in una compagnia di videogiochi, la Internet Gaming Entertainment. L’azienda alla fine è fallita, ma in quel periodo Bannon ha capito che esisteva un esercito sommerso di giovani maschi annoiati, arrabbiati e senza direzione. Ha cominciato a pensare di poterli utilizzare, costruendo un proprio esercito di troll online con l’obiettivo di accrescere la loro influenza fino a poter condizionare le elezioni.
Bannon ha poi aperto un'azienda di gold farming per World of Warcraft e, bazzicando l’MMORPG (che in quegli anni contava 13 milioni di giocatori, tra i quali io), ha scoperto esistevano modi molto efficaci per militarizzarne gli iscritti. E che la destra abbia scoperto da tempo il potenziale di recruiting nel mondo del gaming senza che dalla parte opposta abbiano la minima idea di cosa stia succedendo, d’altronde, l’avevo scritto in tempi non sospetti.
Nel 2012, Bannon ha unito le forze con Milo Yiannopoulos, affidandogli il sito conservatore Breitbart. In Italia non ha mai sfondato e quindi forse non lo avrete mai sentito nominare, ma Yiannopoulos era essenzialmente un troll colossale, con una notevole abilità nel connettersi con questi ragazzi.
Aveva capito che spingerli direttamente in politica non avrebbe portato risultati. La strategia era manipolarli lentamente, facendo leva sulle loro lamentele. In pratica, diceva loro: “Ascolta, sei un fallito che vive nel seminterrato di tua madre, le ragazze non ti vogliono e non riesci a trovare una fidanzata. Ma non è colpa tua. Sai di chi è la colpa? Delle femministe, dei social justice warrior, dei progressisti, del politicamente corretto, della guerra culturale del ‘woke’.”
Nelle parole di Bannon: “La differenza era che Andrew [Breitbart] aveva un universo morale molto solido, mentre Milo è un nichilista amorale.” E sul nichilismo ci torneremo.
Questo immenso esercito di ragazzi arrabbiati ha trovato quindi un nemico comune: le famiglie razzializzate nelle pubblicità, le donne che diventano sviluppatrici di videogiochi, i personaggi LGBTQ+ nei videogiochi e nelle serie televisive, la body positivity, gli asiatici e gli afroamericani in Star Wars e via dicendo. Ed è in quel momento che è apparso Trump. Non serve ripetere cosa sia successo dopo. La cosa importante è che questi giovani, per la prima volta, sono diventati politicamente e culturalmente rilevanti.
Yiannopoulos e i suoi sono durati poco, perché erano troppo estremi e, in fondo, anche dei narcisisti incapaci di autocontrollo. A quel punto è arrivato Charlie Kirk, il “bravo ragazzo che sorrideva sempre”, a dire le stesse cose, ma spacciandosi per un dibattitore disposto ad ascoltare chiunque e difensore della libertà di parola. In realtà, Kirk selezionava con cura gli interlocutori meno preparati e fuggiva dalle sfide di persone più serie. Inoltre creava liste di proscrizione pubbliche di docenti per lui troppo progressisti per facilitare molestie contro di loro da parte dei suoi sodali, ma questo è un altro discorso.
Con lui, il movimento MAGA si era rifatto del calo di credibilità politica che scandali come quello del Gamergate avevano incrinato (di nuovo, il gaming e i giovanissimi al centro). Kirk era così attento alla forma che all’inizio non amava affatto Trump e gli preferiva gente come Marco Rubio o Ted Cruz, ma poi dovette capitolare di fronte alla vittoria elettorale schiacciante del tycoon, mettendo il suo stile da cristiano fervente al servizio dell’agenda arancione.
Una volta liberato il mostro di Frankenstein, però, c’è poco da fare per tornare indietro. Ed è esattamente ciò che è accaduto con quella frangia del conservatorismo americano chiamata Groypers (ci tornerò in seguito). Molti dei membri originali di quell’esercito di troll di Bannon sono diventati sostenitori MAGA fortemente fedeli a Trump. Ma questa nuova generazione, frutto diretto del lavoro di Yiannopoulos, i ragazzi come Tyler, sono diversi.
Non sono controllabili allo stesso modo perché la loro lealtà non è rivolta a un politico. Certo, sono affezionati a Trump, ma perlopiù quando fa ridere o quando attacca i loro stessi nemici. In realtà non gliene importa nulla. Ed è su questo che si basa la loro ideologia. Un frame di valori fondato sul nichilismo, visto come un’estremizzazione della “redpill” che si chiama, pedissequamente, “blackpill“.
L’idea di base del loro movimento è: a chi importa? La vita non vale la pena di essere vissuta. Creiamo il caos, facciamolo “per il lol”. Questi ragazzi sono estremi nel vero senso della parola.
Odiano gente come Charlie Kirk perché, a loro avviso, non è abbastanza radicale e ha tolto spazio mediatico ai loro idoli. È un imitatore, un venduto, un falso. Se avete mai sentito parlare di Nick Fuentes, che è l’erede diretto e ancora più radicale di Yiannopoulos (è quello di “your body, my choice“, per intenderci), sapete che la propaganda che diffonde è estremamente violenta e pericolosa. E per loro va bene così.
Tyler non era affiliato a nessun partito, non ha mai votato, e anche molti di questi ragazzi non lo fanno. Questo spiega perché i media tradizionali faticano così tanto a capire e a spiegare cosa sia successo e quale fosse il movente dell’omicidio, perché in realtà non ce n’era uno preciso. Per questo vedete disperati “boomer”, sostenitori di MAGA e non, che commentano ovunque, cercando di dire: “Beh, sarà sicuramente Antifa”, perché non capiscono la battuta, come diceva il Comico in Watchmen. E per questi ragazzi, situazionisti fino al midollo, la battuta è l’unica cosa che conta. Tutto è uno scherzo.
In tutta probabilità Tyler Robinson, se verrà riconosciuto colpevole, avrà fatto tutto da solo per far ridere i suoi amici su 4chan. Non c’è nulla di più profondo di così. Rischi la pena di morte per il “lol”? Sarai ricordato come una leggenda. In questo modo, il senso nella “mancanza di senso” te lo sei creato nella maniera definitiva. Sarebbe esistenzialismo performativo, una sorta di neo-dadaismo, se non stessimo parlando di gente a cui queste cose non vengono fatte studiare neanche per sbaglio.
Ma vediamo qualche dettaglio:
- Il bossolo del proiettile che ha messo fine alla vita di Charlie Kirk era inciso con un meme del 2013, “Notices Bulge, OwO What’s This", che si prendeva gioco dei “furry” (una sottocultura online dai risvolti fetish, per semplificare).
- Un altro, quello con la scritta “Hey fascist, catch!” fa riferimento al videogioco Helldivers 2, dove si interpreta un soldato al servizio di una finta democrazia iper-militarizzata (una satira multi-stratificata del già satirico Starship Troopers di Paul Verhoeven) e a un attacco aereo in-game che puoi lanciare sui tuoi nemici usando il comando “su, destra, giù, giù, giù” (si chiamano “stratagem”). Questa sequenza è diventata un meme su 4chan, usata per chiudere una discussione o per dire “se lo sai, lo sai”.
- Un altro bossolo si riferisce a “Bella Ciao”, il nostro inno antifascista che è rimasto molto popolare online in maniera trasversale (è stato usato anche nel videogioco Far Cry 6 e nella serie La Casa di Carta).
- Infine, il quarto e ultimo bossolo aveva inciso “se stai leggendo questo sei gay, LOL”.
Tutto questo ci lascia intuire una cosa importante: questo omicidio è stato fondamentalmente uno shitpost. Questo è l’unico modo per analizzarlo. È stato progettato per essere il più dirompente e incomprensibile possibile, nascosto sotto strati e strati di ironia memetica di nicchia, in modo che nessuno potesse capire cosa intendesse veramente, a meno che non fosse uno “dei loro”.
Esprime un tipo di nichilismo che funziona molto bene sui forum di immagini e sui server Discord dove questo ragazzo ha passato la maggior parte della sua vita. E dico la maggior parte della sua vita perché quel meme sui furry risale al 2013. Lui aveva 10 anni quando è stato pubblicato per la prima volta. E lui, come molti suoi coetanei, è cresciuto insieme a questa parte di internet che, seguendo l’agenda di Bannon, ha influenzato gran parte della politica USA e ormai anche la nostra, visto che abbiamo al governo dei loro proxy.
Metà dell’attuale amministrazione Trump è composta da “content creator” che lavorano negli uffici dei membri repubblicani del Congresso in vari dipartimenti esecutivi, i famosi diciannovenni che vengono chiamati da Elon Musk per il DOGE. Sono tutti giovani che nel 2013 erano su 4chan a ridere di quel meme. Ora la domanda che tutti si pongono è: ma questo ragazzo era davvero un Groyper? Il nome “Groyper” deriva da una variante del meme Pepe the Frog apparsa verso la fine del 2010, e questi ragazzi l’hanno adottata come una sorta di autoritratto collettivo.

C’è stata la Guerra dei Groyper del 2019, in cui Nick Fuentes e i suoi hanno trollato Charlie Kirk e Turning Point USA, presentandosi ai loro dibattiti e ponendo domande che spingevano Kirk a dire cose ancora più estreme di quelle che già diceva. Nella playlist Spotify pubblica “Groyper War – America First” è presente un remix di Bella Ciao.
Un mese fa hanno messo in giro un video IA (ora rimosso) dal titolo Groyper War 2 per annunciare che sarebbero tornati alla carica. Qualche giorno fa, Robinson avrebbe sparato a Charlie Kirk. Pochi giorni dopo un diciannovenne che indossava una maglia simile a quella di Robinson il giorno dell’attentato ha vandalizzato il memorial dedicato a Kirk.
Ma, al di là degli indizi sul movente e le presunte azioni di Robinson, il cuore di tutto questo è la figura di un giovane uomo solo in uno scenario desolante e triste, quella cultura blackpill che va oltre il semplice odio per le donne e i progressisti, e diventa guerra totale.
Ed è questa la parte della storia di cui vorrei che si parlasse di più. Ciò che alimenta la nostra violenza politica non sono solo la polarizzazione né gli algoritmi che alimentano le echo chamber digitali. Come evidenziano diverse analisi sull’estremismo online, è piuttosto quella sensazione che questi meme rappresentano: che sarai sempre solo, non avrai mai un futuro e non avrai mai una voce.
E quella sensazione, che non è affatto rara nella nostra società, si scontra con una serie specifica di circostanze: questa ormai ventennale tradizione nichilista online, la facile disponibilità di armi da fuoco in USA, l’impoverimento di ogni classe sociale a parte i super ricchi, e la crescente disuguaglianza in ogni ambito, anche intra-classe (ad esempio, ho scoperto in questi giorni l’esistenza persone transgender conservatrici, ovviamente tutte bianche e benestanti, che odiano il resto della loro comunità mutuando il linguaggio TERF).
Questo senso di tensione e volatilità che si respira nell’aria produce azioni come quella di Tyler Robinson. Che si identificasse come un Groyper o meno ha sempre meno importanza scendendo sempre più a fondo in questa nicchia della rete. E come lui ne vedremo sempre di più, a meno che non ne vengano affrontate le cause profonde. Tyler non è il primo ad agire con queste modalità. Robin Westman, donna trans di 23 anni, ad agosto ha sparato in una scuola. Anche nel suo caso i bossoli erano pieni di citazioni meme e di altri school shootings. Brenton Tarrant, famigerato per la strage nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda nel 2019, aveva scritto online: “Bene ragazzi, è ora di smetterla con lo shitposting ed è il momento di fare un post di impegno nella vita reale.” Tutto ciò, prima dell’attentato.
Mentre Robinson sparava a Kirk un sedicenne radicalizzato neonazi in Colorado, Desmond Holly, ha fatto fuoco sui suoi compagni di scuola con un revolver per poi uccidersi (nessuna vittima a parte se stesso). Nel suo profilo TikTok erano presenti citazioni di altre sparatorie scolastiche, come se si stesse impegnando per creare una specie di school shooting culture nei meandri più bui del web statunitense. Nessuno di loro sarà l’ultimo. C’è un’intera generazione di ragazzi avvelenata da questa radicalizzazione.
Capiamoci su una cosa però. Questi meccanismi sono contorti, stratificati, e il fatto che a più di una settimana dall’accaduto ancora non si sappia quasi niente del movente e delle dinamiche è abbastanza indicativo di come gli addetti alle indagini siano più o meno inadeguati a seguire questo caso, nonché politicamente motivati.
Il governatore dello Utah aveva denunciato la pista antifa al day one, per poi essere smentito dalla totale assenza di collegamenti di Robinson a quell’area politica. Le presunte dichiarazioni sulla radicalizzazione a sinistra del ragazzo sono state negate dalla stessa famiglia del presunto assassino, le cui interviste in circolazione si sono rivelate false o manipolate. Non si sa ancora quasi niente di un presunto compagnə/coinquilinə transgender che avrebbe motivato l’odio di Robinson verso Kirk, a parte il nome, Lance Twiggs. E non è neanche è confermato che sia realmente una persona trans. Considerato l’overlap delle sottoculture femboy e incel, groyper in particolare, avvenuto negli ultimi anni le ipotesi sono ancora tutte sul tavolo.
Sono venute fuori addirittura delle trascrizioni di chat tra i Robinson e Twiggs che sembrano una cosa talmente fake che sta diventando materiale per content e reel comici nei social USA. Le uniche fonti che abbiamo sono sempre il governatore dello Utah, che si è dimostrato inaffidabile fin dal primo momento (addirittura il Guardian ha dovuto ritrattare le sue dichiarazioni, che aveva inizialmente riportato), e l’FBI di Kash Patel, cioè quelli che avevano scambiato la marca dei bossoli “TRN” per uno slogan della comunità transgender. Guidati da uno che viene considerato tra gli ufficiali più incompetenti nominati da Trump.
Intanto, poche ore dopo la diffusione delle trascrizioni di queste presunte chat, Jimmy Kimmel, nel suo programma The Jimmy Kimmel Live!, ha dichiarato che “I MAGA stanno facendo di tutto per dipingere Robinson come qualcosa di diverso da uno dei loro”. Il programma è stato immediatamente sospeso a tempo indefinito.
Non ne capiremo granché ancora per un po’ e, probabilmente, sarà solo il processo a chiarire molti punti. L’unica cosa che rimane è la consapevolezza di un ragazzo cresciuto nella solitudine, nelle culture estremiste online e nel culto delle armi. Robinson è solo uno dei tanti, ma è anche l’unico a cui la propaganda conservatrice si sta interessando, perché può essere usato per alimentare le loro narrative (Panorama lo ha definito “militante woke”, per definire un nuovo livello di mitomania). Il resto della violenza degli estremisti di destra negli USA dagli anni ’90 ad oggi, sta sparendo dai canali ufficiali.
Qual è quindi la soluzione? Onestamente non lo so. Questo è un problema ormai profondo, vecchio di due decenni e che nessuno vuole risolvere davvero perché questi ragazzi sono sempre online, creano engagement e significano soldi per i loro creator di riferimento. E anche quando non votano, producono la migliore campagna elettorale possibile per chi ha interesse nel mantenere lo status quo. Su una cosa però ci sarebbe da riflettere: una delle principali caratteristiche delle degenerazioni incel/redpill/blackpill è l’isolamento familiare.
Chiederemo quindi alle famiglie (tutte le famiglie, ma in particolare a quelle più conservatrici) di smettere di sparare fesserie sui crocifissi nelle scuole, sulla difesa sempre legittima, sulla leva obbligatoria, sulle supposte invasioni di migranti e sui taser, per prendersi la responsabilità di crescere degli individui funzionanti che non siano così pieni di sofferenza da ritrovarsi con il grilletto o la lama facile? Oppure riusciremo a creare un sistema di welfare che possa supportare queste specifiche problematiche, riconoscendo che fattori come l’istruzione, l’occupazione, l’educazione emotiva e la fiducia nel futuro giocano un ruolo chiave nel disinnescare l’estremismo violento?
La serie Adolescence ha vinto otto Emmy Awards qualche giorno fa. Fatevi un favore e guardatela per capire almeno un po’ il fenomeno, la banalità di quanto male può nascere anche da ambienti “normali”. Perché chi si trova in quella parte dello spettro politico e avrebbe interesse a combattere questi fenomeni, finora, non sembra avere la forza o la voglia di intervenire.
Articolo originale pubblicato sul sito Deephinterland.
(Immagine anteprima di Dario De Leonardis)

Roberto Simone
Questo è uno degli articoli che ho fatto più fatica a leggere e che di certo non ho compreso fino in fondo perché parla di una generazione e di un mondo che mi sono del tutto sconosciuti. Dunque: grazie.